Nella scorsa seduta del Consiglio Comunale di Terni è stato approvato un mio atto di indirizzo sulla nuova gestione degli spazi museali cittadini. “Una nuova stagione per il sistema museale” | Portale Istituzionale del Comune di Terni.
Rimanendo sul tema è bene anche ripercorre la storia di quegli spazi e rimarcare l’occasione persa.
“Il museo della città italiana – Un progetto per Terni”
Uno studio di 223 pagine di uno dei più importanti museologi europei.
In un libro come sarebbe dovuto essere il nostro museo civico invece del Caos di oggi
Nella prefazione si legge:
“Il compito è di far convivere nella pratica di ogni giorno il museo civico e città, memoria collettiva e progetto.
Con delle scelte di destinazioni d’uso capaci di dare materialmente il senso di una idea di città che fa nella cultura il vettore del nuovo sviluppo”.
Andrea Emiliani era storico dell’arte e Museografo prestigioso nel panorama europeo, a lui fu inizialmente affidato il compito di allestire il nostro museo civico.
L’idea di museo era di documentare un arco temporale molto ampio della vicenda urbana ternana dalla sezione archeologica, alla vicenda industriale alla contemporaneità.
Nel museo civico di Terni si sarebbe dovuto raccontare la storia di questa nostra città.
Oggetti, opere, documenti, ricostruzioni, capaci di mostrare i caratteri specifici della società e della cultura di questa terra.
Obbiettivo rendere al visitatore l’idea dell’intera vicenda storica di Terni e del suo territorio e che partendo dalla preistoria e dalla protostoria, attraverso la civiltà romana e paleocristiana, testimoniasse l’evoluzione della presenza umana nella conca ternana fino al rivoluzionario fenomeno dell’ industrializzazione.
“Una sfida difficile – si legge sempre nelle premesse dei rappresenti del Comune – da vincere solo a patto di affidare il delicato compito a un curatore di provata esperienza e di eccellenza qual è appunto il professor Emiliani”.
L’affidamento al prof. Emiliani fu una decisione unanime dell’allora gruppo di lavoro per il Museo della Città.
L’affidamento si ufficializzò con atto di giunta n. 296 del 22 dicembre 1999.
Il comitato scientifico produsse un documento di indirizzo che Emiliani fece proprio. Dal documento l’idea di un sistema museale che partendo dal complesso della Cascata, Parco del gran tour, dovesse portare alla riscoperta e alla valorizzazione di un territorio che nel corso degli ultimi quattro secoli aveva suscitato una grande eco nella cultura europea; un museo organizzato in sezioni tematiche che pur mantenendo autonomia contenutistica, fossero legate da un progetto unitario.
Tre risultarono le aree tematiche da privilegiare, quella storico e storico-artistica (paleontologia, Archeologia, patrimonio storico artistico fino all’età industriale) quella tecnologica o della civiltà industriale (museo delle armi, Cascata delle Marmore, sistema dell’archeologia industriale), quello della cultura del novecento o della città nata dall’industria. Fu poi individuata l’area dismessa dell’ex Siri.
Come è andata a finire? Secondo lo sviluppo di tutte le cose buone in questa città: improvvisamente la politica di allora cambiò idea e tolse il lavoro al Professore. Lo stesso sbottò “vabbè allora fatelo voi” e sbattendo la porta lasciò la città.
A quei luoghi su affibbiato il nome di “Caos” e divenne prevalente l’attenzione al contemporaneo anche perché più consono ai gestori di allora. Il resto della storia la si conosce.
Per esempio dove oggi c’è l’Aulalab dovevano esserci le raccolte di Paleontologia, dove c’è il ristorante doveva nascere il Centro di documentazione d’architettura e urbanistica intitolato a Ridolfi, il museo d’arte doveva avere un ordinamento capovolto, con le opere di età medievale e moderna al piano terra ecc. ecc.
Certo oggi avremmo avuto tutt’altro Museo.
Michele Rossi – Capogruppo Terni Civica
Foto: TerniLife ©