“La riacutizzazione della vicenda Ast in relazione alla procedura di vendita e del modello di garanzie nelle procedure di appalto necessita di un’approfondita riflessione che faccia scaturire atti concreti, e non di ulteriori discussioni retoriche e passerelle elettorali di non troppo antica memoria”. Queste le polemiche parole di Simone Lucchetti, coordinatore regionale del sindacato Uilm Umbria.
“Le nostre esperienze passate – prosegue Lucchetti – ci forniscono un vademecum cristallino a cui fare riferimento rispetto alle cose da fare e, contemporaneamente, quelle assolutamente da non fare. Il perenne supporto che i lavoratori ci hanno fornito in questi ultimi anni, nonostante le enormi difficoltà della vertenza del 2014, ci hanno insegnato la prima cosa da non fare: cadere nella trappola di forze politiche locali e nazionali che adoperano l’assoluta rilevanza del sito industriale di Terni per fare propaganda e conseguentemente battaglia politica”.
“Non riguarda i lavoratori di Ast o quelli di Ilserv – incalza il sindacalista – la guerra fredda che coinvolge i vari ministeri di questo governo di ‘fantomatica’ unità nazionale. Non credo ci sia più predisposizione da parte di nessuno a dare credito a chi è direttamente coinvolto nel Governo del Paese. La questione Ast ha bisogno di atti concreti e non di enunciazioni che possono dare solo l’immagine di una politica che crede di fare ma che realmente è distante dalle esigenze di un sistema debole e perennemente in difficoltà. Oggi si registrano solo dichiarazioni di volontà e, in maniera confusionaria, elementi di discussione, come le dichiarazioni sulla siderurgia che rimangono lettera morta. Capire oggi il ruolo della politica su un sistema fragile e indebitato come quello industriale italiano rimane complicato e autoreferenziale, come del resto l’immagine di un settore che in Italia stenta a ripartire”.
“Un esempio di tutela e garanzia delle produzioni nazionali – propone Lucchetti – potrebbe essere la soluzione dell’annoso conflitto tra lo sfruttamento dei territori da parte delle multinazionali e una legislazione adeguata che garantisca produzioni e livelli occupazionali. Thyssen in questo ultimo ventennio è stato un interlocutore difficile, ma complessivamente affidabile sotto il profilo dei numerosi piani industriali succedutisi nelle alterne fasi di mercato dell’acciaio”.
“C’è dunque bisogno che chi dice di avere a cuore i destini di Ast – conclude il coordinatore della Uilm – garantisca un acquirente di pari livello, perché ai lavoratori di Ast occorre ‘solo’ di poter continuare a fornire la propria prestazione con serietà, correttezza, professionalità e grande responsabilità. Basta con gli auspici e si percorra una strada di concretezza”.