“Ha ragione l’assessore Morroni. Gli inceneritori sono una grande occasione di sviluppo. Peccato che lo siano unicamente per il settore della sanità privata, in grado di offrire servizi e cure a chi si ammalerà a causa dell’impatto sanitario delle emissioni. Basta leggere le risultanze e le valutazioni del gruppo di lavoro Ambiente e Salute della USL2 Umbria prodotte negli anni passati. Di certo gli inceneritori non serviranno a creare posti di lavoro”.
Queste le parole del consigliere regionale Thomas De Luca del M5S.
“Chiunque può capire che la raccolta differenziata, il massimo recupero di materia, il riciclo e le filiere industriali delle materie prime seconde riescono a creare occupati in misura esponenziale rispetto all’incenerimento. L’unica certezza, al contrario, è che grazie al piano dei rifiuti Tesei perderemo ogni forma di finanziamento prevista nel PNRR. Ben 2,1 miliardi che l’Umbria non vedrà neanche col binocolo visto che mirano tutti sostanzialmente ad un miglioramento della rete di raccolta differenziata dei rifiuti urbani e alla realizzazione di nuovi impianti di trattamento per il massimo recupero di materia e riciclaggio per ogni tipo di rifiuti. Sarà un caso che lo stesso PNRR negli investimenti faro riguardanti l’economia circolare considera il recupero energetico come una pratica da superare nel principio del Do No Significant Harm (DNSH)?
Sarà mica un caso se per ottenere i 220 miliardi del PNRR abbiamo promesso riforme come quella della Strategia Nazionale per l’Economia Circolare che dovrà includere misure come incentivi volti al sostegno delle attività del riciclo e del riutilizzo di materie prime seconde e una revisione del sistema di tassazione volto a rendere il riciclo più conveniente dell’incenerimento e delle discariche? Il futuro disegnato dall’Europa e dal PNRR va verso modelli di sviluppo che guardano all’ecodesign, alla blue economy, alla bioeconomia, al riutilizzo di materie prime secondarie che potranno determinare un drastico e progressivo calo di rifiuti da destinare sia alle discariche che alla termovalorizzazione. Come si può pensare in questo scenario di rendere sostenibile da qui al 2050 l’investimento per un inceneritore che costerà oltre 100 milioni? Misure che, persino in Danimarca, la nuova terra promessa di Morroni, hanno convinto l’Agenzia per la protezione ambientale danese a rivedere i piani sull’incenerimento già due anni fa con l’impianto di Copenaghen costretto ad importare rifiuti da mezza Europa per sostenersi economicamente (https://cphpost.dk/?p=114926)
Visto dove va il mondo, dove va l’Europa e dove si concentreranno gli investimenti nei prossimi anni, l’Umbria oggi va dalla parte opposta. Questo è un dato inconfutabile. Oggi a reti unificate si rilancia la comunicazione in stile MinCulPop di stampo morroniano e si silenzia l’opposizione ad un Piano dei Rifiuti che sembra scritto da e per qualche multiutility guardando solo al loro profitto. Morroni ha scelto lo scenario più arretrato, forse perché più semplice, meno coraggioso e che comporta meno responsabilità, le quali ricadranno prevalentemente sui sindaci delle comunità che risiedono intorno alle discariche e agli inceneritori e che provocherà divisioni e contrapposizioni tra i diversi territori. Quello che è certo è che ogni volta che gli esponenti della destra umbra aprono bocca riescono a certificare tutta l’inadeguatezza politica di una classe dirigente incapace di governare, evoluta suo malgrado grazie a Concorsopoli, dopo aver dimostrato per oltre 50 anni di non essere stata in grado nemmeno di fare opposizione”.
Foto: TerniLife ©