Il Consiglio comunale di Narni ha approvato all’unanimità un ordine del giorno, presentato dal gruppo Pd, con il quale chiede al governo italiano “di conferire la cittadinanza Italiana per meriti speciali a Patrick Zaki, in riferimento al secondo comma dell’articolo 9 della legge sulla cittadinanza Italiana”. Sempre nel documento l’assemblea elettiva di Palazzo del Podestà esprime “solidarietà, sostegno e vicinanza alla famiglia e alle Università di Bologna e Granada” e “chiede al governo Italiano di impegnarsi a promuovere in tutte le sedi istituzionali opportune, con particolare riferimento all’Unione Europea, affinché si attivino per il rilascio di Zaki”.
Questo il testo integrale dell’ordine del giorno approvato:
“Patrick George Zaki è un ragazzo di 27 anni di origine egiziana che ha deciso di investire parte della sua formazione accademica in Italia, presso l’Alma Mater Studiorum di Bologna. Un ragazzo che incarna appieno lo spirito più positivo dei nostri tempi, affamato di conoscenza, aperto al mondo ed alla sua diversità, di cui purtroppo ci ritroviamo oggi a parlare, non per l’esempio che può donarci, ma per la triste vicenda che lo ha colpito il 7 febbraio 2020.
Ricercatore presso la ONG egiziana Egyptian Initiative for Personal Rights, nell’agosto 2019 si trasferisce in Italia per partecipare al GEMMA, un corso di Laurea Magistrale presso l’Università di Bologna, inserito nel programma Erasmus Mundus, con un curriculum dedicato agli Studi di Genere e delle donne. La mattina del 7 febbraio 2020, rientrando nel suo paese, per una visita ai suoi familiari presso la sua città natale, Mansoura, all’aeroporto del Cairo, agenti dell’Agenzia di Sicurezza Nazionale (NSI) egiziana lo hanno preso in custodia, facendolo sparire per le successive 24 ore. Come riferito dai suoi legali, in questo lasso di tempo Patrick è stato picchiato, sottoposto ad elettroshock, minacciato ed interrogato circa il suo lavoro ed il suo attivismo tra diritti umani e civili.
Inconsapevole del mandato di arresto che pendeva sulla sua testa da settembre 2019, Patrick compare l’otto febbraio di fronte ad un pubblico ministero insieme ad una lista di accuse, tra cui la pubblicazione di voci e notizie false volte a disturbare la pace e fomentare il caos, l’incitamento alla protesta, la richiesta del rovesciamento dello Stato, nonché la gestione di un account social attraverso il quale avrebbe istigato all’utilizzo della violenza e di atti terroristici con il fine di minare l’ordine precostituito e la sicurezza pubblica.
La carcerazione continua ad essere prolungata, per un approfondimento delle indagini mai avvenuto, in una situazione sempre più complessa a causa della pandemia da SARS-Cov-2, con seri rischi legati alle condizioni di salute di Patrick, asmatico, ed alle condizioni del carcere di Tora in cui oggi si trova. Nessuna certezza per il futuro, nessun rinvio a giudizio, solo ulteriori prolungamenti della custodia cautelare. L’ultima proroga risale al 7 dicembre.
La vicenda di Patrick ricorda purtroppo da vicino la storia di Giulio Regeni. Il dottorando italiano presso l’Università di Cambridge, in Egitto per svolgere una ricerca sui sindacati indipendenti egiziani scomparve il 25 gennaio 2016 fino al tre febbraio quando il corpo nudo e mutilato, fu ritrovato in un fosso, lungo la strada del deserto Cairo-Alessandria, alla periferia del Cairo. Contusioni, lividi, fratture, coltellate, tagli, incisioni e bruciature, tutti segni indicanti una fine atroce tra dolorose torture, sono state le ultime cose conosciute da Giulio, mentre familiari, associazioni come Amnesty International, membri del mondo accademico, intellettuale politico, un Paese intero, attendono di conoscere ancora la verità, dopo cinque anni dalla sua morte, senza concreti aiuti dalle autorità egiziane, la cui promessa di piena collaborazione è stata smentita nel tempo da controverse mancate autorizzazioni, limitazioni nel fornire dati e informazioni, apparenti colpevoli indicati come tali solo dopo la loro uccisione, rivelatisi infine non coinvolti nel decesso dell’italiano.
Da quello che si apprende dalla stampa, ieri (14/4/21), i magistrati italiani, hanno depositato alcune testimonianze che accusano i quattro appartenenti ai servizi segreti egiziani di essere gli autori del sequestro, delle torture dell’omicidio di Giulio Regeni. Non possiamo permetterci un nuovo caso Regeni, accanto alla continua ricerca della verità per quest’ultimo, dobbiamo impegnarci affinché la violazione dei diritti umani nei confronti di Patrick Zaki non sfoci in una nuova tragedia. In questo senso vanno le continue pressioni da parte della comunità italiana e internazionale, del mondo associativo, accademico e politico, con le numerose iniziative che mantengono viva la richiesta di un trattamento umano nel rispetto del diritto giuridico e dei diritti umani, spesso ignorati dalle autorità egiziane.
Deve rimanere alta l’attenzione e la pressione da esercitare quotidianamente affinché Patrick venga finalmente liberato, forti di un sentimento che condanna la violenza e qualsiasi sopruso, qualsiasi mancato rispetto dei diritti base dell’Uomo, condivisi storicamente dalla nostra città. Il Senato della Repubblica italiana ha votato ieri (14/4/21) a favore la richiesta di concedere la cittadinanza italiana al giovane Patrick Zaki. Al voto ha partecipato anche la Senatrice Liliana Segre”.