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Inflazione: prezzi ancora troppo alti. Le ricadute per le famiglie ammontano a 1.907,20 euro. L’impatto è più pesante per le famiglie con bassi redditi.

L’inflazione a giugno prosegue la sua corsa in discesa, secondo l’Istat: il tasso si attesta al 6,4%. Rallenta anche il carrello della spesa, il cui tasso si ferma al 10,5%.

Situazione che si ripete puntualmente anche Terni come rilevato dallo stesso ufficio statistico del Comune.

Ma attenzione, se da un lato diminuisco i prezzi dei beni energetici, dall’altro aumentano quelli dei prodotti alimentari non lavorati (+9,4% dal +8,8% del mese precedente). Aumentano anche i prezzi dei servizi relativi ai trasporti e dei servizi ricreativi, come di consueto in estate.

Si tratta di dinamiche contrastanti, dietro alle quali a nostro avviso si nascondono ancora “astuzie” e fenomeni speculativi: i prezzi, infatti, dovrebbero in molti casi scendere rispetto ai livelli elevatissimi a cui si sono attestati nei momenti di maggiore crisi sul piano energetico e di rifornimento delle materie prime, mentre nella migliore delle ipotesi rimangono stabili, oppure continuano ad aumentare.

Secondo uno studio aggiornato dell’O.N.F. – Osservatorio Nazionale Federconsumatori sui prezzi di un paniere di 30 prodotti fondamentali è emerso che, a fronte di un tasso di inflazione, oggi, del 6,4%, i prezzi dei prodotti essenziali sono aumentati mediamente di oltre il doppio, cioè del 13,8% (prendendo a riferimento i prezzi applicati a luglio 2022 e quelli di luglio 2023).

Una dinamica allarmante e pericolosa, soprattutto perché incide ed erode il potere di acquisto delle famiglie: con l’inflazione a questi livelli, le ricadute, secondo le stime dell’O.N.F., sono pari a 1.907,20 euro annui a famiglia. Ma l’impatto non è uguale per tutti: sono le famiglie meno abbienti a subire in maniera più forte e in molti casi insostenibile le conseguenze degli aumenti.

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