I musei sono chiusi ma l’arte non si ferma: inaugurati a Terni i murales realizzati dall’artista francese Caroline Derveaux per l’edizione 2020 di GemellArte, Festival internazionale di arte contemporanea nato per rivitalizzare i gemellaggi fra le città e valorizzare il patrimonio locale.
Se l’ultimo Dpcm contro il Covid-19 ha chiuso tutti i luoghi della cultura, quali musei, mostre, cinema e teatri, nonostante lo scenario difficile, l’arte – comunque – non si ferma.
Grazie in particolare a GemellArte e alla Street Art, che continua a regalare colore alle città e a i suoi abitanti.
Accade a Terni, dove si è appena conclusa la prima residenza artistica in programma per l’edizione 2020 del Festival internazionale di arte contemporanea. Nato per rivitalizzare i gemellaggi fra le città di Paesi diversi e, in particolare, nel segno del gemellaggio esistente tra Italia e Francia, e del tema “Renaissance”, con il patrocinio dell’Ambasciata francese in Italia e dell’Institut Français Italia.
Una doppia residenza fra Terni, città di elezione dei suoi organizzatori, in Umbria, e Saint-Ouen, a pochi chilometri da Parigi, gemellata dal 1962, i cui vincitori sono stati individuati attraverso una call internazionale il mese scorso.
Protagonista della residenza tenutasi a Terni fra il 26 ottobre e il 6 novembre è stata l’artista francese Caroline Derveaux, che ha realizzato nella città umbra due murales: Naissance à Terni (in via Giotto) e Renaissance à Terni (in via dei Castelli, angolo Via del Tribunale).
Dando nuova vita a due muri imbrattati e dimenticati, situati rispettivamente in un quartiere le cui vie sono dedicate agli artisti di ogni tempo, da Masaccio a Michelangelo, e a poca distanza dal conservatorio musicale intitolato a Giulio Briccialdi, flautista e compositore italiano del’Ottocento.
A spiegarne il senso e “l’obiettivo” è lei stessa. “I tempi sono difficili, ma dobbiamo concentrarci e attingere al nostro ottimismo collettivo, ai valori culturali che ci permettono di resistere, di fuggire e di sognare.
Quando sono arrivata a Terni, una decina di giorni fa, ho conosciuto una moltitudine di persone incredibili, che si battono per una città più interessante, colorata e stimolante.
Ho deciso, con il prezioso aiuto e le interviste di alcuni di loro, di realizzare un affresco che trasmetta positività, conforto e amore, nel quale troviamo elementi carismatici di Terni: come la chiesa di San Francesco, le architetture circostanti e alcune caratteristiche del torchio metallico, che ho scoperto con meraviglia durante i miei primi passi nella città.
È stata una sorpresa molto piacevole sentire così tanta benevolenza intorno al progetto.
Ogni persona si ferma, si complimenta con me, mi offre del cibo, creando uno scambio umano così vitale in questo mondo di oggi.
Sono venuta a conoscenza della call e dello scambio offerto da Saint-Ouen con la città di Terni per caso, mentre camminavo, imboccando una strada che non avevo programmato di percorrere.
Le cose belle accadono quando ti lasci sorprendere.
Spero che anche lungo questa strada ci siano delle belle sorprese”.
Chiara Ronchini, direttore artistico del Festival, racconta così le Escape door ideate e realizzate da Caroline Derveaux, porte magiche da varcare per fuggire, ogni volta che vogliamo, dalla realtà di tutti i giorni.
“L’artista ha scelto tonalità calde, non solo per una coerenza con la realtà urbana circostante, ma anche perché, come lei stessa ha ripetuto più volte, “questi colori li ho scelti per abbracciarvi, per darvi affetto. ‘Renaissance’ è il tema di quest’anno, e la nostra rinascita risiede – molto più che simbolicamente – nella nascita del muro di via Giotto, in un luogo che, finalmente dopo anni, torna oggi a vivere grazie all’arte, e a incontrare sguardi, accogliere pensieri e desideri. Con GemellArte volevamo donare alla città e ai suoi abitanti una rinascita dei luoghi, ma soprattutto degli animi: posso dire, con immenso orgoglio e soddisfazione, che ci siamo riusciti”.
La seconda residenza in programma a Saint-Ouen nei prossimi giorni avrà per protagonista Ozmo, uno degli ‘street artist’ italiani più noti, recentemente salito alla ribalta delle cronache per la realizzazione di un murale dedicato a Willy Monteiro Duarte, il ventunenne ucciso la notte tra il 5 e il 6 settembre 2020 a Colleferro in provincia di Roma durante una rissa, grazie ad un progetto ideato da Vanity Fair in collaborazione con il sindaco di Paliano, città natale del giovane.
Nella città francese, l’artista italiano dipingerà un’opera ispirata a ‘Il cortegiano’, il ritratto che Raffaello Sanzio fece di Baldassare Castiglione, intellettuale di spicco del Rinascimento italiano, alla corte di Elisabetta Gonzaga a Urbino.
I COMMENTI ISTITUZIONALI
Andrea Giuli, vice sindaco e assessore alla Cultura – Turismo – Creatività del Comune di Terni
“Nell’annus horribilis della pandemìa con i suoi sconquassi, la seconda edizione di GemellArte si è ristretta inevitabilmente rispetto ai progetti della vigilia. Ma, se possibile, si è imposta come l’edizione del rilancio in cui le potenzialità dell’iniziativa si sono rivelate in tutta la loro forza, nonostante le non poche peripezie per condurla in porto. Oggi più che mai la forza di un presidio di cultura, di creatività e di resistenza contro il grigiore e il ripiegamento acrimonioso che sembra permeare il contesto in cui viviamo. Un ponte tra Paesi, tra persone, tra artisti che pone un argine alla vacua ottusità. Adesso che il murale ternano ad opera di Caroline Derveaux è terminato, in una esplosione elegante e misurata di colori e di forme, è ancora più luminoso e sfidante il senso di Gemellarte. Il senso di una scommessa che dovrà essere proseguita con determinazione. L’assessorato alla Cultura e Turismo e quello alle politiche giovanili e gemellaggi del Comune di Terni hanno sostenuto da subito l’invenzione di Gn Media. GemellArte si pone così come un punto fermo nella complicata, difficile rinascita culturale della città di Terni. Non finisce qui. Il mio grazie più sincero a tutti coloro che hanno reso possibile questo piccolo, grande miracolo”.
Elena Proietti, assessore ai Gemellaggi e alle Politiche per i giovani del Comune di Terni
“Coniugare street art e mondo giovanile è da sempre un mio desiderio e finalmente con il murale realizzato in via Giotto da Caroline Dervaux per GemellArte ci sono i primi risultati. Si rafforza, grazie a questo festival il gemellaggio esistente dal 1962 tra la città di Terni e quella di Saint Ouen. Si rafforza anche grazie ai giovani ed ai loro talenti. Questo mi rende ancora più soddisfatta rispetto al valore di manifestazioni come questa che guardano al futuro, cercando di agire concretamente nel nostro territorio e ampliando le possibilità dello scambio che da culturale può coinvolgere anche altri settori come quello del turismo enogastronomico e sportivo. Attraverso il contributo dei giovani artisti rimane inoltre tangibile, e segno identificabile attraverso muri che tracciano la storia, il rapporto di scambio con la città gemellata, diventando così memoria pubblica. La Street art è una forma espressiva e artistica su cui l’amministrazione e le politiche giovanili stanno puntando molto soprattutto per le zone periferiche, come strumento di riqualificazione urbana. Spero infatti di riempire Terni di colore lanciando in futuro anche una mappatura dell’arte di strada.
GLI ORGANIZZATORI
Alessio Crisantemi, Presidente di Gn Media, organizzatore del festival
“Inaugurando il Festival, lo scorso anno, abbiamo detto di aver realizzato un sogno. Ed è proprio così che è stata vissuta quella straordinaria esperienza, a Terni come a Saint-Ouen. Non solo all’interno del nostro team, ma più in generale, nelle due città: in quella che si è presto rivelata un’autentica festa, più che un festival, a tema italo-francese e all’insegna dell’arte, della cultura e della bellezza. Per questo, il fatto di potersi ritrovare oggi, diciotto mesi dopo, a celebrare una nuova edizione di GemellArte, è ancora più straordinario. Non solo per via del momento storico reso ancora più difficile dalla pandemia globale, in cui sembrava impossibile proporre e realizzare qualunque cosa: ma anche – e soprattutto – perché il fatto stesso di riproporre questa esperienza significa che quel sogno continua e si ripete ancora. Sviluppandosi in una nuova e ulteriore declinazione, sublimata dalla potenza espressiva della Street art, il cui valore sociale, oltre che artistico, è oggi evidente a tutti. Lo abbiamo visto durante i dieci giorni di residenza caratterizzati da una straordinaria partecipazione del pubblico, dei residenti, dei commercianti, della città. Con il supporto e l’ostinazione di un gruppo di lavoro ancora più esteso e qualificato, di un’Amministrazione attiva (anzi, due), e di tante professionalità che si sono rese disponibili e messe in gioco con il solo obiettivo di regalare alle proprie città un’opera d’arte, quale segno tangibile – e non solo simbolico – di ripartenza. Per una ‘renaissance’ che assume oggi un significato ancora più importante: di rinascita, ricostruzione e rigenerazione di una comunità. Questo è il sogno che vogliamo continuare a vivere e condividere, oggi e nel tempo”.
LE BIOGRAFIE DEGLI ARTISTI VINCITORI DELLE RESIDENZE
OZMO – Gionata Gesi, meglio conosciuto come Ozmo, si forma all’Accademia di Belle Arti di Firenze e dai primi anni Novanta, dopo un esordio nel mondo del fumetto, si concentra sulla pittura e sul writing.
Nel 2001 si trasferisce a Milano, dove inizia a collaborare con la Galleria Cannaviello, firmando con il suo nome di battesimo e presentando opere dalla forte connotazione pittorica. Contemporaneamente interviene nel lo spazio pubblico firmando le opere con il suo tag Ozmo, ponendo così le basi per quella che è diventata l’arte urbana italiana contemporanea, di cui è uno dei pionieri, nonché uno dei maggiori rappresentanti a livello internazionale.
Dal 2003 le opere di Ozmo sono una presenza costante nel circuito delle fiere d’arte italiane e delle gallerie private e alcune importanti collezioni pubbliche. Tra le mostre nei musei italiani si ricordano quelle ospitate a Milano al Palazzo della Ragione (2005), al Pac (2007) e al Palazzo Reale (2007). Il 2012 è un anno fondamentale per l’artista che, per la prima volta in Italia, porta l’arte urbana in due importanti musei pubblici: al Museo del 900 di Milano firma la sua grande mostra personale “Premier Plan d’Artiste”, con 600 metri quadri di installazione su larga scala contestualizzata durante una performance pittorica di due settimane, per poi concludere l’anno con la realizzazione di un maestoso murale, che fa parte della collezione permanente del Museo Arte Contemporanea (Macro) di Roma.
Nel 2013 l’Istituto Enciclopedico Italiano gli ha dedicato una voce nella prestigiosa Enciclopedia Treccani. Insieme all’attività creazione artistica istituzionale ha creato il suo festival annuale di arte urbana nel 2015, “Wall in Art”, di cui è direttore artistico. Si svolge tra le montagne della Valcamonica, classificate dall’Unesco come sito preistorico di arte rupestre.
Nel 2019, grazie alla commissione del Comune di Rieti diventa il primo artista urbano in Italia ad essere istituzionalizzato per la realizzazione di un intervento sul muro esterno di una corte. In occasione della Giornata mondiale contro l’Aids, il 1°gennaio 2019 Ozmo crea un affresco nel 12esimo arrondissemnet di Parigi in collaborazione con il centro urbano Fluctuart.
Dal 2001 ad oggi Ozmo ha realizzato interventi monumentali di arte pubblica nelle più importanti capitali dell’arte contemporanea e urbana: da New York a Londra, passando per Berlino, Parigi, Shanghai, Mosca, San Paolo del Brasile, L’Avana, Capo Verde, Lugano, Beirut, Danzica e Tunisi. Parallelamente continua a lavorare in molte città italiane come Milano, Roma, Genova, Ancona, Palermo, Bari, Torino.
CAROLINE DERVEAUX – Diverse le lauree all’attivo dell’artista francese, laureata in Belle Arti al Chelsea College of Art and Design, University of the Arts nel 2014, ma con all’attivo anche un master in marketing sostenibile e un Master of Science, in sviluppo sostenibile. Ha vissuto a Barcellona, Nanjing, Londra e ora a Parigi.
La sua è una carriera atipica nel mondo dell’arte che le consente di elaborare una riflessione plurivalente, e si sviluppa in diverse forme: pittura, disegno, design, direzione artistica e scenografia.
Il suo è un mondo onirico in cui si rincorrono architetture geometriche colorate, in una traduzione astratta delle sensazioni della sua infanzia. Memoria e memoria coesistono in costruzioni della mente da cui emergono una moltitudine di prospettive e piani, giochi sulla dualità di supporti simmetrici, formando quadri ipnotici e labirinti di forme e colori.
Da diversi anni le piace creare formati imponenti, come pareti lunghe diverse decine di metri, e più recentemente dipinti a misura d’uomo, sospesa tra il desiderio del monumentale e quello della privacy.