L’andamento epidemico nell’ultima settimana con un focus che raffronta i decessi tra la prima e la seconda fase della pandemia a cura del nucleo epidemiologico, è stato al centro della conferenza stampa settimanale della Task force regionale.
Presenti il direttore regionale alla Salute, Claudio Dario, il commissario covid, Antonio Onnis, la dottoressa Enrica Ricci dell’Unità strategica emergenza coronavirus (Usec).
“A partire dalle informazioni presenti nella banche dati disponibili della protezione civile e dell’Istituto superiore di sanità – hanno spiegato la dottoressa Carla Bietta e Mauro Cristofori del Nucleo epidemiologico – sono state analizzate le due fasi epidemiche per fornire elementi di confronto relativi ai decessi da (per) COVID 19, includendo nell’analisi tutti i 415 decessi occorsi dall’inizio dell’epidemia al 30 novembre 2020.
La distribuzione dei casi nelle due fasi è a netto vantaggio della Fase 2.
Relativamente alla situazione nelle carceri umbre, il commissario Onnis ha reso noto che “la situazione è sotto controllo anche se c’è necessità di un livello di attenzione altro. Negli istituti– ha aggiunto – arriveranno 4 mila test che saranno utilizzati per lo screening dei detenuti e degli operatori”.
Nel corso dell’incontro il direttore Dario ha reso noto che “in presenza di una variazione del quadro epidemiologico che, nelle ultime settimane, ha evidenziato un progressivo crescente impegno del Servizio sanitario regionale, si stanno rivedendo le strategie messe in atto nella Regione Umbria proprio sul versante diagnostico. In questa logica sono state approvate dal Comitato Tecnico Scientifico della Regione Umbria le “linee di indirizzo per la sorveglianza e strategia diagnostica nell’uso dei test per il covid-19”, un documento di governo che ridefinisce il percorso della sorveglianza e le strategie diagnostiche nell’uso dei test per il COVID-19, sulla base delle normative vigenti.
Proprio alla luce delle nuove strategie diagnostiche – ha aggiunto – per garantire una maggiore accessibilità alla diagnostica per SARS-CoV 2 rivolta anche a cittadini che non fanno parte delle casistiche che vengono prese in carico dalla sanità pubblica – come ad esempio i privati cittadini asintomatici che non risultano contatti stretti di casi COVID, oppure per lo screening nei luoghi di lavoro – è stata prevista la possibilità, in caso di test antigenico o sierologico positivo, di eseguire il test molecolare su tampone oro-rinofaringeo in regime privato”.
“In attesa dell’approvazione da parte della Giunta regionale di una delibera che recepisce le linee del Cts – ha annunciato il direttore Dario – sarà trasmessa una circolare esplicativa ai laboratori privati da parte della Direzione sanitaria regionale e del Commissario regionale all’emergenza Covid, per rendere già operative le linee stesse in base alle quali il cittadino che risulti positivo al test antigenico o al test sierologico potrà quindi effettuare il test molecolare seguendo due modalità”.
Ovvero contestualmente, nel caso sia stato eseguito un test rapido presso lo stesso laboratorio/punto prelievo/medico competente, con costi a proprio carico e dovrà restare in isolamento domiciliare fiduciario fino al referto del test molecolare, dal quale dipenderà il percorso successivo. Diversamente, si potrà avvalere del servizio pubblico e, in tal caso verrà preso in carico servizio di prevenzione, che provvederà alla prescrizione e programmazione del test molecolare, con costo a carico della sanità pubblica, fermo restando che, in attesa dell’esecuzione del test molecolare, il soggetto dovrà permanere in isolamento domiciliare fiduciario.
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