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Ordinanza antiprostituzione, dopo la bufera arriva la replica del sindaco

(Dal Corriere dell’Umbria ) Ilsindaco di Terni, Leonardo Latini, è intervenuto sulle polemiche che hanno fatto seguito all’ordinanza denominata anti prostituzione: “Nessun divieto di minigonne o scollature, ma solo l’intenzione di fornire alle forze dell’ordine uno strumento per intervenire e impedire fenomeni odiosi come lo sfruttamento della prostituzione”, ha affermato all’Adnkronos. Poi lo stesso Latini si è tolto qualche sassolino dalla scarpa: “Ci sono ordinanze analoghe in comuni di centrosinistra e centrodestra, se scoppia la polemica in un comune della Lega e non in un comune del Pd mi viene da pensare che ci sia un elemento di strumentalità“, ha commentato.

Sulle polemiche il primo cittadino ha replicato in questo modo: “Sono rimasto abbastanza sorpreso: l’ordinanza era stata già adottata nel mese di luglio e fu oggetto di una proroga. In seguito ad alcune segnalazioni e al Comitato per l’ordine e sicurezza, che si è svolto in prefettura, è stata emanata questa ordinanza l’1 ottobre scorso. Di ordinanze come queste ce ne sono moltissime, un’ordinanza gemella c’è a Rimini. Ma evidentemente – ha aggiunto – ci sono sensibilità diverse nell’interpretare i fenomeni. Ripeto, si tratta di dare alle forze dell’ordine uno strumento per intervenire e impedire fenomeni odiosi come lo sfruttamento della prostituzione. Noi sindaci attuiamo queste ordinanze per creare ambienti ostili a fenomeni criminali nelle città”.

Riguardo alle accuse per il testo dell’ordinanza che censura “un abbigliamento indecoroso o indecente“, Latini osserva: «L’ordinanza va letta nel suo complesso, nessuno ha evidenziato che si colpiscono soprattutto i comportamenti dei clientiNessuno intende vietare minigonne o scollature nel modo più assoluto, non si tratta di vietare tipologie di abbigliamento, ognuno è libero di vestirsi come ritiene”, ha precisato il sindaco aggiungendo che al centro dell’ordinanza ci sono quei “comportamenti diretti in modo non equivoco ad offrire prestazioni sessuali a pagamento e che possano ingenerare la convinzione che si stia esercitando la prostituzione“.

Foto: TerniLife ©

 

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