Occupava presumibilmente l’intero colle della zona la Villa di Poggio Gramignano a Lugnano in Teverina i cui resti sono stati ritrovati dall’equipe del prof. Soren durante gli scavi archeologici dell’Università dell’Arizona e di altri istituti universitari statunitensi. E’ quanto sta emergendo dagli ulteriori studi sull’area archeologica condotti dagli esperti per ricostruire la storia dell’area e dei ritrovamenti emersi.
A suffragare la tesi delle dimensioni della villa, riferisce il Comune di Lugnano in Teverina, ci sono i recenti studi dell’archeologo Roberto Montagnetti, uno dei responsabili del cantiere di scavo. Grazie alle nuove tecnologie si è scoperto infatti che la Villa avrebbe occupato l’intero colle. Prove concrete sarebbero emerse dalla visione delle tracce rilevate grazie alle foto aeree scattate da droni e dall’utilizzo del georadar che ha permesso la mappatura delle strutture murarie nel sottosuolo ancora sommerso.
Secondo quanto riferisce il Comune, Montagnetti si sta occupando anche del ritrovamento di una zona cimiteriale dalla quale sono riemersi i resti di 58 bambini, la cui morte si presuppone sia dovuta anche ad un’epidemia di malaria. Tale circostanza verrebbe avvalorata dall’analisi del dna eseguita su un frammento osseo di uno degli scheletri rinvenuti. Sono ancora in corso le analisi di altri 11 individui il cui risultato, se confermato, potrebbe suffragare la tesi della malaria, sostenendo ulteriormente ipotesi che potrebbero incidere sulle ricostruzioni storiche legate alle motivazioni che nel 452 d.C. spinsero Attila a ritirarsi, rinunciando di fatto ad avanzare su Roma.
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