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Celebrazione della Messa Crismale nella Cattedrale di Terni

In una gremita cattedrale di Terni è stata celebrata la Messa Crismale del mercoledì santo, presieduta dal vescovo Francesco Antonio Soddu, alla presenza di tutti i sacerdoti diocesani e religiosi, diaconi, religiose, laici e di 350 ragazzi e ragazze di tutte le parrocchie della diocesi che riceveranno la cresima nei prossimi mesi, insieme ai catechisti e genitori. Presenti il prefetto di Terni Antonietta Orlando, l’assessore alla cultura del Comune di Terni Michela Bordoni e il sacerdote della parrocchia ortodossa romena di Terni padre Vasile Andreaca

Una significativa espressione di unione e comunione di tutti i presbiteri nel ministero del sacerdozio e della missione evangelizzatrice a cui sono stati chiamati, ma anche di unione con l’intera comunità ecclesiale. La parte musicale della celebrazione è stata curata dal Coro Diocesano, diretto da don Sergio Rossini, con la presenza di un gruppo strumentale del liceo musicale ‘F.Angeloni’ di Terni.

Il vescovo ha benedetto gli oli sacri che saranno usati nell’amministrare i sacramenti: l’olio dei catecumeni col quale sono unti coloro che vengono battezzati; del crisma, una mistura di olio e essenze profumate usata nel battesimo, nella cresima, nella ordinazione di sacerdoti e vescovi, nella dedicazione delle chiese; l’olio degli infermi, che viene utilizzato per dare conforto ai malati e per accompagnare all’incontro col Padre, i moribondi. L’olio è stato donato dalla parrocchia di San Matteo a Campitello per i 25 anni della dedicazione della chiesa nuova, mentre l’essenza del bergamotto, con cui vengono profumati gli oli, è stata donata dalla Diocesi di Locri-Gerace in segno di comunione con tutte le Diocesi italiane.

«La bellezza della Messa Crismale ci porta a considerare l’incommensurabile grandezza dell’amore di Dio – ha detto il vescovo – il quale si fa presente nei doni che oggi riceviamo. È l’oggi dello Spirito Santo che, eterno, in Gesù si fa dono nella nostra vita ed è motivo di speranza certa. Durante quest’anno Santo lo Spirito Santo ci guida sulla via della speranza; per coglierla questa speranza ed esserne noi strumenti tangibili ed eloquenti».

 

Il Giubileo dono di Grazia

«Il Vangelo è il giubileo – ha proseguito il vescovo nell’omelia -. Senza il Vangelo si inseguono pseudo miraggi giubilari senza alcun fondamento. Vivere l’Anno Santo immaginando che possa accadere qualcosa, senza l’esplicito e fondamentale riferimento alla persona di Gesù, sarebbe per noi come l’attesa vaga ed illusoria di un tutto non meglio definito, che poi è destinato a svanire nel nulla. Sarebbe come ridurre la speranza cristiana a un pio desiderio che, invece di fondarsi sullo Spirito, fa leva sui nostri sogni o sulle nostre aspettative umane.

Sarà di capitale importanza rendere la nostra persona, la nostra vita, continuamente catalizzatrice e contenitore dei doni di grazia, per farli germogliare e fruttificare in noi e nel nostro tempo. Per questo lo Spirito del Signore ci è stato donato, anzi è stato infuso in noi.

Questo vale per tutti i cristiani: dal giorno del Battesimo, della Cresima e dell’Ordinazione sacerdotale lo Spirito Santo ha, per così dire, occupato tutto il nostro essere e ha reso l’intera nostra vita capace di agire in suo nome. Sarebbe perciò controproducente e deleterio opporvisi aprendo l’ombrello della nostra autosufficienza. La speranza è la vita in Cristo, la gioia di questa vita, e mai un qualcosa rivestita di tinta illusoria. Quanti motivi abbiamo per essere delusi!? Tanti. Ma uno solo sarà il fulcro su cui far leva, affinché ognuno di questi motivi sia trasformato in Grazia, ossia in dono, secondo quella logica riferita ancora dal profeta Isaia, vale a dire la trasformazione di tutto ciò che è nocivo e causa di conflitti in strumenti di vita: “Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri, delle loro lance faranno falci” (Is 2,4). Abbiamo perciò la forza di spezzare in noi, e mai sulla schiena o coscienza degli altri, tutto ciò che è nocivo, tutto ciò che è causa di tristezza, e di trasformarlo, con la fantasia dello Spirito, in strumenti di gioia e di vita piena».

 

Il sacerdoti, inviati in quanto consacrati

«La nostra consacrazione, sia dei Presbiteri come dei Cresimati, in sostanza di ogni cristiano, di ogni battezzato, non è il punto di arrivo di un percorso quanto piuttosto il punto di partenza, una sorta di base di lancio. Diversamente dovremmo dire che la nostra consacrazione piuttosto che essere la pietra fondamentale di una vita nuova, segna, invece, il punto iniziale di un collasso che, in definitiva, porta alla morte. Il dono dello Spirito Santo non è neanche una sorta di medaglia al valore, ma contiene il valore immenso di Dio che, attraverso la consacrazione, ci manda, ci invia a suo nome per rendere vivo e vero l’Anno di Grazia, il tempo di grazia, il nostro tempo, Gesù Cristo sul quale il Giubileo prende forma e sostanza.

Il punto di partenza di tale processo non potrà mai svanire né diluirsi nella scansione del tempo, ma sarà sempre presente nel nostro ministero a suggello dell’azione santificatrice dello Spirito, per essere tra la gente segno di benedizione; segno della presenza misericordiosa di Gesù Cristo. Manteniamo questo nostro sguardo su Gesù che compendia l’intera storia e le conferisce il senso pieno attraverso la sua presenza misericordiosa. Nella misura in cui siamo in grado di accogliere l’amore di Cristo, nella misura in cui siamo pervasi dalla Carità, saremo anche capaci di camminare e progredire nella via del bene».

 

Testimoni del Vangelo nella società

In conclusione il riferimento a quanto anche oggi sia necessario essere autentici testimoni nella chiesa e nella società: «Siamo mandati a portare il Vangelo: ad essere il segno concreto di speranza, di gioia e di vita rinnovata; nella nostra vita, con le nostre azioni, con il nostro modo di essere e di rapportarci. Noi siamo chiamati a vivere la contemporaneità evangelica, la contemporaneità della Grazia, ossia dei doni di Dio che sono il nostro incontro personale con Gesù e il vivere nella sua amicizia.

Quell’oggi di Gesù è il tempo giusto per tutti; è per noi il nostro tempo fissato da Dio, non come un appuntamento cronologico ma come il momento esclusivo di Grazia e di salvezza; di guarigione e di comunione con Dio e tra i fratelli e le sorelle.

L’oggi di Cristo diventa vero, nel nostro contesto, in ogni nostro atto celebrativo, per poterlo poi rendere Vangelo vivo in ogni nostra giornata.

Nella misura in cui Gesù sarà il nostro oggi, sapremo vivere appieno il tempo e tesserlo con trame vive di speranza soprattutto per i poveri e gli oppressi».

 

Il vescovo ha ricordato quei sacerdoti e diaconi che in questo anno celebrano un particolare anniversario: i 60 anni di sacerdozio per don Vittorio Albasini; i 50 anni di sacerdozio per mons. Francesco De Santis e mons.Camillo Camozzi; i 40 anni di sacerdozio di mons. Francesco Antonio Soddu e di don Donat Katawa; i 35 anni di sacerdozio di don Albin Kouhon e don Sergio Raparelli; i 30 anni di sacerdozio di don Fabrizio Bagnara e di padre Domenico Campana; i 25 anni di sacerdozio per don Luciano Afloarei, don Stefano Mazzoli e padre Francesco Sansone; i 20 anni di sacerdozio di don Marco Crocioni, di don Andrè Nkongolo e padre Stefano Tondelli; i 15 anni di sacerdozio di don Giorgio Garofoli; i 10 anni di ordinazione di padre Luca Allaria, di padre Luca Atzeni e padre Gianpaolo Fabaro, padre Denis Malcom Francis; i 30 anni di ordinazione del diacono Pacifici Mauro.

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