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L’attentatore di Bruxelles che ha ucciso due persone è passato per Terni: l’inquietante ricostruzione

È passato anche per Terni  Abdesalem Lassoued, l’attentatore che lunedì ha ucciso due tifosi svedesi a Bruxelles. Dopo lo sbarco a Lampedusa, l’uomo si è radicalizzato, girando mezza Europa. Era stato segnalato anche in Belgio oltre che nel capoluogo umbro. Il Corriere della Sera ricostruisce l’inquetante storia dell’uomo che ha sparato gridando “Allah Akbar”, “Dio è grande” per “vendicare i fratelli musulmani”.

(dal Corriere della Sera) Che Abdesalem Lassoued, all’epoca trentottenne, fosse un estremista islamico potenzialmente pericoloso, le autorità del Belgio l’hanno saputo dalla polizia di prevenzione italiana sette anni fa. Era il 2016, e agli apparati investigativi antiterrorismo erano giunte informazioni preoccupanti su questo tunisino che faceva base a Bologna: si era radicalizzato e faceva discorsi relativi alla jihad da esportare in Europa. I controlli sul suo conto avevano evidenziato contatti con altri tunisini residenti in Italia e in altri Paesi europei, tra cui Belgio e Gran Bretagna.

Di qui le segnalazioni a Bruxelles, accompagnate da richieste specifiche sui contatti locali del tunisino. Ma la risposta fu che le verifiche avevano dato esito negativo: nessun riscontro significativo o da approfondire.

In Italia Lassoued era probabilmente destinato all’espulsione preventiva prevista per i «soggetti a rischio», ma la sua domanda di protezione internazionale alla commissione territoriale bolognese bloccò tutto. Il 26 giugno 2016 la richiesta fu dichiarata inammissibile, e il tunisino finì al Centro di identificazione ed espulsione di Caltanissetta in attesa del rimpatrio. Lui però si oppose davanti al tribunale, che il 21 ottobre 2016 comunicò al Cie siciliano la decisione presa il 14: fissazione dell’udienza al 10 gennaio 2017 dicembre per trattare il merito della causa, con automatico effetto sospensivo della decisione della commissione. Risultato: Lassoued uscì dal Cie in attesa del nuovo verdetto. Con un regolare permesso di soggiorno valido fino 24 gennaio 2017.

È da allora che in Italia non se ne hanno più tracce. E quando, prima ancora di affrontare il merito della questione, a dicembre 2016 anche il Tribunale di Bologna dichiara inammissibile la sua domanda di asilo, Lassoued per l’Italia diventa un fantasma. Nello stesso periodo in cui un altro tunisino radicalizzato e transitato dall’Italia, Anis Amri, fa strage al mercatino di Natale di Berlino, uccidendo 12 persone e ferendone oltre 50, prima di essere bloccato e ucciso a Milano, il 23 dicembre. E la storia di Lassoued ricorda molto da vicino quella del suo più giovane connazionale.

Quando arriva a Lampedusa all’inizio del 2011 (proprio come Amri) e fotosegnalato a Porto Empedocle, Lassoued è un fuggiasco delle primavere arabe. Con un passato da detenuto nel suo Paese. Il suo è un ingresso illegale e per questo viene destinato al Cie di Torino, da dove esce ad aprile con un permesso di sei mesi rilasciato «per motivi umanitari», in attesa che si definiscano eventuali richieste di asilo. Ma la meta di Lassoued è il Nord Europa. Se ne va in Norvegia, dove viene sorpreso a novembre 2011 e rispedito in Italia, lo Stato di primo ingresso che deve farsi carico degli irregolari secondo gli accordi Dublino. Ma lui se ne va di nuovo, stavolta in Svezia, e tre anni più tardi, ad aprile 2014, si ripete la stessa procedura: viaggio di sola andata da Stoccolma a Torino.

Per i due anni successivi il tunisino è verosimilmente rimasto in Italia, passato per Terni e ricomparso a Bologna, dove la polizia lo segnala come un islamista radicalizzato al quale prestare massima attenzione. Con tanto di accertamenti richiesti alle polizie straniere: non solo Belgio e Gran Bretagna, ma pure Norvegia e Svezia. Poi si mette in moto la procedura della richiesta d’asilo bocciata, fino alla sua scomparsa dai radar dell’antiterrorismo italiano.

Nel frattempo Lassoued è andato in Belgio, dove viene fermato nel 2019. Anche lì presenta una domanda di protezione internazionale che lo fa tornare libero in attesa del verdetto. Ma pure stavolta gli dicono di no, con una decisione del 2020 a cui segue un tentativo delle autorità di Bruxelles di replicare ciò che hanno fatto Norvegia e Svezia: restituirlo all’Italia. Che però in questo caso rifiuta di riaccoglierlo, giacché il permesso di soggiorno rilasciatogli a suo tempo è scaduto da oltre 2 anni e «non vi sono oggettivi riscontri della sua presenza sul territorio nazionale».

Il tunisino irregolare resta dunque in Belgio dove tre anni dopo, probabilmente sull’onda della nuova crisi nella Striscia di Gaza, entra in azione. Uccidendo — forse non a caso, viste le peripezie precedenti — vittime svedesi. Immediatamente la polizia di prevenzione ha avviato nuove verifiche sui suoi vecchi contatti in Italia, per accertare eventuali rischi collegati all’azione omicida di Bruxelles.

Foto: CorSera  ©

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