“In dieci anni il turismo umbro è cresciuto a doppia cifra ed è ormai oltre i livelli pre Covid. Ma c’è ancora molto lavoro da fare sui tempi di permanenza media dei visitatori e sulla destagionalizzazione degli arrivi. Noi pensiamo lo si possa fare puntando su nuovi attrattori, tra cui le produzioni artigianali di qualità. Per questo abbiamo messo a punto il progetto Umbria Artigianato Unico”.
È l’appello lanciato da Michele Benemio, presidente regionale di CNA Turismo e Cultura, a commento della ricerca sull’evoluzione del movimento turistico presentata stamattina a Perugia alla presenza dell’assessore regionale Paola Agabiti.
“Tra il 2013 e il 2023, e in particolare nell’ultimo triennio, l’Umbria ha registrato ottime perfomance di crescita in termini di arrivi e presenze – ha affermato Benemio -. Sicuramente hanno contribuito in modo determinante le azioni di promozione del brand Umbria e l’impulso all’aeroporto San Francesco di Assisi impressi dall’assessorato regionale. È grazie alla promozione dell’immagine dell’Umbria in Italia e nei paesi target esteri che molte persone hanno deciso di venire a vedere le bellezze dell’Umbria e hanno conosciuto i nostri borghi, la natura, il misticismo dei cammini, la qualità dei festival, hanno apprezzato l’enogastronomia di cui siamo capaci. La strada è quella giusta: per fare ancora meglio dobbiamo investire nei nostri attrattori”.
La ricerca è stata illustrata dalla responsabile regionale CNA Turismo e Cultura, Marina Gasparri.
“L’indagine mostra un turismo in buona salute, con arrivi e presenze cresciuti più della media nazionale, facendo registrare rispettivamente un + 21% e un +19% negli ultimi dieci anni. Nonostante l’aumento del flusso degli stranieri, nel 2023 gli italiani rappresentano il 65% delle presenze turistiche in Umbria. A sceglierci sono soprattutto i nostri vicini del Lazio, ma è il turismo dalla Lombardia quello con i tassi di crescita maggiore (+ 36% nel 2023 rispetto al 2013). Abbastanza stabile il quadro delle provenienze straniere, con Stati Uniti, Germania e Paesi Bassi che insieme esprimono il 37% delle presenze estere, ma con un significativo incremento del movimento dalla Polonia: l’azione promozionale dovrebbe concentrarsi verso questi Paesi, anche con missioni specifiche. Segnali incoraggianti, ma con ampi margini di miglioramento, vengono dalla destagionalizzazione del turismo: sebbene il 52% del movimento turistico si concentri ancora tra giugno-settembre, a crescere di più sono le presenze nei restanti otto mesi (+25% rispetto al + 15% delle presenze estive). Assisi e Perugia continuano a essere le città più visitate, ma i flussi turistici nei comprensori ternani evidenziano una buona crescita. Unica eccezione, la Valnerina, certamente per effetto del sisma del 2016. Il turismo extra-alberghiero cresce di più di quello alberghiero in termini di arrivi, ma registra un arretramento in termini di permanenza media. Questa crescita, che ha visto un’accelerazione soprattutto durante la pandemia, sta ridisegnando anche l’offerta ricettiva: le strutture extra-alberghiere aumentano (+89% negli anni 2013-2023), la ricettività alberghiera si contrae (-21% negli stessi dieci anni). Ottimi i risultati del nostro aeroporto: con gli oltre 532mila passeggeri del 2023, la crescita in questi anni è stata del + 147%, contro la media nazionale del 37%. Più di 2/3 dei passeggeri transitati per l’aeroporto erano su voli internazionali. Resta però una zona d’ombra per il turismo umbro: quella dei giorni di permanenza media, che in questi dieci anni sono rimasti fermi a 2,3 giorni per i turisti italiani e a 3,3 giorni per i turisti stranieri” – ha concluso Gasparri.
Sulla scorta di questi dati CNA Umbria ha presentato il progetto UAU (Umbria Artigianato Unico), incentrato sul binomio turismo-artigianato e sulla capacità di attrarre nuovi flussi turistici attraverso la valorizzazione dell’artigianato e delle produzioni tipiche.
“Le botteghe artigiane e le produzioni artigianali in generale, insieme all’enogastronomia, contribuiscono a rendere l’Umbria un territorio unico – ha affermato Barbara Ferrier, che ha illustrato sinteticamente UAU -. Produzioni sartoriali, gioielli, lavorazioni in ferro, ceramiche artistiche e tante altre espressioni del saper fare artigiano possono dare un contributo importante allo sviluppo del turismo, diventando parte integrante del brand regionale: sta a noi organizzarle in modo che diventino vera e propria esperienza di scoperta turistica dei vari territori e delle diverse eccellenze”.
“I consumatori, in particolare i giovani, cercano prodotti nuovi, unici e soprattutto personalizzabili – ha dichiarato Ciro Schiaroli, artigiano del settore fashion -. Il manufatto artigianale piace proprio perché può essere creato su misura, diventando pezzo unico. Per le imprese artigiane il turismo rappresenta un mercato di grandi opportunità, in un rapporto di scambio reciproco: accogliere il turista nella propria bottega, mostrare il prodotto potendolo anche raccontare è una bella operazione di marketing, ma al tempo stesso la visita alla bottega diventa turismo esperienziale e motivo di visita di quel preciso borgo, dove il turista altrimenti non sarebbe venuto. Il tutto amplificato dal digitale, che aiuta le imprese di piccole dimensioni ad arrivare su tutti i mercati, e i turisti a preparare il viaggio e a scegliere gli itinerari”.
“I ristoranti possono diventare una vera e propria vetrina per l’artigianato – ha dichiarato Paolo Ercolani, proprietario di un locale a Spello e membro del direttivo regionale di CNA Turismo e Cultura -, valorizzando tutta la filiera locale e diventando il biglietto da visita di un intero territorio e delle sue produzioni, che rischierebbero altrimenti di non essere conosciute. Un motivo in più per visitare l’Umbria e rimanerci più a lungo”.