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Chianina Igp, Cia Umbria «Serve una certificazione a garanzia di qualità di un territorio»

Valorizzare la Chianina Igp e il suo legame con il territorio di origine grazie al lavoro di squadra tra i protagonisti dell’intera filiera. Al centro delle tre giornate nel centro polivalente di Cantalupo di Bevagna (dal 6 all’8 dicembre) un unico protagonista: il Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale Igp, per accendere i riflettori sulle novità, le tendenze e le prospettive di questa carne d’eccellenza, certificata con il marchio Igp da 25 anni. L’appuntamento è stato promosso e organizzato dalla Pro loco di Cantalupo – Castelbuono, da Cia Agricoltori italiani dell’Umbria, con la collaborazione di Bovinitaly e del Consorzio tutela vitellone bianco Appennino centrale e con il patrocinio del Comune di Bevagna.

«L’iniziativa nasce per richiamare l’attenzione sulla Chianina Igp e sulle difficoltà del settore – ha detto Ezio Palini di Cia Umbria – , in particolare, quello del vitellone bianco dell’Appennino centrale Igp e capire quali sono le opportunità di rilancio di fronte a un aumento generale dei costi di produzione e ad altre problematiche che, in questo particolare momento storico, stanno affliggendo le nostre razze e il mercato delle carni, mettendo a rischio il futuro di molti allevamenti».

Alla tavola rotonda dal titolo “La Chianina, un’eccellenza da tutelare”, coordinata dalla giornalista Maria Pia Fanciulli, sono intervenuti il sindaco di Bevagna, Annarita Falsacappa, Andrea Petrini, direttore del Consorzio tutela vitellone bianco dell’Appennino Centrale Igp; Stefano Mengoli, coordinatore della società cooperativa Bovinitaly; Cesare Lucaccioni, storico macellaio aderente alla filiera del Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale IGP; Pietro Bellini, del Distretto del Cibo Valle Umbra; Alessandro Petruzzi, Federconsumatori Umbria; Daniele Falchi, Accademia Italiana della cucina; Sergio Consigli, Slow Food Umbria e Matteo Bartolini, Cia Umbria.

«È stata l’occasione per mettere insieme i vari attori di una filiera – ha aggiunto Palini – e fare il punto sulle criticità della sua distribuzione. Questo perché in molte realtà territoriali mancano delle macellerie che certificano la carne del Consorzio. Ma, soprattutto, per puntare sulla certificazione a garanzia della qualità della carne e legarla al suo territorio di provenienza».  Durante l’evento, inoltre, è stato sottolineato come la zootecnica apporti profondi miglioramenti a difesa del suolo e della sua fertilità.

In particolare, l’incontro ha messo in luce l’importanza del potenziamo della produzione a marchio Igp per tutelare la razza certificata e, allo stesso tempo, valorizzare il territorio dove la razza è allevata. La diminuzione del potere d’acquisto e l’inflazione sono andati ad incidere nella fascia media, ovvero quella che mediamente consumava la Chianina certificata.  E poi c’è la necessità di educare il consumatore ad una scelta etica grazie alle scelte quotidiane. Aspetto, questo, che può portare benefici in termini di impatto ambientale.

«Ringraziamo la Pro loco di Cantalupo – Castelbuono e la Cia Agricoltori italiani dell’Umbria per aver organizzato questo importante evento, il terzo di un percorso di collaborazione iniziato ormai un anno fa – ha detto Mengoli – ; è stata un’altra importante occasione per incontrarsi, paragonarsi e discutere con i vari soggetti della filiera sulle difficoltà, le possibilità e le prospettive del Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale Igp. Oltre a presentare i dati relativi all’andamento delle certificazioni nel tempo e alle attuali problematiche del mercato, abbiamo voluto puntare molto sul fatto che il Vitellone bianco dell’Appennino Centrale IGP è l’unico strumento per legare strettamente la nostra carne e le nostre razze bovine tipiche al nostro territorio. Ne erano convinti i nostri allevatori che ne hanno richiesto il riconoscimento 25 anni fa e ce ne dà testimonianza il lavoro fatto in questi 25 anni. Di questo gli allevatori devono esserne ben consapevoli perché solamente tramite una fidelizzazione a questa produzione e a questa filiera è possibile valorizzare e tutelare i nostri allevamenti e il nostro territorio».

Durante le tre serate si sono svolte le degustazioni di piatti di Chianina certificata Igp in abbinamento con i vini del territorio curato dal sommelier Michele Tirilli.

«Nel dibattito che vede da una parte la scelta della carne proveniente da ogni parte del mondo attraverso modelli di allevamento super intensivo e dall’altra modelli produttivi ambientalmente sostenibili, come la carne coltivata o come qualcuno la chiama “sintetica”, io scelgo la chianina – lo ha detto il presidente Bartolini – . Scelgo il vitellone bianco dell’appennino che vive secondo natura. Un modello che rispetta da sempre la sostenibilità ambientale ed ecologica ma che, allo stesso tempo, soffre per raggiungere la sostenibilità economica.

Chiediamo al consumatore, quando va a fare la spesa, di scegliere quale modello produttivo vuole premiare. Ma non possiamo limitarci al consumatore locale serve costruire quelle opportunità di mercato attraverso le mense pubbliche, gli agriturismi, i ristoranti, le macellerie e tutti gli altri soggetti economici che possano permettere di continuare a produrre in maniera rispettosa per il benessere dell’animale, dell’ambiente e del cittadino».

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