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In Umbria sono 89.735 i residenti stranieri nel 2024

Secondo i più recenti dati Istat, al primo gennaio 2024 risultano essere 89.735 i residenti stranieri registrati in Umbria, che sono pari al 10,5% della popolazione regionale totale (854.378). Rispetto all’anno precedente, c’è stato un incremento dell’1,3% (88.571) delle presenze. Sono questi alcuni dei dati umbri emersi durante la presentazione della 34esima edizione del Dossier Statistico Immigrazione 2024, che si è tenuta venerdì 7 marzo presso la sala del Consiglio del palazzo della Provincia di Perugia, organizzata dalla Regione Umbria e da Anci Umbria. Nel report – realizzato dal Centro Studi e Ricerche Idos in collaborazione con il Centro Studi Confronti e l’Istituto di Studi Politici  “S. Pio V”, sostenuto dall’otto per mille della Chiesa Valdese e da numerose altre strutture, nazionali e regionali, pubbliche e private – si evince anche che le comunità più numerose si confermano quelle provenienti dalla Romania (25,4%), Albania (12,1%), Marocco (10,1%), Ucraina (5,7%) e Macedonia del Nord (3,5%), seguono Cina e Nigeria (3%), Ecuador (2,6%), Moldavia (2,2%) e Filippine (2,1%). L’incidenza più alta di presenze si ha nella provincia di Perugia con un’incidenza del 10,5% (67.394) mentre in quella di Terni è pari al 10,1% (22.341), con una variazione del +1,2%. Il 54,4% degli immigrati, inoltre, sono donne. L’Umbria è la regione con la maggiore incidenza di femminilizzazione dei flussi (regioni del centro media dal 51,3%, dato nazionale 50,5% ). In merito alla natalità, su 4.758 nascite è emerso che solo il 14,2% sono bambini nati da genitori stranieri (675). Un dato che sottolinea che il calo delle nascite riguarda indistintamente tutti i nati di cittadinanza italiana e straniera.

 

La presentazione del Dossier si è aperta con i saluti introduttivi di Fabio Barcaioli, assessore all’istruzione e alla formazione, al welfare, alle politiche abitative, alle politiche giovanili, alla partecipazione, alla pace e alla cooperazione internazionale della Regione Umbria; Viviana Altamura, delegata Anci Umbria; e Valerio De Cesaris, rettore dell’Università per Stranieri di Perugia. Ha coordinato i lavori Valentina Battiston, dirigente del servizio programmazione della rete dei servizi sociali, integrazione socio-sanitaria, economia sociale e terzo settore della Regione Umbria.

 

L’assessore regionale Barcaioli ha affermato: “È interessante il focus sulla composizione femminile, vittima di sotto occupazione e sfruttamento lavorativo. Le donne migranti, infatti, sono frequentemente costrette a ricoprire ruoli precari e mal remunerati. Un altro dato significativo riguarda la natalità, le donne straniere e italiane tendono nel lungo periodo ad avere lo stesso numero di figli, il che mette in evidenza come non siano solo gli aspetti culturali a incidere, ma anche quelli lavorativi, l’accesso ai servizi e, più semplicemente, il costo della vita. Questo ci fa riflettere sulla necessità di politiche sociali che rispondano alle reali necessità di chi arriva, per garantire pari opportunità. Inoltre, il dossier sottolinea anche l’importanza dei dati scolastici, che ci mostrano un quadro di immigrazione stabile, fatta di donne, lavoratori e famiglie che smentisce la retorica securitaria più diffusa. Le persone migranti, che investono nel futuro dei loro figli, contribuiscono in modo positivo alla società e all’integrazione scolastica e culturale”. Nel Dossier, infatti, emerge che nell’anno scolastico 2022/2023, sono stati 16.724 gli alunni con cittadinanza non italiana, pari al 14,6% del totale degli iscritti nelle scuole umbre (114.775), di questi il 69,9% è nato in Italia (media nazionale 65,4%). Andando ancora più in dettaglio, nella scuola di infanzia è nato in Italia l’81,8% degli iscritti stranieri; nella primaria il 73,5%, nella secondaria di primo grado il 71,3% e nel secondo grado il 58,4%. Continua, infine, a salire l’incidenza dei giovani con background migratorio che preferiscono il liceo (8,3%) agli istituti professionali e tecnici: è sempre più sfumata infatti la preferenza attribuita dagli studenti con background migratorio agli Istituti di tipo tecnico o professionale.

 

Subito dopo Viviana Altamura ha affermato: “Anci Umbria è stato sempre un attore chiave nel sistema di accoglienza ed integrazione nel territorio regionale grazie all’azione di coordinamento e governance territoriale,

attivata per fare in modo che il tema immigrazione venisse trattato nel migliore dei modi, e ai numerosi progetti che realizza e segue. È necessario attivare una rete forte e coesa per fare in modo che coloro che arrivino non si trovino a disagio. Da qui l’importanza e la necessità di investire in politiche pubbliche rivolte all’accoglienza e all’integrazione per permettere di rispondere al fenomeno migratorio in modo strutturato e non emergenziale. Il sistema nazionale di accoglienza e integrazione (Sai, ndr) rappresenta per i Comuni un importante strumento di welfare locale. Anci Umbria attraverso un’azione istituzionale e numerose progettualità realizzate ha contribuito a rafforzare la governance territoriale in un’ottica sistemica”. Ad oggi in Umbria sono attivi 16 progetti Sai con 13 Enti locali coinvolti (Castel Ritaldi, Foligno, Gubbio, Massa Martana, Perugia, Spoleto, Narni, Terni, Magione, Gualdo Tadino, Corciano, Panicale e Orvieto).

 

Ha concluso la carrellata di interventi iniziali Valerio De Cesaris sottolineando che l’immigrazione è un tema strutturale, che ha un trend positivo da oltre mezzo secolo, e che c’è la necessità di dare scientificità al dibattito soprattutto in una regione come l’Umbria, dove è presente un’Università per Stranieri. “Gli immigrati italiani – ha detto – producono il 9-10% del nostro prodotto interno lordo e solo questo dato fa capire come sia ormai un fenomeno strutturale”. Ha poi proseguito sottolineando l’intervento  di  Altamura, che ha illustrato i percorsi sostenuti da Anci, sostenendo che “sono importanti – ha affermato – perché solo attraverso i percorsi d’integrazione possiamo cambiare le cose, soprattutto per quanto riguarda l’immigrazione femminile. Soltanto con la loro creazione e il loro sviluppo, che la gente vede e conosce, è possibile trasformare la realtà e la percezione che le persone hanno di questo fenomeno. Questi percorsi, infatti, presuppongono la creazione di reti di solidarietà diffuse sul territorio e sono esperienze che cambiano il modo di pensare della gente”.

 

Dopo gli interventi di apertura sono stati illustrati i contenuti del Dossier da Luca Di Sciullo e Roberta Maria Aricò, rispettivamente, presidente e ricercatrice Centro Studi e Ricerche Idos. “Da oltre cinquant’anni l’Italia è un paese di migrazione e, al di là della retorica che ci vuole sotto assedio, i dati raccontano altro. Nel nostro Paese risiedono circa cinque milioni di cittadini stranieri, un numero stabile da otto anni. Il vero nodo non è l’entità del fenomeno, ma il modo in cui viene gestito, spesso con un approccio rigido e restrittivo. In Umbria, come nel resto d’Italia, si osservano dinamiche significative, in particolare nel settore domestico, dove l’inserimento dei lavoratori stranieri è diffuso. Tuttavia, in molti casi prevale il mercato nero, con condizioni di lavoro precarie e tutele insufficienti”, ha affermato Di Sciullo prima di passare la parola a Eleonora Bigi, responsabile sezione immigrazione, protezione internazionale, promozione della cultura della pace, giovani della Regione Umbria, che ha parlato dell’Umbria nel Dossier. In conclusione si sono tenuti gli interventi di commento a cura degli Enti di supporto del rapporto annuale con Andrea Corpetti, Cgil Regionale, Antonella Violi, presidente del Consiglio di Chiesa Valdese di Perugia, Emanuele Galossi, Fondazione Placido Rizzotto.

 

 

ALTRI DATI UMBRI DEL DOSSIER – Nel 2014 in Umbria risiedevano 99.922 stranieri (pari all’11,1% della popolazione totale). In 10 anni si osserva una diminuzione rilevante in valori assoluti (- 11.343). Una dinamica che per l’Umbria, tuttavia, va letta in raccordo con altri importanti trend consolidati, tra cui il dato relativo alla acquisizione delle nuove cittadinanze: nell’intervallo 2010-2023 sono 36.368 i nuovi cittadini italiani (44,3% il tasso di acquisizione), dei quali 3.569 solo nel 2023. C’è da tener conto anche dell’invecchiamento complessivo della popolazione e il suo calo oltre all’assottigliamento della quota in età lavorativa. In particolare, il calo della popolazione nativa mantiene l’Umbria al 5° posto per incidenza sul totale della popolazione autoctona (10,5%) dopo Emilia Romagna, Lombardia, Toscana e Lazio. Ultimo fattore da valutare è la propensione alla stabilizzazione e radicamento territoriale degli immigrati “umbri”, confermato dai ricongiungimenti familiari.

 

Per quanto riguarda i soli cittadini di Paesi Terzi sono 54.744 (61%) i residenti. Di questi il 64,5% è titolare di un permesso di lungo periodo (dato significativo delle dinamiche di stabilizzazione che da sempre caratterizzano l’Umbria) e il 35,5% di un permesso a termine. Per quanto riguarda i nuovi permessi rilasciati nel 2023 prevalgono i motivi di lavoro (39,5%) e quelli per famiglia (37,7%).

Per quanto riguarda i migranti nel sistema di accoglienza (Cas Prefetture e Sai ex sprar) si registra un aumento notevole pari a +26,6% (in totale 2.684 persone accolte).

 

I cittadini stranieri sono decisamente più giovani degli italiani: il 18% si colloca nella fascia di età 0-17 anni (nativi 13,8), segue la fascia tra 18-29 anni in cui si colloca il 15,9% dei giovani adulti (nativi 10,9%), il 28,7% è rappresentato da persone tra 30-44 anni (nativi 29,1%), mentre sono l’8,5% gli ultra 64enni (nativi 29,1%) con un trend in aumento.

 

Nel lavoro aumentano gli occupati stranieri che rappresentano l’11,4% degli occupati totali in regione e il 28,5% dei disoccupati. Le donne rappresentano il 46,1% degli occupati stranieri (44,3% it) ma sono particolarmente svantaggiate nel segmento dei disoccupati stranieri dove si arriva al 67,8%. Infine, permane per i lavoratori stranieri una storica tendenza all’inserimento subalterno (88,7%) nel mercato del lavoro (maggiore precarietà, probabilità più alta di minore retribuzione o di una occupazione a bassa qualifica: sottoccupazione al 6,2% (2,1% per gli italiani) e la sovraistruzione al 45,9% (31,0% per gli italiani). I principali comparti dove sono maggiormente occupati sono quelli dei servizi con il 62,2% di presenze (di cui 9,2% nel commercio), l’industria con il 34,4% (di cui il 14,7% nelle costruzioni), nel lavoro domestico per il 21,1% e in agricoltura per il 3,4%.

 

Sale il numero delle imprese con titolare nato all’estero (sono 9.997, + 2,1%) e rappresentano il 10,8% del totale delle imprese: il 71,6% sono condotte da Cittadini extra UE e il 27,1% sono imprese femminili (percentuale più elevata della media nazionale al 24,6% e di quella delle regioni del centro). I principali comparti – che raggruppano circa i due terzi delle attività imprenditoriali condotte con imprese straniere (64,7%) – sono nel commercio (29,5%), nelle costruzioni (27,4%) e nella ristorazione (7.8%). Le principali nazionalità dei titolari di impresa per Paese di nascita sono la Romania con il 15%, il Marocco con il 14,8%, l’Albania con il 14,4%, la Nigeria con il 6,6% e la Cina con il 5,8%.

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