(R. F.) Il conto alla rovescia per i licenziamenti dei 142 dipendenti della Treofan è iniziato e con esso anche l’occupazione dello stabilimento.
Gli operai della fabbrica sono tutti uniti per difendere, stavolta, non solo il posto di lavoro, divenuto oramai una chimera, ma di non far portare via dalla proprietà i macchinari e i le pellicole rimaste.
Contro la Jindal, la proprietaria multinazionale indiana, in queste ore campeggiano nella storica fabbrica che produce film in propilene, striscioni per ricordare come la trattativa con i sindacati sia andata in fumo. La Jindal non molla. “Ennesima fumata nera – si legge in una nota della Cgil – da parte del board di Jindal, che ha ancora una volta rigettato le mediazioni elaborate con il liquidatore della Treofan.
Un punto di mediazione sofferto che avrebbe agevolato il processo di reindustrializzazione del sito produttivo.
Un punto di mediazione equilibrato ancora una volta reso vano dall’arroganza del management della multinazionale indiana di cui l’unico obbiettivo è quello di distruggere definitivamente lo stabilimento di Terni, trascinando in una complessiva agonia l’intero polo chimico e la comunità ternana.
I lavoratori e le OO.SS. hanno da sempre ricercato un accordo che prevedesse la continuità produttiva, pur in presenza di molteplici opportunità legali da fare valere nelle sedi opportune dopo le tante malefatte degli amministratori dell’azienda.
Ieri sera Jindal rigettando l’accordo ha decretato la indisponibilità a trovare una soluzione pacifica alla vertenza, motivo per cui ora, si prepara la durissima battaglia legale che porterà la multinazionale di fronte ai giudici italiani e saranno chiamati a rispondere.
Nel frattempo la fabbrica torna nelle mani dei lavoratori che da oggi occupano lo stabilimento impedendo che un solo macchinario e un solo grammo di prodotto sia portato via”.
Foto: Monica VITALI ©