Una ventina di furti messi a segno nei comuni di Terni (soprattutto in periferia), San Gemini tra i mesi di ottobre dello scorso anno ed aprile del 2021 sono stati scoperti dai Carabinieri della Stazione di San Gemini e del Nucleo Operativo e Radiomobile di Terni. Gli autori sono stati individuati in una banda di quattro cittadini, di cui due di origine albanese e due romeni, ben organizzati e pratici del mestiere. I furti sono stati messi a segno con un modus operandi da manuale, con una certa predilezione per le villette e le case isolate, non disdegnando piccoli condomini.
La banda agiva già dal primo pomeriggio, nell’arco orario compreso tra le ore 16,00 e le ore 20,00 approfittando dell’arrivo del buio delle classiche giornate autunnali; gli oggetti più ricercati erano soldi e gioielli, orologi, monete storiche e attrezzature fotografiche; la tecnica utilizzata – in tutti i furti – consisteva nella effrazione o rottura dei vetri delle finestre (da qui il nome dell’operazione “Broken Windows”).
I reati predatori scoperti sono stati tutti perpetrati nel centro urbano o nella periferia di Terni, in San Gemini, a Roma, a Riano, a Monterotondo e a Forano (RI), sempre con lo stesso modus operandi sopra indicato e mediante l’utilizzo per garantirsi la fuga di autovetture sempre diverse, di grossa cilindrata e di provenienza lecita, seppure con intestazioni fittizie al fine di non essere riconducibili ai materiali autori dei reati.
Una volta riusciti a razzolare la refurtiva all’interno degli appartamenti, quantificata in totale – sulla scorta delle denunce sporte dai derubati – in € 30.000 (trentamila), a seguito delle attività di indagine è emersa una certa capacità da parte dei ladri nel trovare i ricettatori giusti nella Capitale. Durante l’attività investigativa è emerso che al termine dei loro raid, i predatori malgrado intercettati dalle Forze dell’ordine, riuscivano sempre a darsi alla fuga, abbandonando (in tre occasioni) le autovetture delle quali si stavano servendo. In quelle occasioni è stato possibile individuare la “potenza di fuoco” dei predatori grazie all’attività analitica svolta sulle attrezzature da scasso rinvenute nei mezzi recuperati, da cui si notava la presenza di cacciaviti, piedi di porco, e perfino di una modernissima tronchesi idraulica, utile per effrazioni delle difese passive più resistenti.
I Carabinieri di San Gemini, con l’ausilio dei militari della Sezione Operativa del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Terni, hanno caparbiamente investigato al fine di ricostruire gli intricati collegamenti tra gli autori dei furti, avvalendosi delle moderne attrezzature tecniche-informatiche a disposizione, riuscendo ad individuare, incrociando i dati emersi dai tabulati e dalle intercettazioni telefoniche disposte dal P.M. dott.ssa Giulia Bisello, le singole persone coinvolte nella vicenda.
La banda operava con scaltrezza, mostrando capacità organizzative e modo di procedere navigato e sistematico con piani di fuga ben studiati e organizzati; i malviventi erano sempre pronti ad essere recuperati da complici in caso di abbandono forzato dei veicoli utilizzati.
Il capo della banda, individuato in un cittadino albanese di 36 anni, si avvaleva della sua compagna rumena, coetanea, verosimilmente presente con lui nella maggior parte dei furti. La coppia traeva le proprie risorse esclusivamente dai reati predatori messi in atto ed entrambi gestivano il supporto degli altri personaggi di contorno, che di volta in volta si avvicendavano nelle incursioni predatorie.
L’uomo, B.A. albanese classe 1985, residente a Roma nella zona di Torre Angela, è stato arrestato in esecuzione di una misura cautelare emessa dal G.I.P., dott.ssa Simona Tordelli. La donna, convivente, rumena classe 1987, è stata invece denunciata in stato di libertà alla locale Procura della Repubblica; sono ancora in corso le indagini per identificare compiutamente gli altri due complici.
L’invito dei Carabinieri è sempre quello di: lasciare luci accese in casa quando si è fuori; rimuovere le vulnerabilità rinforzando le difese passive dell’abitazione, “rendendo difficile” ai ladri il loro lavoro; ridurre al massimo la facilità di rinvenimento degli oggetti preziosi, non utilizzando come nascondiglio i posti dove loro si attendono di trovarli; e, naturalmente, segnalare al 112 ogni attività sospetta notata nei dintorni delle proprie case o in quelle dei vicini.
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