È una Comunità Incontro “cambiata” come voleva il suo fondatore don Pierino Gelmini quella che ricorda i dieci della morte del suo fondatore. “Siamo riusciti, mantenendo fermo l’impianto educativo, a costruire un percorso attraverso le nuove dipendenze, comportamentali e da sostanze” ha spiegato all’ANSA Giampaolo Nicolasi, il capo struttura.
“Il mio ricordo di don Pierino – ha detto Nicolasi – è di una persona che rendeva possibile ciò che sembrava impossibile.
Credendo nell’uomo, nonostante tutto, e dando a ciascuno una possibilità per poter ricostruire la propria vita. Sul piano operativo, imprenditoriale, era un visionario che sapeva guardare oltre il muro e intuire cose che non tutti riuscivano a percepire. E questo lo ha aiutato nello sviluppo della Comunità, partendo da un gruppo limitato di persone e da risorse economiche che c’erano e non c’erano”.
Cosa sia accaduto in questi dieci anni senza don Pierino, è lo stesso Giampaolo Nicolasi a spiegarlo. “Negli ultimi anni della sua vita – ha detto -, nonostante la malattia ne avesse limitato l’operatività, aveva percepito che serviva un cambiamento, che bisognava adeguarsi alle nuove dipendenze. Mi diceva ‘Giampaolo, questo cambiamento lo farete voi'”. “Subito dopo la sua morte – ha spiegato ancora Nicolasi -, tutto il comitato direttivo della Comunità Incontro si è chiesto se andare avanti o fermare questo percorso. Ci siamo trovati di fronte a difficoltà amministrative, economiche, ad una rete di rapporti che non era più consistente come un tempo. Ma la Comunità ha avuto sempre tanti amici, tante persone che ci hanno voluto bene, e in questi dieci anni è stato fatto ciò che lui chiedeva: un cambiamento”. “Oggi – ha ricordato Nicolasi – possiamo contare su una equipe multidisciplinare composta da circa 80 dipendenti fra medici, psichiatri, psicologi, assistenti sociali, educatori, personale sanitario ad ogni livello. Facciamo fronte a tutte le richieste che arrivano dall’esterno, dal servizio sanitario nazionale con cui siamo accreditati, famiglie, istituzioni. Di questo va dato merito al grande lavoro condotto da tutti gli operatori, una vera e propria squadra, e alle persone che negli anni ci hanno voluto bene, sostenendoci e divulgando, come fanno i mass media, la nostra opera che è l’opera di don Pierino”.