Sulla vicenda varianti Covid a Terni, continuo a pensare che il trasferimento dei pazienti da Perugia a Terni, mentre Perugia era interessata a un picco pandemico, abbia contributo alla diffusione della stessa. Non è un caso, infatti, che la regola fondamentale in caso di infezioni, e ancor di più pandemia, sia il contenimento. Il lockdown è appunto l’espressione massima del necessario contenimento. Oltretutto i trasferimenti si sono avuti perché in estate la regione non si è attrezzata per fronteggiare i nuovi cicli pandemici che pure erano stati annunciati.
Sulla vicenda Ex Milizia, poi, si nega l’evidenza: è una struttura sostanzialmente pronta, sicuramente molto di più delle tende montate.
Auspicare un’unica azienda ospedaliera vuol dire ignorare la stragrande maggioranza degli operatori sanitari che invece sostengono che questa non farebbe altro che penalizzare entrambi i presidi ospedalieri e l’offerta sanitaria della regione nel suo complesso. L’appiattimento porterebbe innanzitutto una perdita di attrattività nei confronti del Lazio. Purtroppo già iniziata, come attesta il Libro bianco della Regione, e registrata già nella fase pre Covid.
C’è da domandarsi come si possa parlare di azienda di alta specializzazione a Terni quando la cardiochirurgia conta solo su quattro chirurghi e su un numero insufficienti di cardioanestesisti.
Sul nuovo ospedale di Terni, Coletto afferma che non poteva riportalo nel Libro bianco, ma allora perché a pag. 88 viene espressamente citato l’ospedale di Narni e Amelia?
Infine quando parla dell’Ecmo: ricordo che noi ai a Terni lo utilizziamo da dieci anni, se dunque non si utilizza in questa fase è per un problema organizzativo, non di esperienza.
Spero che le parole dell’assessore siano presto smentite dai fatti che l’assessore stesso vorrà far seguire: assegnare all’azienda ospedaliera di Terni le risorse umane e finanziarie che le spettano per il suo ruolo, per il suo territorio, per la sua storia”.
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