“Il rischio di spopolamento delle aree interne passa anche per la chiusura sistematica degli sportelli bancari dei piccoli comuni”. Il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle, Thomas De Luca, ha presentato un’interrogazione alla giunta regionale “per promuovere il mantenimento in loco di servizi essenziali e contrastare lo spopolamento delle aree interne e montane della nostra regione”. Dopo la paventata soppressione dell’agenzia di Piediluco della Cassa di Risparmio di Orvieto, scongiurata dopo una serie di iniziative della politica locale, l’istituto di credito Banco Desio ha deciso di chiudere le proprie filiali nei Comuni di Castel Ritaldi e Arrone. “Una decisione lesiva degli interessi di imprese e cittadini – dice De Luca – soprattutto per i più anziani che non hanno eccessiva confidenza con i sistemi digitali e che rischiano di essere privati di servizi fondamentali sul territorio. Allo stesso modo anche le imprese rischiano di perdere un punto di riferimento per le proprie attività. Succede ad Arrone, in Valnerina, così come a Castel Ritaldi, comune di poco più di 3.000 abitanti in provincia di Perugia dove tra 15 giorni chiuderà l’ultima filiale bancaria rimasta. A Costacciaro, comune della stessa provincia che sorge sulle pendici del Monte Cucco e conta poco più di 1.000 abitanti, era rimasto un unico sportello di Banca Etruria dove lavoravano due donne che, pur di mantenere in vita la filiale, avevano accettato contratti part-time. Ma dopo che la banca è finita in dissesto nel 2015, il nuovo gruppo nell’orbita di Intesa Sanpaolo ha deciso di abbassare le serrande. Chi abita in questi comuni si ritrova con la filiale più vicina a cinque chilometri di distanza, considerando che buona parte degli abitanti è anziana e che i servizi di trasporto pubblico sono carenti se non proprio inesistenti, per non parlare della debolezza delle connessioni internet”. Secondo i dati della Fabi Umbria dal 2018 al 2019 si sono già perse 24 filiali, 18 nella provincia di Perugia e 6 nella provincia di Terni, con la perdita di oltre 400 posti di lavoro e il conseguente impoverimento delle piccole comunità. I dipendenti del settore sono passati da 3.342 a 2.919, in linea purtroppo con l’andamento delle regioni del centro Italia. Solo il Piemonte ha visto un consistente aumento grazie a potenti investimenti nell’information technology. “Con la perdita di un terzo delle filiali bancarie in Umbria interi pezzi di territorio, soprattutto nelle aree interne, sono rimasti completamente scoperti – conclude il portavoce del Movimento 5 Stelle – soltanto 75 comuni umbri su 92 hanno oggi sportelli bancari. In un quadro critico come quello della post pandemia, i dati sull’usura e sulla predazione finanziaria non sono da sottovalutare. La politica di impoverimento del territorio e dei tagli occupazionali diventa insostenibile. Il rilancio economico dell’Umbria deve passare anche da un ruolo forte del credito sul territorio, a sostegno di imprese e famiglie. E’ ora di dire basta a politiche che in Umbria hanno portato in dieci anni alla chiusura di un terzo delle filiali di banca. Quali azioni la giunta regionale intende porre in essere per promuovere il mantenimento di servizi essenziali e contrastare lo spopolamento delle aree interne?”.
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