In merito all’audizione alla Terza commissione dell’Assemblea legislativa dell’Umbria, sullo stato della sanità regionale l’Assessore Luca Coletto intende ribadire con chiarezza quanto è emerso nel corso dell’incontro. “Il sistema sanitario ereditato dalle precedenti amministrazioni regionali è quello di Sanitopoli, dove i migliori professionisti fuggivano, i cittadini cercavano risposte ai bisogni di salute in altre regioni e, ben prima del covid, le liste di attesa erano lunghissime. Una sanità con 17 ospedali senza una vocazione specifica, alcuni privi delle basilari certificazioni di sicurezza e mal utilizzati che hanno portato ad un disavanzo strutturale esorbitante.
Sul versante della spesa farmaceutica, lo sforamento era tra i più alti d’Italia già nel 2017 ed è andato aumentando negli anni successivi. Come dichiarato oggi dalla Presidente, dal 2015 al 2019 la spesa farmaceutica per acquisti diretti è aumentata di 50 milioni, senza alcun tentativo di razionalizzarla. Grazie alla nostra deliberazione mirata a ricondurre le prescrizioni all’appropriatezza, stiamo riducendo la spesa costantemente e contestualmente garantiamo ai cittadini cure adeguate. Voglio inoltre ribadire che la fuga di cittadini in cerca di assistenza adeguata è iniziata oltre cinque anni fa. Il saldo di mobilità sanitaria è crollato da +25 milioni nel 2017 a – 4 milioni nel 2019. L’inversione di tendenza è avvenuta nel 2017 per poi manifestarsi in pieno nel 2018-19.
Sulla gestione dell’emergenza Covid siamo stati valutati oggettivamente tra le migliori regioni per la tempestività degli interventi sulle strutture ospedaliere e sulla campagna di vaccinazione. Come tutte le altre regioni abbiamo dovuto sopportare costi aggiuntivi per la gestione del covid, che non è finita con il decreto del ministro il 31 marzo 2022, visto che attualmente ci sono circa 200 pazienti ricoverati nei nostri ospedali. La pandemia ha ritardato anche il percorso di riforme che era e rimane tra le nostre priorità visto che le precedenti amministrazioni non sono state in grado di adottare un documento di programmazione negli ultimi dieci anni. Abbiamo iniziato a dare una identità chiara ai piccoli ospedali, cercando professionisti che facciano mobilità attiva e che se ne sono andati a causa di mancanza di visione e di prospettiva. Da oltre un anno stiamo trattando con il ministero circa i 5 miliardi che mancano alla sanità, perché è oltremodo evidente che è necessario un intervento nazionale.
I dati Agenas sul personale della sanità dicono che abbiamo il maggior numero di medici ogni mille abitanti in Italia, 2,35 medici ogni mille abitanti e 5,66 infermieri ogni mille abitanti: dati massimi a livello nazionale. Risulta perciò evidente che sarà necessaria una loro nuova redistribuzione per coprire le esigenze di tutti i territori. Serve un percorso di efficientamento e di innovazione dell’intero sistema, ma per portarlo avanti c’è bisogno di tempo e i primi due anni il covid non ci ha permesso di affrontare subito tali questioni. Oggi, con l’aumento dei costi energia e dei costi covid il bilancio regionale è gravato per circa 100 milioni, che i fondi nazionali non coprono. Tale situazione è analoga in tutte le regioni ed è stata segnalata ad agosto 2022 ai ministri del periodo ed nuovamente agli attuali. Gli incrementi di spesa si sommano ai disavanzi strutturali e peseranno anche sul 2023. Affronteremo tutte queste sfide complesse, senza però sottacere sulla loro genesi”.
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