Il Consiglio comunale ha approvato un ordine del giorno sul conflitto nel con il quale impegna il sindaco e la giunta ad invitare il ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale ed il presidente del Consiglio dei ministri a garantire il massimo impegno dell’Italia, d’intesa con le Istituzioni europee e internazionali, nell’assicurare i necessari aiuti umanitari alle popolazioni civili colpite dal conflitto e per contribuire alla stabilizzazione e ricostruzione della regione”. Il Consiglio invita poi “a sollecitare i Paesi della regione a garantire la regolarità dei flussi energetici di oleodotti e gasdotti connessi all’Italia e all’Europa e a porre in sede Osce, la necessità di una verifica sull’efficacia delle sue politiche e dei suoi strumenti, anche alla luce delle sue difficoltà ad esercitare un ruolo attivo nella crisi del Nagorno-Karabakh. Cosi come stabilito nella nella “Risoluzione Fassino n. 7-00575” approvata dalla commissione presso La III Commissione (Affari esteri e comunitari) della Camera dei Deputati”.
Nel testo si afferma quanto segue:
“Il Nagorno-Karabakh – regione storicamente abitata in prevalenza da una radicata e storica comunità armena che dagli anni ‘80 rivendica il diritto all’autodeterminazione – nel 1991 si è unilateralmente costituita, con il sostegno dell’Armenia, in Repubblica indipendente, non riconosciuta dalla comunità internazionale; tale decisione ha suscitato tra il 1991 e il 1994 un conflitto armato tra Azerbaijan e Armenia che ha causato 30.000 vittime e centinaia di migliaia di sfollati; dal 1993 l’Armenia ha esercitato il controllo – oltreché sul Nagorno-Karabakh propriamente detto – anche su sette distretti totalmente azeri; sulla questione si è espresso il Consiglio di Sicurezza dell’ONU con quattro diverse Risoluzioni e successivamente l’OSCE anche nel quadro del processo negoziale guidato dai Co-Chair del Gruppo di Minsk; sin dal 1994 si sono susseguiti episodi di conflitto armato, fino a che il 27 settembre 2020 – a seguito di una iniziativa dell’Azerbaigian – sono riprese le ostilità tra Armenia e Azerbaigian che, nonostante tre tregue umanitarie, hanno causato la morte di almeno 5.000 persone, nonché ingenti danni a infrastrutture, abitazioni e monumenti di valore storico; la Turchia ha esplicitamente appoggiato l’intervento militare azero; secondo molte fonti, sul teatro di guerra avrebbero operato gruppi di miliziani radicali; il 9 novembre i Presidenti Putin, Alyev e Pashinyan hanno sottoscritto una dichiarazione che prevede l’immediato cessate il fuoco, la restituzione all’Azerbaigian di territori occupati dall’Armenia e il dispiegamento lungo la nuova linea di contatto di una forza di interposizione russa; detto Accordo ha consentito di far cessare il conflitto armato e di evitare ancor più gravi escalation militari, fermo restando che per normalizzare le relazioni tra Armenia e Azerbaigian e per definire lo status del Nagorno-Karabakh si richiederanno successivi negoziati; al fine di favorire una soluzione stabile e condivisa di pace, la presidenza del Gruppo di Minsk ha annunciato di voler riprendere la sua iniziativa di mediazione, fino ad oggi inibita dagli opposti veti delle parti in conflitto; l’Anci sta sensibilizzando i Comuni ad intraprendere azioni per sensibilizzare la cittadinanza su questo processo e favorire il dialogo anche attraverso la presentazione della risoluzione nei Consigli comunali e l’adozione di delibere e Ordini del Giorno utili alla causa. Considerato Che: La Repubblica dell’Artsakh (Nagorno Karabakh) è un simbolo per tutto il popolo armeno, disperso nel mondo a causa del Primo Genocidio del XX secolo perpetrato dall’Impero Ottomano; Tra le sue montagne l’antichissima civiltà armena si è tramandata nei secoli e dalle pendici delle sue montagne hanno preso vita in diversi periodi storici iniziative di rinascita culturale, spirituale e movimenti per l’autonomia e l’integrazione nazionale”. ù
Foto: PTN ©