“Il precariato dilagante è uno dei principali problemi strutturali del sistema scolastico italiano, mai affrontato seriamente dai governi di centrodestra e di centrosinistra per essere davvero risolto.
Siamo ormai alla cifra record di circa 220.000 unità solo tra i docenti: professionisti laureati (ed in alcuni casi, come ad esempio i docenti di sostegno specializzati, anche titolari di un’ulteriore formazione universitaria selettiva), assunti all’inizio di ogni anno scolastico e licenziati alla fine delle lezioni, senza percepire alcuno stipendio nei mesi estivi”.
Queste le parole del Partito della Rifondazione comunista.
“Una prassi consolidata, ma in contrasto con le direttive della Commissione Europea che stabiliscono l’obbligatorietà, per gli Stati membri, di non reiterare contratti a tempo determinato oltre i tre anni, proprio perché l’esperienza maturata a scuola viene ritenuta un elemento importante da valorizzare.
Al contrario, il trattamento riservato ai precari della scuola dal precedente Governo è stato l’indizione di un concorso straordinario, svolto in piena pandemia, con prove e sistemi di valutazione molto discutibili, che non risolve affatto il problema, poiché porterà alla stabilizzazione solo di una piccola parte dei docenti precari, lasciando tantissime cattedre ancora vuote e continuando, dunque, a non garantire il diritto alla continuità didattica agli studenti.
Anche il prossimo anno scolastico rischia così di iniziare con un nuovo record di precari: un ulteriore “Settembre nero” per la scuola italiana, con gli studenti, già provati da due anni di pandemia, che assisteranno all’ennesima girandola di insegnanti nella loro classe.
Le misure previste dal Governo Draghi, al momento, non marcano la necessaria inversione di tendenza: la stabilizzazione dei docenti abilitati e specializzati con tre anni di servizio è, infatti, solo un piccolo passo, del tutto insufficiente a coprire le cattedre vuote e non riconosce, comunque, il diritto alla stabilizzazione di tantissimi precari storici, smentendo così, nei fatti, anche le poche condivisibili dichiarazioni di intenti contenute nel “Patto per la Scuola”, firmato con i sindacati confederali.
L’urgenza è ancora, oggi più che mai, quella di abolire la differenza tra organico di diritto ed organico di fatto, di prevedere percorsi abilitanti e di procedere all’immediata stabilizzazione sia di tutti/e coloro che hanno 180 giorni di servizio a scuola, che di tutti i docenti specializzati sul sostegno (in questo caso anche senza il requisito delle tre annualità di insegnamento, data la grave emergenza che caratterizza quest’ambito).
Per questo, come Rifondazione Comunista, staremo dalla parte dei lavoratori e delle lavoratrici della scuola pubblica in tutte le occasioni di lotta e mobilitazione”.
Foto: TerniLife ©