“Villalago rimane una grande patata bollente per tutti e necessità di soluzioni in tempi rapidi”. A dichiararlo in un comunicato è la consigliera di Fratelli d’Italia Monia Santini dopo l’audizione di ieri, in commissione controllo e garanzia, dei tecnici della Provincia sulla situazione della struttura.
Ecco la nota:
“Sono trascorsi anni da quando la società Il Delta Service si è aggiudicata la concessione del patrimonio di Villalago di proprietà della Provincia, ma ad ascoltare i tecnici presenti in audizione per la commissione garanzia e controllo tutto sembra invariato come se fosse passato solo un mese, perché dopo anni in un certo senso nulla è cambiato.
Anni trascorsi tra incuria amministrativa in Provincia, intrecci e complicanze burocratiche, sciatteria gestionale da parte della società appaltante, tutto senza un apparente motivo che possa spiegare perché ancora, dopo anni, Il Delta Service non si adoperi innanzitutto per fare il proprio primo dovere contrattuale.
Restituire cioè l’accesso in sicurezza al pubblico per parte delle aree verdi come previsto da Prg e poi per cominciare a muovere anche solo graduali passetti verso l’attuazione di quel fantasmagorico progetto presentato per aggiudicarsi l’assegnazione della concessione che permetterebbe di assolvere all’altro dovere contrattuale, ovvero quello della valorizzazione del bene.
Anni difficili quelli trascorsi, che hanno visto una Provincia sbaragliata dalla Legge Delrio (ma per onestà intellettuale l’abbandono manutentivo di Villalago da parte della stessa risale a ben prima), un sisma che ha permesso alla società appaltante di prendersi altri tempi non previsti per assolvere ai propri doveri e poi scuse su scuse.
Alla luce di tutte le valutazioni attente e del caso fatte con i tecnici ieri in audizione rimangono due grandi quesiti inevasi, di cui l’uno avrò modo a breve di porlo al diretto interessato, l’avv. Galati in rappresentanza della Delta Service di cui ho chiesto al presidente di commissione l’audizione per riuscire a capire che interesse abbia la società da lui rappresentata di allungare ancora un brodo già insapore senza arrivare a mettere a reddito il patrimonio ottenuto in concessione.
Per quanto riguarda invece la pubblica amministrazione, di certo non si è portata avanti la politica del buon padre di famiglia come si dovrebbe fare con un bene di proprietà seppur dato in concessione. Sarebbe stato infatti necessario vigilare attentamente fin dall’inizio sull’operato del concessionario per evitare di ritrovarsi dopo anni con quasi un nulla di fatto e un patrimonio depauperato in parte del proprio valore. Rimane pertanto un’unica cosa sicura da fare alla luce di tutta la situazione, il dovere della pubblica amministrazione di portare a soluzione il tutto in un modo o nell’altro e in tempi più brevi possibili”.
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