Il tema del teatro Verdi per coloro che non hanno vissuto a Terni negli ultimi quindici anni va raccontata per non correre un serio rischio e compromettere la realizzazione di un bene comune. Un dibattito cittadino per diversi anni, che ha visto contrapposte le legittime aspettative e richieste di chi avrebbe voluto valorizzare e ricostruire il teatro ottocentesco, i cosiddetti ‘polettiani’, ad esigenze di carattere più pratico e logistico correlate comunque alla storia del teatro e alle vicende che lo hanno caratterizzato nel corso di due secoli. Il dibattito ha fatto il suo corso e la pratica ha seguito un iter amminsitrativo che non è possibile ora azzerare e far ripartire dal punto di partenza. La buona amministrazione dell’alternanza e la necessità di una città che senza cultura non ha più speranze. Il percorso intrapreso dalla precedente amministrazione di centro destra non ha potuto che tenere conto di tutti i vincoli, non ultimo quello posto dalla Soprintendenza ed ha impiegato al meglio le proprie energie per ridare alla città il teatro, esigenza che in questi 14 anni si è avvertita in maniera fortissima. Percorso giunto finalmente alla posa delle prima pietra e all’apertura del cantiere, così da poter finalmente avere una data finale per la riapertura. Bloccare l’avvio dei lavori e rivedere l’iter sarebbe una scelta che produrrebbe effetti nefasti indipendentemente da quale fazione politica ha concorso al suo compimento. Personalmente ho vissuto la vicenda del teatro Verdi prima da cittadino sia quando ho avuto il piacere di partecipare agli eventi culturali, sia quando ho dovuto recarmi in altri spazi adibiti a palcoscenici teatrali perché Terni aveva perso il suo teatro. Oggi intendo presidiare la questione da consigliere comunale augurandomi che questa nuova Giunta promuova il bene comune al di sopra di ogni sospetto, pena la perdita di 11 milioni di euro relativi al secondo stralcio dil finanziamento del PNRR nonché la prima quota di finanziamento messa a disposizione dalla Fondazione.