di Enrico Melasecche*
La bella, e soprattutto importante notizia, che il Frecciarossa fermerà anche ad Orte, dopo aver appena inaugurato la fermata dell’Alta velocità a Terontola, mi conferma la convinzione, forse retorica ma non scontata, che l’Umbria ha la possibilità di riprendere a crescere solo e soltanto se prevarrà la cultura della solidarietà e della coesione di cui, da umbro convinto, sono portatore. Non scontata perchè un’altra logica cerca sempre sottilmente di insinuarsi, molto più pericolosa, indice di un provincialismo ottuso e pericoloso. Quella dell’invidia territoriale, non nella sacrosanta promozione dei propri interessi ma nella logica perversa di augurarsi, a prescindere, il male altrui.
Ogni qualvolta questa Giunta regionale riesce a conseguire un risultato importante subito si alza il coro confuso di alcune corifee che si lamentano dei dettagli, magari insignificanti e spesso fuorvianti. E’ la vecchia politica che alimenta dubbi amletici semplicemente perchè non era riuscita a raggiungere, senza neanche tentare di farlo, certi obiettivi che pure le popolazioni chiedevano da molti anni. Nei due casi recentemente emersi agli onori della cronaca c’è chi sostiene, ‘acuta’ osservazione, che nè Terontola nè Orte si trovano in Umbria, come se l’economia, i rapporti sociali, il turismo si preoccupassero di oltrepassare i cinque km oltre il confine di una regione che per scelte antiche è stata tagliata fuori dalle principali direttrici autostradali e ferroviarie del Paese.
So bene che le sconfitte sono notoriamente orfane mentre le vittorie hanno molti padri e molte madri. Io stesso ho avuto scontri forti con il mio predecessore che, convocato in sala consiliare a Terni, negava categoricamente, convinto, con argomentazioni tecniche, la possibilità di ottenere la fermata di Orte mentre fino a due mesi fa i vertici delle aziende del gruppo negavano categoricamente qualsiasi possibilità che quella richiesta potesse essere accettata. Sa bene la Presidente Tesei, che ringrazio per il suo impegno personale anche su questo fronte, quanto è stato fatto per aprire i canali giusti che hanno sbloccato una vicenda che dura da almeno un decennio. Per fortuna restano i fatti concreti che sono i più importanti.
Sul Freccia Rossa di Perugia, mi sono battuto per confermarlo, nonostante un impegno economico di una certa importanza, ma abbiamo anche, scientemente, fatto di tutto per consolidarne il valore trasportistico adducendo clienti da Foligno ed Assisi e, da ultimo, altri dal Trasimeno e dalla Val di Chiana. Lo stesso faremo per la fermata di Orte per rendere utile questa fermata non solo per le città immediatamente a ridosso di Orte come Terni, Narni, Amelia, ecc, ma anche per Orvieto e Spoleto, modulando i treni regionali e gli autobus in modo da favorire l’afflusso verso i Freccia Rossa che fermeranno sulla stazione di confine. Spoleto addirittura, che si trova nel “punto di indifferenza geografica” rispetto ai più importanti hub ferroviari e che aveva finora motivo di doglianze è da questa Giunta tutt’altro che dimenticata. Avrà dei vantaggi importantissimi, unici nella propria storia dal Granducato ad oggi. Infatti la somma delle novità la riporteranno in posizione ottimale dal punto di vista ferroviario. La certezza del raddoppio della tratta Spoleto-Terni in cui si viaggerà a 180/200 km all’ora, la certezza della velocizzazione anche della tratta Terni-Orte, unitamente alla fermata del Freccia Rossa ad Orte apre prospettive importantissime che compenserà ampiamente dei temporanei sacrifici che le sono stati chiesti dalla trasformazione del proprio ospedale in covid hospital. Da Spoleto, non più punto di indifferenza tecnicamente inteso, si raggiungerà Roma e Milano, ma anche l’Adriatico, in tempi fino ad oggi inimmaginabili. Per Orvieto studieremo altre misure, analoghe a quelle che abbiamo attivato verso Firenze, che favoriranno l’afflusso verso Orte. In un’Umbria solidale che lascia al passato le baruffe medievali da cortile ma ragiona in termini di rilancio forte e coeso si aprono scenari rassicuranti. D’altronde i sacrifici si fanno per aiutarci tutti a vicenda, come succede quando si vede che il 50 per cento dei malati covid ricoverati a Terni provengono dal centro nord della regione mentre i pazienti di Terni sono costretti a farsi operare nelle cliniche private di Perugia. Un doppio sacrificio che si sopporta, come in ogni grande famiglia, perchè al dare segue sempre il momento di far valere i propri diritti, in una logica solidaristica che deve animare la cultura civile dell’Umbria e la nuova politica regionale.
*assessore regionale alle Infrastrutture e Trasporti
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