“La vicenda Sangemini sarà caratterizzata nelle prossime ore dal deposito del piano concordatario da parte di Ami SpA (Acque Minerali Italiane) presso il tribunale di Milano. Piano che non riguarderà soltanto il sito umbro, ma tutte le filiali del gruppo Pessina”.
Questa la nota dei parlamentari umbri della Lega, i senatori Stefano Lucidi e Valeria Alessandrini e i deputati Virginio Caparvi e Barbara Saltamartini.
“Questo significa – continua la nota – che i circa 450 dipendenti del gruppo e gli 8 stabilimenti italiani localizzati nelle province di Lecco, Vicenza, Prato, Terni e Potenza, che insistono ovviamente su 5 regioni italiane faranno parte tutte di un unico piano industriale.
Ora, se una vicenda ancora non conclusa come quella della Ex-Novelli ci ha insegnato qualcosa, dovremmo sapere e dire che, molto probabilmente l’azienda Sangemini, per come la conosciamo non esisterà più almeno per un po’, perché una volta depositato il piano concordatario, e in attesa della sua futura omologa da parte del Tribunale di Milano, che avverrà dopo mesi, tutte le carte di questa vertenza industriale passeranno sotto il controllo di commissari giudiziali, giudici delegati e del tribunale sempre di Milano. Un Tribunale molto lontano da noi.
Ancora non sappiamo, se nel piano, verranno chiesti degli esuberi sui quasi 500 dipendenti, esuberi che potrebbero essere anche elevati. Se verrà proposto un piano di risanamento complessivo o se verrà previsto uno spacchettamento dei siti industriali. Se verranno proposte degli incentivi al licenziamento, pratica molto in voga in questi anni, soprattutto per le persone vicine alla pensione.
A nulla valgono i tentativi di scaricare responsabilità sulla Regione Umbria perché solo dopo il deposito del piano, forse, potremmo sapere, anche la sorte delle concessioni idriche dei siti umbri, che anche esse finiranno nel calderone del concordato fallimentare, e non è dato sapere come verranno gestite e soprattutto capitalizzate. Se ci saranno o meno dei sequestri e sigilli sulle proprietà.
Dovremmo piuttosto parlare al plurale perché al tavolo ministeriale parteciperanno tutti i delegati delle 5 Regioni coinvolte nonché i Sindaci delle città di Primaluna (LC), Valli del Pasubio (VC), Bedonia e Tornolo (PR), San Gemini e Acquasparta (TR), Melfi e Rionero in Vulture (PZ), Comuni dove hanno sede le filiali del gruppo.
In queste ore abbiamo letto interventi e prese di posizione varie, a tratti anche ingenue e inconsapevoli, e a due di esse in particolare ci preme rispondere.
Il sindaco di Narni, De Rebotti, in piena campagna elettorale dovrebbe rivedere i toni dei suoi interventi e i destinatari delle proposte, perché alla luce dello scenario che abbiamo davanti è evidente che le sue soluzioni sono a dir poco fantasiose e non crediamo giovino alla sua causa di essere eletto segretario regionale del Pd, soprattutto se giocate sul futuro di circa 80 lavoratori e delle loro famiglie.
Abbiamo ascoltato poi le parole del giovane rampante piddino Bori, anch’egli in campagna elettorale (stesso motivo del precedente) al quale vale ricordare che, fu proprio il suo partito, il Pd, che nulla fece per evitare il disastro della Novelli, anzi, furono sia la Presidente Marini e l’ex assessore Paparelli che non furono in grado di vedere e comprendere nulla di quanto stesse accadendo.
Siamo certi, invece che l’attuale giunta regionale umbra abbia le idee chiare in merito, e saprà porsi nel migliore dei modi ai vari tavoli ministeriali che verranno di volta in volta convocati.
Quanto a De Rebotti e Bori viste le mancanze dei loro colleghi e predecessori l’unico slogan che potrebbero pronunciare è: ‘Non fate come il Pd'”.
Foto: TerniLife ©