Quattro i workshop completamente gratuiti e guidati da docenti di alto livello che prenderanno il via durante il Festival delle Arti del Medioevo, in scena a Narni dal 31 agosto al 3 settembre. L’organizzazione dei workshop, iniziata in occasione di Primo e Secondo Aevo e proseguita con la prima edizione del Festival delle Arti del Medioevo, è il concretizzarsi di un’idea molto più ampia che vuole mettere Narni al centro del mondo delle ricostruzioni storiche, grazie all’Università del Medioevo Ricostruito che vede nei laboratori l’avvio di un importante progetto che proseguirà nel tempo.
ISCRIZIONI
WORKSHOP
“Dalla terra al cielo – cuffie, cappucci, veli e cappelli: copricapo tardo trecenteschi da uomo e da donna” laboratorio di sartoria storica a cura di Sara Piccolo Paci (max 60 partecipanti) sabato 2 settembre a palazzo dei Priori dalle 10 alle 18
Il Trecento è il grande secolo del cappuccio: declinato in mille varianti è indossato però con sfumature e significati molto diversi, di cui non sempre siamo oggi consapevoli. Il Trecento vede anche moltissimi altri modi di ornare la testa, sia per gli uomini come per le donne, che includono cappelli, berrette e velami di vario genere. Il copricapo, nelle sue diverse accezioni di cappello e acconciatura, costituisce uno dei più caratteristici e distintivi elementi dell’abbigliamento umano, in ogni epoca e luogo. Forse per questo risulta difficile tracciarne con precisione varianti, limiti e significati. Inoltre, esso risponde a regole tanto globali e generali quanto specifiche e particolari.
Tra XIII e XVI secolo, il copricapo – cappello, velo, copricapo rigido o morbido o acconciatura – diventa un’espressione molto specifica dello status sociale di ciascuno, in grado di esprimere anche notevoli sottigliezze di significato, tra cui il genere, l’età, il rango, l’appartenenza etnica e religiosa, lo status coniugale, le provenienze e molto altro. Poiché nel costo globale dell’abbigliamento il copricapo costava meno di altri elementi – come una giubba o una veste – consentiva ai contemporanei di dedurre una serie di informazioni, anche complesse, che potevano variare anche velocemente. I copricapi, al pari di altri elementi tessili e d’abbigliamento, rivelano poi interessanti reti di influenze e relazioni tra paesi lontani, sia dal punto di vista economico – nell’acquisto e nella vendita dei materiali necessari, come le pellicce, le tinture, le fibre – come da quello formale e strutturale – alcune tipologie paiono derivare da forme di paesi lontani ed esotici, e vengono ad adattarsi al sistema di vita occidentale introducendo mode e rappresentazioni che non sono mai “casuali”.
Infine, non tutti avevano diritto a portare un cappello: ad esempio, per le donne di condizione servile ogni copricapo era vietato tranne la cuffia, le bende o semplici veli di lino, sotto pene severe. Nel workshop cercheremo di capire chi indossasse cosa e proveremo a realizzare uno o più copricapi, facendo attenzione alle forme, ai materiali, ai significati di ciascuno.
Programma: dalle 10 alle 13 alla sala ex Refettorio introduzione all’argomento; dalle 13 alle 14 pausa; dalle 14 alle 18 nella sede dell’associazione Corsa all’Anello workshop sartoriale
“ … quae vulgo dicitur Barbara” laboratorio aperto di cornamusa in costume a cura di Matteo Nardella (massimo 8 partecipanti) sabato 2 settembre al chiostro di Sant’Agostino dalle 10 alle 13
L’unico trattato musicale medievale a menzionare la cornamusa la descrive così, in maniera frammentaria ed enigmatica, lasciando spazio ad allusioni sul carattere aggressivo dello strumento. L’iconografia e l’arte restituiscono invece un’immagine più nitida della Cornamusa, uno strumento molto diffuso fin dal 13esimo secolo in tutta Europa: dalle raffigurazioni ornate e raffinate dei cori angelici alle scene di danze e banchetti. Fra tutti gli strumenti la cornamusa sa collocarsi nell’immaginario dell’uomo e dell’artista medievale con grande potenza evocativa e diventa il simbolo ed il mezzo espressivo per restituire scenari bucolici ed agresti: i pastorelli delle Natività sono spesso raffigurati intenti nel suonare questo strumento. Il suono esplosivo e deciso dello strumento fa sì che possa essere considerato parte degli strumenti di “Alta Cappella”, ovvero quell’ensemble con pifferi e trombe dritte dai suoni “alti”, come descritto da Tinctoris, che allietarono la vita cortese del medioevo e del primo Rinascimento.
Il corso di cornamusa sarà basato sullo studio della tecnica dello strumento, in base alle necessità e al livello degli studenti. Le danze monodiche del repertorio medievale europeo, dai saltarelli ai balli di Domenico da Piacenza, i conductus ed i brani processionali di musica spagnola, verranno affrontati durante il corso. Le lezioni saranno articolate tra momenti di pratica individuale per perfezionare il controllo dello strumento e di musica di insieme, cercando di sperimentare in gruppo tra eterofonia e forme di polifonia “rustica”.
Corso di otto lezioni da definire con i corsisti.
“Sora nostra Matre Terra” laboratorio aperto di teatro medievale a cura di Andrea Mengaroni (massimo 20 partecipanti) domenica 3 settembre nell’atrio di palazzo Comunale e all’Ala diruta del chiostro di Sant’Agostino dalle 16 alle 19
“Sora nostra Matre Terra” laboratorio di teatro medievale finalizzato alla realizzazione di uno spettacolo a cura di Andrea Mengaroni. Sarà diviso in due parti. Una parte teorica in cui si affronterà la figura dell’attore. Ci concentreremo sul verso e la metrica e nella quale ci si soffermerà in un lavoro sullo spazio, sul corpo come “foglio bianco”, sulla voce (l’importanza della maschera e la respirazione diaframmatica), sulla fantasia (il “gioco del far Finta”) per arrivare alla recitazione più propriamente di piazza, all’importanza della contestualizzazione, e concludere con la recitazione tipica della Commedia dell’Arte.
Una parte pratica. Ci concentreremo sul testo “de Aqua loquendo” per la realizzazione dello spettacolo finale, che vedrà coinvolti insieme i cinque laboratori di: danza, cucina, costume, cornamusa, teatro.
Programma: dalle 16 alle 17 nell’atrio di palazzo Comunale e dalle 17.15 alle 19 all’Ala diruta del chiostro di Sant’Agostino (in costume)
“Con festevole & onesto danzare” laboratorio di danza antica a cura di Maria Cristina Esposito (massimo 60 partecipanti) domenica 3 settembre in Largo San Francesco e all’Ala diruta del chiostro di Sant’Agostino dalle 11.30 alle 16.30
L’idea dell’acqua è sottesa alla stessa origine fisiologica della danza, che diventa rivelazione (secondo la speculazione neoplatonica su cui poggia l’impianto teorico di Guglielmo Ebreo) di “movimenti spiritali interiori”, ovvero del rapporto armonico tra microcosmo umano e macrocosmo celeste. In questa visione la musica agisce terapeuticamente sugli umori corporei – sangue, flemma, bile gialla, bile nera, secondo la teoria umorale greca alla base dei quattro temperamenti – consegnando il danzatore allo stato di sanità e armonia di cui la danza è espressione.
Programma: i quattro temperamenti. Tecnica, stile e repertorio dai trattati di Domenico da Piacenza e Guglielmo Ebreo. Laboratorio e restituzione. Dalle 11.30 alle 13.30 in Largo San Francesco; dalle 13.30 alle 14.30 pausa; dalle 14.30 alle 16.30 all’Ala diruta del chiostro di Sant’Agostino (in costume)
Tutto il programma dettagliato del Festival delle Arti del Medioevo sul sito