“Abbiamo dialogato per costruire la Next society. Sono stati tre giorni intensi di una società che pensa, che discute, che si confronta, che elabora. Questa è la controtendenza vissuta in questi giorni a Narni insieme a nomi importanti”. Lo ha detto il sindaco di Narni Francesco De Rebotti a conclusione dell’edizione annuale del Festival della Sociologia. Un Festival, spiega l’organizzazione in un comunicato, che è stato un successo testimoniato anche dai numeri. Più di mille presenze nella tre giorni, 250 relatori in un centinaio di eventi, 20 libri presentati e varie mostre d’arte.
Il comunicato dell’evento – “Soddisfazione per gli organizzatori, dunque, e per il comitato scientifico che ci tiene a ribadire “il Festival deve rimanere una bella opportunità per i ragazzi che si cimentano con questa scienza e per la società civile. C’è la possibilità di approfondire alcuni studi sul campo, confrontarsi con i più grandi sociologi di fama internazionale approfondendo temi di Sociologia in un contesto informale dal forte valore culturale”.
Scienze sociali e Città di Narni sono in simbiosi dal 2006, una simbiosi che arricchisce entrambi gli universi. L’esperienza universitaria ha portato ad un radicamento accademico nella città, prima con la triennale e poi con l’ottenimento dei corsi di specialistica. Narni è, e vuole rimanere, una città a misura di studente.
Un ragionamento partito dalle tre parole chiave “Natura, Cultura, Politica”, volutamente realizzato solo nella modalità “in presenza” – perché come dice il Prof. Mario Morcellini – “ ha il merito di non essersi ripiegato neanche durante il Covid, ponendosi come un elemento sistematico di riflessione sulla pandemia ma sempre con l’ispirazione di guardare oltre. È giusto che la Sociologia abbia coraggio e faccia coraggio, perché se c’è una disciplina che deve essere lettura in tempo reale dei cambiamenti in corso, è un altro modo per dire che siamo stati e saremo dentro il cambiamento”.
Un Festival concentrato sulle proposte di rigenerazione di una nuova società fondata sulla responsabilità e affidata in qualche misura al Piano Nazionale di Ricostruzione e Resilienza.
Partito con le lezioni magistrali di Giuseppe De Rita Presidente Censis che ha trattato la“Responsabilità sociale della Sociologia”, e di Francesco Profumo Presidente Acri e già ministro, che invece si è concentrato su “Un approccio olistico al tema dello sviluppo sostenibile”.
“Ho vissuto sempre la ricerca sociale come momento di responsabilità. La sociologia deve essere un momento di conoscenza da parte del ricercatore, – ha ricordato De Rita – momento di autocoscienza da parte della comunità in cui si svolge l’indagine, momento di autoregolazione della comunità stessa per cercare nuovi traguardi e per perseguirli. Quindi io ho questo vizio diciamo così di aver cominciato proprio a vedere la sociologia al servizio della società al servizio dei processi sociali. Mai un’osservazione dall’esterno mai una capacità di distacco, ma sempre dentro con una responsabilità piena. Il problema forse è ancora lo stesso cioè saper condurre ricerca sociale a fini di trasformazione complessiva del sistema nazionale e non restando solo sul piano puramente della ricerca”.
Il Presidente ACRI, invece, ha portato l’attenzione sulle grandi sfide che l’umanità si troverà di fronte nei prossimi anni e che dovranno essere affrontate con un approccio di ampio respiro. “Nei suoi 17 obiettivi per uno sviluppo sostenibile l’Onu ha combinato la questione climatica ambientale con aspetti prettamente sociali. Lotta alla povertà, istruzione, giustizia, parità di genere, vita nelle città e lavoro. L’insieme di questi obiettivi declina lo scenario di un pianeta in cui l’uomo si prende cura della qualità della vita proprio di tutti senza scaricarne il costo sull’ecosistema e sulle generazioni future. Il modello di sviluppo adottato dall’umanità a partire dal secolo scorso ha ampiamente dimostrato tutti i suoi limiti. La lungimiranza dell’uomo dovrebbe essere in grado di tenere in considerazione gli oceani e fiumi. I teatri e le biblioteche. Chi non ha fissa dimora e chi è costretto a lasciare il proprio Paese, l’Europa e le nostre comunità. Tutto questo e molto altro deve essere al centro della riflessione per costruire un vero sviluppo sostenibile”.
Carla Collicelli, intervistata al Festival dalla Prof. Maria Caterina Federici e dal Prof. Mario Morcellini, ha posto l’accento sulla “resilienza trasformativa” cioè un bisogno di resistere e anche di reagire rispetto ai drammi provocati soprattutto dalla Pandemia. La resilienza trasformativa, l’adattamento, e la necessaria dinamicità che permette all’individuo di restare padrone delle situazioni che gli competono.
“Quali sono gli aspetti salienti che appunto la crisi sanitaria ha toccato e sui quali occorre intervenire?. – per la Collicelli – Uno sicuramente è il tema della salute, della sanità e del nostro stato sociale perché si è capito che non bastano gli ospedali, che non bastano i medici qualificati, ma occorre tornare ad una medicina e una sanità del territorio. Occorre rivalutare e valorizzare la comunità nella quale le persone vivono da tutti i punti di vista per prevenire le patologie e a controllare la diffusione soprattutto di quelle infettive come è avvenuto”.
Altri due aspetti importanti, secondo Collicelli, sono sia la fiducia dei cittadini nella scienza e nelle istituzioni per non si creare un rapporto disfunzionale nella popolazione che può dar vita a situazioni problematiche ed ulteriori drammi e quanto siano importanti le relazioni umane significative. In un mondo moderno caratterizzato da relazioni spesso frettolose, stare all’interno del proprio nucleo familiare per molti ha significato rivalutare le buone relazioni soprattutto quelle intergenerazionali che è un altro aspetto importante.
Un Festival ricco, che ha visto esperti nazionali ed internazionali dialogare sulla sociologia pubblica, la Next Social Science, l’European society e qui “L’importanza di dotare – secondo Alessandro Cavalli Presidente onorario del Festival – le istituzioni europee, cioè la Commissione e il Parlamento europeo, di qualche potere in più soprattutto nell’ambito della politica estera della politica energetica, della politica di relativa all’ambiente al clima e anche alle politiche migratorie. Nodi politici, che ogni Stato non è in grado di risolvere da solo ma devono essere affrontati molto più efficacemente da un potere europeo dotato di poteri limitati ma reali”.
Ed ancora ripensare la scuola dopo il covid, dell’accesso sicuro ai dispositivi digitali, perché come afferma la Prof.ssa Ida Cortoni, “La scuola va oltre la DaD. L’educazione digitale non si riduce nella Dad”. “Trovare – dice Franco di Mare Direttore di Rai 3 – un nuovo vocabolario, con il quale riuscire a parlare ai giovani che sono abituati a una sintesi estrema e alla semplificazione dei messaggi complessi. Perché non sempre la frase più semplice è la risposta giusta”.
Altro settore che ha trovato spazio al Festival della Sociologia è quello della Robotica, soprattutto come strumento per ridurre delle diseguaglianze sociali. “Questa paura dei robot è insensata. – sostiene Paolo Dario, professore Ordinario di Robotica Biomedica e Prorettore alla Terza Missione presso la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa – I robot sono in realtà occasioni di lavoro perché i robot qualcuno li deve costruire come le automobili e noi possiamo farlo. Non esiste neanche un problema di materie prime, in quanto con l’economia circolare si potrebbe smontare i materiali delle vecchie tecnologie e rimontarli sui nuovi ”.
“Una sesta edizione quella del Festival della Sociologia di Narni 2021 – come ha ricordato Maria Carmela Agodi – Presidente AIS Associazione Italiana Sociologia – che ha dimostrato le vulnerabilità di un modello di sviluppo economico e sociale che si misura globalmente solo in termini di PIL. Un ripensamento della nostra società che deve partire dal rapporto tra natura e cultura, oltre che dalla politica, per ridurre il rapporto conflittuale della società e le diseguaglianze”. “Trovo singolare ma è forse un segno dei tempi – sintetizza Sabina Curti della Segreteria scientifica – che mentre noi qui al Festival della Sociologia ci sforziamo di ricomporre e ricostruire una dimensione sociale, guardandoci negli occhi e ascoltandoci, riaffermando con analisi diverse anche la necessità per esempio di nuovi soggetti collettivi capaci di mediare e fungere da snodi concreti su conflitti e disuguaglianze, a Roma stiano al contrario accadendo fatti come quello dell’attacco alla CGIL che vanno in una direzione non utile né necessaria alla società che verrà. Credo che la funzione della nostra manifestazione culturale e scientifica sia anche quella di essere ‘utile socialmente’, ovvero di offrire alle persone strumenti di analisi per potersi riposizionare rispetto ai problemi sociali e quindi per poter intervenire in maniera costruttiva e non violenta”.
Foto: TerniLife ©