Il Sindacato Italiano Unitario Lavoratori Polizia, Siulp, ha scritto al dirigente del compartimento Polizia Stradale Lazio-Umbria una lettera sulle condizioni di lavoro della PolStrada. “Scriviamo per rappresentare il disagio che ci viene ultimamente manifestato da una moltitudine di colleghe e colleghi della Polizia Stradale operanti nella regione Lazio e, quindi, da lei diretti” si legge nella nota dei segretari Siulp di Roma, Latina, Viterbo, Frosinone, Rieti. Con loro anche il segretario generale Siulp.
“Le scriviamo, perché non sembra esserci altro modo di comunicare con lei, atteso che anche l’ultimissima richiesta inoltrata da questa segreteria e volta a far sì che le riunioni semestrali di verifica e confronto avvenissero in presenza, è stata da lei liquidata con un laconico rifiuto fondato sulla emergenza pandemica, emergenza a dire il vero che in questa fase storica sembra avvertita solo da lei visto che in ambito dipartimentale e territoriale si stanno tenendo “in presenza” ogni tipo di riunioni. Le scriviamo per dirle a chiare lettere che, anche alla luce di questa sua inspiegabile resistenza – ci perdonerà ma a noi l’emergenza pandemica è sembrata un banale pretesto per evitare il confronto in presenza – abbiamo maturato la netta sensazione che per lei il confronto con i rappresentanti del personale costituisca una sorta di perdita di tempo, o, peggio ancora, un fastidioso quanto inutile tentativo di disturbare il conducente impegnato a timonare la nave esclusivamente sulla base del suo intuito. Ecco, visto che ci impedisce di rappresentarglielo di persona, glielo scriviamo e non ce ne voglia, lo facciamo utilizzando una lettera aperta, affinché anche i colleghi sappiano”.
E ancora: “Glielo scriviamo, le scriviamo per dirle che – nel caso non se ne fosse accorto – la nave è in secca… e che forse è il caso che ne prenda atto anche lei… perché se ancora non lo avesse fatto… sarebbe verosimilmente l’unico poliziotto della stradale del Lazio a non averne ancora contezza. Egregio dirigente, ci tocca l’onere di rappresentarle che ovunque andiamo, in qualsiasi sezione, sottosezione, distaccamento o se ci fermiamo a parlare con una pattuglia per strada ci troviamo sempre ad ascoltare la stessa triste litania: il personale è allo stremo, vive il lavoro con disagio, affronta quotidiane difficoltà e fa un enorme fatica a comprendere e/o condividere le strategie del compartimento da lei diretto. I colleghi lamentano il deficit gestionale, l’incapacità di assumere decisioni condivise o condivisibili, la perversione consistente nell’imperterrita programmazione di maggiori servizi alla luce di organici sempre più scarsi ed usurati dall’età avanzata. Uffici che non riescono più a garantire la copertura h24 del territorio, ma che allo stesso tempo comandano servizi eccezionali disposti dal compartimento, attività che vengono percepite ad esclusivo uso e consumo delle fredde statistiche e per giunta dalle finalità difficili da comprendere”.
“Ci sarebbero tante situazioni da portare ad esempio, ma ne portiamo una per noi davvero incomprensibile, la Polizia Stradale utilizzata per controllare le autovetture in ambito portuale mentre le arterie principali della regione sono abbandonate al loro destino, mentre gli utenti della strada sono abbandonati al loro destino – dice il Siulp – Sempre più spesso capita, soprattutto in periferia che sugli incidenti, anche con feriti, venga fatta intervenire la volante dell’UPGSP delle Questure, colleghi che in tali circostanze oltre a trascurare il loro compito primario di prevenzione dei reati, sono costretti ad agire sulla scena del sinistro con tutti i limiti connessi alla mancata specializzazione. Egregio dirigente la stradale va ancora avanti solo grazie allo spirito di sacrificio dei colleghi che continuano a “tappare” i buchi prodotti dalle evidenti lacune gestionali, ma i colleghi sono stanchi, abbiamo direttamente constatato il disagio del personale, disagio che spesso diventa malessere e che a volte rasenta situazioni talmente angoscianti che in tempi come questi non andrebbero trascurate. Troppo spesso ci si è resi conto troppo tardi delle drammatiche conseguenze che lo stress da lavoro può causare in determinati colleghi che magari già vivono i loro personali problemi legati ai su e giù della vita. Non si può continuare ad ignorare tale situazione, occorre che chi ha incarichi di vertice si assuma le proprie responsabilità. Egregio dirigente la misura è davvero colma. I colleghi si attendono una assunzione di responsabilità da parte sua, non si può perseverare con tale disastrosa gestione, la invitiamo davvero a trarne le conseguenze. Il Siulp come sempre è pronto al confronto e a fornire il proprio contributo”.
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