“La conquista di uno sportello decentrato della Soprintendenza a Palazzo Mazzancolli (sede archivio di Stato), aperto per alcuni giorni al mese per ricevere ed ascoltare tecnici e cittadini, con la presenza di due funzionari – un architetto ed un archeologo – si concretizzò a seguito della richiesta fatta con un mio atto di indirizzo votato dall’intero Consiglio Comunale. Tutto questo perché convinto che il patrimonio della nostra città meritasse e meriti la medesima considerazione di tutte le aree dell’Umbria, in termini di tutela e salvaguardia, del resto 𝗹𝗼 𝘀𝗽𝗼𝗿𝘁𝗲𝗹𝗹𝗼 𝗮𝘃𝗿𝗲𝗯𝗯𝗲 𝗽𝗲𝗿𝗺𝗲𝘀𝘀𝗼 𝗮𝗻𝗰𝗵𝗲 𝗾𝘂𝗲𝗹 𝘀𝗲𝗿𝗿𝗮𝘁𝗼 𝗰𝗼𝗻𝘁𝗿𝗼𝗹𝗹𝗼 𝗱𝗶𝗿𝗲𝘁𝘁𝗼 𝗲𝗱 𝗶𝗺𝗺𝗲𝗱𝗶𝗮𝘁𝗼 𝗰𝗵𝗲 𝗶𝗹 𝘁𝗲𝗿𝗿𝗶𝘁𝗼𝗿𝗶𝗼 𝘁𝗲𝗿𝗻𝗮𝗻𝗼 𝗺𝗲𝗿𝗶𝘁𝗮, 𝗽𝗼𝘁𝗲𝗻𝗱𝗼 𝘀𝗲𝗴𝘂𝗶𝗿𝗲 𝗺𝗲𝗴𝗹𝗶𝗼 𝗶𝗻 𝗹𝗼𝗰𝗼 𝗹𝗲 𝘁𝗮𝗻𝘁𝗲 𝗲𝗺𝗲𝗿𝗴𝗲𝗻𝘇𝗲 𝗰𝘂𝗹𝘁𝘂𝗿𝗮𝗹𝗶 𝗰𝗵𝗲 𝗰𝗶 𝘃𝗲𝗱𝗼𝗻𝗼 𝗮𝗱 𝗼𝗴𝗴𝗶 𝗶𝗺𝗽𝗲𝗴𝗻𝗮𝘁𝗶”
Queste le parole del capogruppo di Terni Civica, Michele Rossi.
“E così è stato per i sei mesi di sperimentazione, precisamente dal luglio 2019 a gennaio 2020. A scadenza della sperimentazione, nonostante i documentabili e incoraggianti risultati in termini di frequentazione ed utilità alla città, non si formalizzò il servizio attraverso opportuno protocollo di intesa tra i soggetti coinvolti né si chiese, prima dell’arrivo della pandemia, un prolungamento o la sua stabilizzazione. Qualche mese fa con una interrogazione chiedevo di conoscere i motivi che avevano portato alla chiusura, portando cosi all’attenzione del nuovo assessore competente quanto accaduto e chiedendo di attivarsi per il ripristino.
Ci si dedicò immediatamente, recuperando il tempo perso, cercando di riallacciare i rapporti al fine di capire la possibilità di far riattivare il servizio da parte della Soprintendenza.
Con la consapevolezza che a distanza di quasi due anni tutto fosse più difficile tanto che
𝗼𝗴𝗴𝗶 𝗮𝘁𝘁𝗿𝗮𝘃𝗲𝗿𝘀𝗼 𝘂𝗻𝗮 𝗺𝗶𝘀𝘀𝗶𝘃𝗮 𝗮𝗿𝗿𝗶𝘃𝗮 𝗹𝗮 𝗿𝗶𝘀𝗽𝗼𝘀𝘁𝗮, 𝗺𝗲𝘀𝘀𝗮 𝗻𝗲𝗿𝗼 𝘀𝘂 𝗯𝗶𝗮𝗻𝗰𝗼, 𝗱𝗶 𝗶𝗺𝗽𝗼𝘀𝘀𝗶𝗯𝗶𝗹𝗶𝘁𝗮̀ 𝗱𝗶 𝗿𝗶𝗮𝗽𝗿𝗶𝗿𝗹𝗼 𝗽𝗲𝗿 𝗰𝗮𝗿𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗱𝗶 𝗽𝗲𝗿𝘀𝗼𝗻𝗮𝗹𝗲. Una posizione del Soprintendente di oggi, che nel frattempo non è lo stesso che concesse il servizio, che sembra non permettere ad oggi grandi margini di trattativa.
C𝗶ò 𝗰𝗵𝗲 𝗿𝗮𝗺𝗺𝗮𝗿𝗶𝗰𝗮 è 𝗰𝗵𝗲 𝗻𝗼𝗻 𝘀𝗶 𝘀𝗮𝗿𝗲𝗯𝗯𝗲𝗿𝗼 𝗱𝗼𝘃𝘂𝘁𝗶 𝗹𝗮𝘀𝗰𝗶𝗮𝗿 𝘀𝗰𝗲𝗺𝗮𝗿𝗲 𝗶 𝗺𝗲𝘀𝗶 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝘀𝗽𝗲𝗿𝗶𝗺𝗲𝗻𝘁𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗺𝗮 𝗰𝗶 𝘀𝗶 𝘀𝗮𝗿𝗲𝗯𝗯𝗲 𝗱𝗼𝘃𝘂𝘁𝗶 𝗽𝗿𝗲𝗼𝗰𝗰𝘂𝗽𝗮𝗿𝗲 𝗱𝗲𝗹 𝗱𝗮 𝗳𝗮𝗿𝘀𝗶 𝗽𝗿𝗶𝗺𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝘀𝗰𝗮𝗱𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝘀𝘁𝗲𝘀𝘀𝗮, 𝗱𝗶𝗺𝗼𝘀𝘁𝗿𝗮𝗻𝗱𝗼 𝘃𝗲𝗿𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗲 𝗱𝗶 𝘁𝗲𝗻𝗲𝗿𝗲 𝗮𝗹 𝘀𝗲𝗿𝘃𝗶𝘇𝗶𝗼 𝗲 𝗱𝗶 𝗰𝗮𝗽𝗶𝗿𝗻𝗲 𝗹’𝗶𝗺𝗽𝗼𝗿𝘁𝗮𝗻𝘇𝗮, 𝗿𝗮𝗴𝗶𝗼𝗻𝗮𝗻𝗱𝗼 𝗽𝗲𝗿 𝘂𝗻𝗮 𝗽𝗿𝗼𝘀𝗲𝗰𝘂𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹 𝗮𝘁𝘁𝗶𝘃𝗶𝘁à.
Questo insieme al sopraggiungere della pandemia, forse ha contribuito allo smantellamento dell’ importante servizio e sembra cozzare con le imprese di una passata gestione delle tematiche culturali, di cui giornalmente si ricordano i successi.
Al di là delle possibili mancanze rimane solo tanto rammarico per esserci fatti sfuggire in questo modo un primo segnale di riconoscimento, considerazione e giusto rispetto per la nostra città. Perché in termini di storia e valore, Terni non è e non può essere considerata seconda a nessuno. Compito della politica è continuare a lavorare per questo”.
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