Sarebbe riuscita ad immettere sul mercato, in otto mesi, oltre 150 chili di cocaina la presunta associazione per delinquere nei confronti della quale la squadra mobile di Perugia ha dato esecuzione a misure cautelari disposte dal gip di Perugia, su richiesta della locale Procura nei confronti di quindici persone, 11 albanesi. Per nove è stata disposta la custodia in carcere, per quattro gli arresti domiciliari e per due l’obbligo di dimora. Quattro sono comunque risultati irreperibili. L’operazione – che ha interessato i territori di Foligno, Spoleto, Terni, Rimini e Bologna – è stata condotta dalla squadra mobile di Perugia con il supporto di quelle di Terni, di Rimini di Bologna e di Macerata nonché dei Reparti prevenzione crimine Umbria – Marche, Toscana, Abruzzo e di unità cinofile. Nel corso delle indagini, avviate nel maggio del 2020, la polizia giudiziaria ha altresì proceduto all’arresto in flagranza – è detto in un comunicato della Procura – di 22 persone, al sequestro di circa nove chili di cocaina, due di eroina, due pistole con 139 proiettili, quattro auto e circa 13.000 euro. Secondo gli inquirenti le figure ritenute apicali dell’organizzazione avevano attivato una serie di canali, anche esteri, di rifornimento della cocaina. La droga, una volta giunta sul territorio, veniva “lavorata” da uomini di fiducia che procedevano al successivo confezionavano delle dosi; la distribuzione al dettaglio era poi curata dalle “cellule di spaccio”, dislocate in diversi territori, tra i quali Perugia, Foligno, Spoleto, Terni, Macerata, Rieti e Cattolica. In caso di arresto, l’organizzazione – ha accertato la polizia – provvedeva a fornire assistenza legale e, una volta usciti dal carcere, denaro per far fronte alle spese e come ricompensa per la fedeltà. I proventi illeciti sono stati stimati in diversi milioni di euro e sarebbero stati reinvestiti oltre che in attività commerciali in Umbria anche in Albania, in particolare in attività ricettive, site nelle località balneari più rinomate.
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