Sono dati in linea generale positivi quelli che emergono dalla nuova ricerca che CNA Umbria ha commissionato al centro studi Sintesi per valutare l’andamento dell’economia umbra nel 2023 e le previsioni per l’anno prossimo. Accanto ai dati positivi, però, ce ne sono altri che disseminano di insidie pericolose i mesi a venire.
“La fotografia che ci restituisce l’indagine effettuata – afferma Alberto Cestari, del centro studi Sintesi – è sostanzialmente positiva per i principali aspetti presi in esame. Infatti, sebbene inseriti in un processo di rallentamento generale della crescita, molti dati continuano ad avere il segno più. Il PIL si stima che a fine anno farà registrare un aumento dello 0,7%, il dato dell’occupazione è superiore di 2 punti percentuali rispetto all’anno precedente, il turismo è caratterizzato da una crescita consistente (+10%) anche per l’anno in corso, mentre l’export dei settori del Made in Italy cresce del 14%. Positiva anche la frenata del processo di riduzione del numero delle imprese attive, comprese quelle artigiane. Accanto a questi dati positivi, tuttavia, ce ne sono alcuni che destano preoccupazione”.
“L’insidia maggiore – dichiara il presidente regionale della CNA, Michele Carloni – riguarda la forte contrazione del credito verso le aziende, con una perdita secca di oltre nove punti percentuali, di cui fanno le spese soprattutto le imprese più piccole e quelle del settore industriale. L’insidia riguarda la probabile diminuzione degli investimenti, che nel biennio 2021/22 hanno rappresentato uno dei principali motori della crescita. Tutto questo accade mentre il tasso di inflazione si mantiene ancora su livelli elevati (+ 7,9% nel 2023)”.
Carloni si sofferma anche sugli altri dati del report di Sintesi.
“Dall’esame dei dati sugli occupati è evidente che l’apporto principale alla crescita dei posti di lavoro è arrivato dal settore delle costruzioni (+37%) e dall’industria (+28%), cioè dai due comparti che negli ultimi anni hanno rappresentato i principali driver per la crescita dell’economia. Ma la contrazione del credito alle imprese, un’inflazione ancora alta, la decelerazione degli investimenti – che nel 2023 segnano una crescita di quasi un punto percentuale, ma crollano rispetto ai due anni precedenti -, uniti alla probabile cancellazione dei bonus sulla casa, non lasciano presagire alcunché di buono, nonostante le stime parlino di un PIL 2024 in aumento dello 0,8%. Le politiche industriali della giunta regionale – aggiunge il presidente di CNA Umbria – vanno nella giusta direzione ma non saranno sufficienti a consolidare e rafforzare il trend di crescita post Covid in assenza di scelte a sostegno dello sviluppo da parte del governo. Ad oggi, infatti, le misure contenute nella legge di Bilancio per il 2024 non ci sembrano rispondere alle reali esigenze delle imprese. Ci auguriamo che nel collegato fiscale alla legge vengano riconfermati i crediti di imposta su investimenti e ricerca, con l’aggiunta di quelli per l’autoproduzione di energia e sulla riqualificazione energetica dei capannoni industriali. D’altronde, vanno in questa direzione le modifiche apportate al PNRR nei primi mesi dell’anno. Perciò confidiamo che i vari bonus casa vengano confermati e stabilizzati nel lungo periodo.”
E a proposito di bonus casa, Carloni accenna anche al Superbonus.
“Riteniamo indispensabile la proroga di almeno sei mesi per i lavori legati al Superbonus nei condomini, in modo da consentire la chiusura di tutti i cantieri avviati nel 2023. In tal modo di eviterebbe l’esplosione di contenziosi tra cittadini e imprese, un’eventualità di cui faremmo volentieri a meno. Stiamo vivendo un’epoca di cambiamenti continui, caratterizzati da precarietà, incertezze, instabilità internazionale. È compito della politica – conclude Michele Carloni – creare le condizioni e i presupposti affinché tra le imprese si crei un clima di fiducia nel futuro, requisito indispensabile a garantire lo sviluppo”.