“Mentre la Regione Umbria primeggia per la diffusione del contagio, per popolazione attualmente positiva e al primo posto in assoluto per incremento dei casi nell’ultima settimana (+11,1%), il Consiglio Regionale a trazione Lega-Fratelli d’Italia, nonostante abbia beneficiato di 25 milioni di euro di fondi pubblici per far fronte all’emergenza Covid nel 2020, e ne abbia spesi ben 4 per un ospedale da campo al momento smantellato, si trova colpevolmente a dover abbandonare i tracciamenti e a dover riorganizzare i reparti Covid negli ospedali di Spoleto, Pantalla e Città di Castello senza aver neanche lontanamente assunto il personale necessario”.
Questo quanto si legge nella nota di Fronte Comunista Umbria.
“Si procede così di emergenza in emergenza, chiedendo un ulteriore sforzo alle lavoratrici e ai lavoratori della Sanità pubblica umbra, sotto pressione da due anni con brevi momenti di sosta, chiudendo interi reparti (cruciali per la salvaguardia della salute della popolazione locale) e sguarnendo interi territori (criminale la chiusura dei Pronto Soccorso a Pantalla e Umbertide) per reperire personale, richiamandolo dalle ferie e precettando addirittura i veterinari per svolgere le operazioni di tracciamento.
La situazione non è più accettabile, né da parte degli operatori sanitari né da parte dei cittadini umbri: è semplicemente vergognoso che dopo due anni di pandemia la sanità pubblica sia costretta ad operare in costante condizione di sotto-organico, che gli ospedali siano a corto di reagenti per i tamponi PCR, che sia necessario affidarsi a proprie spese a laboratori privati o alle farmacie per tamponi antigenici con affidabilità parziale, che reparti a garanzia della salute di interi territori vengano chiusi a comando, interrompendo colposamente il pubblico servizio.
Abbiamo inoltre già visto durante l’estate quanto siano fasulle le cosiddette “riaperture” dei Covid Hospital: reparti sguarniti, file interminabili per le visite specialistiche, operatori sanitari costretti agli straordinari anche d’estate per coprire i turni, mentre la popolazione è costretta a ricorrere al settore privato per le proprie necessità sanitarie di base, con costi insostenibili per i ceti popolari. Tutto questo non si deve assolutamente ripetere: non accetteremo supinamente lo smantellamento, già consolidato, della sanità pubblica umbra da parte di chi vuole mettere la popolazione davanti al fatto compiuto che non c’è alternativa alle cliniche private e all’intra-moenia per tutto ciò che riguarda il diritto alla salute.
Riscontriamo con favore la presa di posizione da parte dei sindacati confederali, ma non basta un comunicato e un appello al Prefetto per fermare questa deriva antipopolare: è l’ora, anche tarda, di difendere in piazza la sanità pubblica contro il sopruso pluriennale perpetrato dalle amministrazioni regionali che si sono susseguite, di centrosinistra e centrodestra, sulle spalle dei lavoratori e dei ceti popolari.
Il Fronte Comunista Umbria chiede pertanto a tutte le organizzazioni dei lavoratori della Regione, non solo della Sanità, a tutti i comitati costituiti a difesa dei presidi ospedalieri nei territori, e alle associazioni cittadine di mutuo soccorso di convergere in una mobilitazione contro la giunta Tesei e la gestione aziendalistica della sanità da parte dell’assessore Coletto. Tenetevelo, il “modello Lombardia”.
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