“Per raggiungere l’Etiopia ho scelto di attraversare una piccola frontiera nel Nord del Kenya, dato che in quella principale di Moyale ci sono scontri e tensioni”.
Continua il viaggio di Lorenzo Barone che racconta la sua storia.
“Dopo aver lasciato la città di Lodwar ho raggiunto il lago Turkana e percorso circa 140 km lungo una pista di terra e sabbia che si è poi dileguata finendo in una grande palude.
Mi sono trovato quindi a spingere la bici nell’acqua e nel fango, circondato da bambini nudi con i bastoni e da pastori con gli AK-47 sulla schiena che portavano le mucche al pascolo.
Ad un certo punto, in lontananza ho visto un promontorio con due edifici, li ho raggiunti e due militari mi hanno fatto cenno di andare da loro. Ho chiesto se mi trovavo in Etiopia o in Kenya, la risposta è stata ‘This is Etiopia’.
I militari mi hanno detto di raggiungere il villaggio di Omorate a 27 km di distanza per ottenere il timbro sul passaporto. Sono quindi ripartito, attraversando una zona abitata dalle tribù dei dessenech dove mi sono sentito piuttosto vulnerabile, ma fortunatamente non ho avuto problemi.
Arrivato ad Omorate era ormai buio, ho raggiunto l’ufficio immigrazione ed in un primo momento mi hanno detto ‘non accettiamo i visti elettronici, ora torni indietro e vai a Moyale’. Ho avuto un attimo di sconforto, poi però hanno telefonato all’ufficio principale di Addis Abeba e la mattina successiva mi ha stampato il passaporto.
Attualmente ho percorso più di 200 km in Etiopia e adesso sto ripartendo dalla cittadina di Jinka, dove sono stato ospite di Sara e Adriano, una coppia che momentaneamente vive e lavora qui. Mi hanno dato vari consigli e informazioni per affrontare il percorso che mi porterà in Sudan”.
Foto: TerniLife ©