“Con la presente siamo a richiedere un urgente incontro per la vertenza della Treofan di Terni, a valle della riunione tenutasi giovedì 22 e conclusasi con un nulla di fatto, in quanto la società ha proposto un accordo per la prosecuzione di attività, non in linea con lo spirito di quello stipulato il giorno 10 agosto”. Inizia così la lettera che le segreterie nazionali Filctem Cgil, Femca CIsl e Uiltec Uil, hanno inviato oggi, 26 ottobre, hanno inviato al ministero dello Sviluppo Economico.
“L’accordo proposto a nostro avviso – scrivono i sindacati – non contiene nessun elemento di prospettiva di mantenimento e di sviluppo del sito, senza alcuna certezza nella realizzazione di investimenti; i volumi di produzione proposti non prevedono alcuna attività fino alla fine del mese e nessun volume è previsto al momento per il mese di novembre, mentre in questi giorni continua il trasferimento di ordini di prodotti dello stabilimento di Terni verso gli altri del gruppo Jindal. Nessun impegno, infine, rispetto alla richiesta di ulteriori periodi di ammortizzatori sociali scaduti nei giorni scorsi”.
I sindacati sottolineano come a conclusione della riunione del 22 ottobre l’amministratore delegato di Treofan, Manfred Kaufman, ha dichiarato che, a fronte della critica situazione a causa di una scarsa presenza di volumi produttivi nei prossimi giorni il board del gruppo definirà eventuali operazioni riorganizzative globali che riguarderanno gli stabilimenti del gruppo.
“In merito a ciò, avendo registrato una chiara volontà di disimpegno da parte della società – proseguono Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil – siamo fortemente preoccupati per eventuali decisioni che potrebbero prevedere una forte penalizzazione dello stabilimento di Terni. Riteniamo che non siano oramai più rinviabili iniziative determinate e perentorie da parte del ministero e del Governo Italiano nei confronti degli indiani del gruppo Jindal al fine di scongiurare decisioni che facciano perdere ulteriori assett produttivi, porzioni di mercato e occupazione al nostro Paese, costringendo la società ad attuare scelte alternative che possano garantire una ripresa delle produzioni ed il rilancio dello stabilimento e dell’intero distretto chimico ternano”.
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