Riceviamo e pubblichiamo la aperta del consigliere regionale del Movimento 5 Stelle, Thomas De Luca, alla presidente della Regione Umbria, Donatella Tesei.
Presidente Tesei,
in questo momento difficile per la nostra regione la minaccia più grande è rappresentata dalla distanza tra la realtà e la narrazione della politica orientata dalla propaganda. Ho letto le sue dichiarazioni in cui afferma che “l’economia regionale ha retto grazie alla nostra nuova politica”. Ecco, ritengo che tale rappresentazione vada proprio in questa direzione. Non solo i dati ci dicono che l’economia regionale sta implodendo, ma soprattutto che il punto di rottura sono le fasce più deboli e più fragili della comunità, proprio sopra a famiglie e piccole e medie imprese.
Sono surreali i toni trionfalistici per l’effetto rimbalzo del PIL dopo il crollo della pandemia, considerando oltretutto che tale valore è inferiore rispetto alla media nazionale. Un crollo che ha lasciato tante persone a terra e che ha allargato la forbice delle disuguaglianze aumentando in maniera spropositata il divario tra chi è sempre più ricco e chi è sempre più povero.
Grazie all’irripetibile opportunità del Recovery Fund, oltre 200 miliardi portati a casa grazie alla tenacia di Giuseppe Conte, avremmo avuto la possibilità di superare i nodi strutturali della nostra regione, di far partire una rivoluzione basata sulla crescita comune e la ridistribuzione della ricchezza. Purtroppo, così non è stato. È stato utilizzato un altro metodo. Un metodo chiuso, fatto di scelte prese di nascosto e non condivise con la comunità regionale, di assoluta mancanza di concertazione. Un metodo che ci darà i benefici economici della cantierizzazione di alcuni progetti, ma non quelli del rilancio strutturale del tessuto produttivo e nemmeno di quello socio-sanitario. Le risorse arrivate per la transizione ecologica, per creare benessere e competitività, rischiano di diventare una pietra al collo per le future generazioni, un ulteriore debito che di fatto non va a sciogliere nessuno dei nodi strutturali che frenano questa regione.
A tutto questo dobbiamo aggiungere che nulla si sta facendo per far fronte alle ulteriori difficoltà che arrivano come conseguenza delle turbolenze geopolitiche. Nel 2022 l’Umbria perderà 144 milioni di export nelle aree RUB (Russia, Ucraina, Bielorussia), in termini percentuali siamo la seconda regione per quota di esportazioni verso queste zone e quindi saremo tra i più penalizzati. D’altra parte gli ostacoli e i ritardi per l’installazione di impianti di energie rinnovabili che sta ponendo l’assessore Morroni tagliano le gambe alle imprese a cui viene impedito di far fronte in maniera strutturale a questo problema.
L’Umbria con l’indice di crescita dei prezzi al 6,4% secondo l’Unione Consumatori è la quarta regione più cara d’Italia con un mercato del lavoro prevalentemente precario e storicamente poco professionalizzante che subirà maggiormente anche l’effetto dell’iperinflazione. Siamo anche di fronte all’evidente fallimento della riforma sulle politiche del lavoro e sull’Arpal voluta dall’assessore Fioroni. I dati Excelsior certificano, infatti, come il mismatch tra domanda e offerta di lavoro in Umbria sia tra i più alti in Italia. Tra i disoccupati umbri c’è la maggior quota di laureati in termini percentuali di tutta Italia, per cui dopo aver investito per la loro formazione è conseguente che i giovani continuino a fuggire da questa regione. Unica nota positiva, ad oggi, per la crescita occupazionale post Covid è la ripresa del settore dell’edilizia e delle costruzioni, grazie al Superbonus 110% fortemente voluto dal M5S e ostacolato ogni giorno a livello governativo.
Per questo presidente Tesei la prego di lasciar stare la propaganda: ascolti la sofferenza della comunità regionale e riallinei la sua narrazione dalla parte dell’Umbria.