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Piano regionale qualità aria, l’aggiornamento sulla base degli studi scientifici svolti dall’Arpa

Il documento di aggiornamento del Piano regionale per la qualità dell’aria fonda le proprie valutazioni su studi scientifici svolti da ARPA (Agenzia regionale per la protezione ambientale) Umbria. È quanto precisa l’Assessorato regionale all’Ambiente. Tra questi, si spiega, l’inventario regionale delle emissioni, sul contributo delle varie sorgenti alle emissioni in atmosfera, attesta un contributo primario rilevante all’emissione di polveri sottili da parte dei riscaldamenti civili rispetto ad altre sorgenti minoritarie, quali il traffico, i processi industriali e le attività agricole.

Un secondo studio di ARPA Umbria, del 2016, svolto solo su una centralina rappresentativa delle emissioni da traffico indica che le ricadute rilevate di polveri sottili sono riferibili alle sorgenti in maniera più bilanciata.

I risultati non sono tra di loro in contraddizione, evidenzia l’Assessorato, ma esaminano il fenomeno da due punti di vista differenti: il primo studio analizza e censisce le emissioni primarie di inquinante in atmosfera, il secondo studio ha analizzato per quel caso puntuale, nato per la valutazione del traffico veicolare, la risposta del sistema atmosferico al ricettore.

Il costante monitoraggio svolto in questi anni dalla rete di rilevazione regionale della qualità dell’aria ha dato evidenza che nel territorio della Conca ternana rimane ancor oggi la presenza di superamenti delle concentrazioni, rispetto ai valori limite previsti dalla normativa, di polveri sottili, PM10 e benzo-a-pirene durante il periodo invernale.

Questa situazione ha determinato l’inserimento della Regione Umbria nella procedura di infrazione aperta nel 2014 dalla Commissione europea contro lo Stato Italiano. Ma ancor più importante e prioritario per la Regione Umbria è operare affinché la qualità dell’aria nella Conca ternana raggiunga gli standard di qualità previsti dalla normativa comunitaria, seppure negli ultimi anni si assiste ad un leggero trend in miglioramento.

Per intervenire sul fenomeno, vanno adottate le misure che intervengano su tutte le sorgenti, con particolare attenzione a quelle che più prevalentemente immettono gli inquinanti in atmosfera. Perseguendo questo obiettivo, il Piano per la qualità dell’aria prevede misure rivolte sia alla promozione di sistemi di mobilità sostenibile sia alle attività produttive e con particolari interventi ai riscaldamenti civili a basse efficienze. In particolare, riveste in questo ambito un peso rilevante l’utilizzo di centrali termiche alimentate a biomasse e caminetti che, con bassa efficienza di combustione, sono tra le più importanti fonti di generazione di PM10 e benzo-a-pirene.

Quest’ultima evidenza risulta non solo dagli studi locali, ma da altri e numerosi studi effettuati sia a livello europeo sia a livello nazionale (UEAir Quality in Europe – 2020 report, ISPRA inventario nazionale e ruolo delle biomasse 2021).

 

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