La Fiom-Cgil di Terni è stata il 24 giugno 2020 al presidio – organizzato da tutte le RSU di AST – sotto il Comune di Terni per chiedere alle istituzioni di stare dalla parte dei lavoratori e fermare il depotenziamento del sito. Con le stesse motivazioni siamo andati in piazza del Popolo a Roma, ieri, 25 giugno 2020, perché la vertenza di Terni è stata inserita tra le 100 vertenze nazionali che hanno animato l’assemblea nazionale di FIM-FIOM-UILM. Iniziative importanti anche perché costruite con un profilo unitario, ora però siamo chiamati ad un salto di qualità dello stato di agitazione, con una fabbrica in cassa integrazione per quasi tutto il periodo estivo.
Siamo di fronte ad un’azienda poco trasparente e inaffidabile, che solo pochi mesi fa diceva che AST sarebbe stata rilanciata con gli investimenti realizzati dopo la vendita del settore Elevator. Lo stesso management, che oggi è incaricato di perfezionare la vendita del sito, sta andando avanti a colpi di forzature, prima, durante e dopo il lookdown. Dalle bramme indonesiane, alla ripresa a tutti i costi, fino ad oggi, con l’inspiegabile mancata conferma del contratto a 17 lavoratori in scadenza alla fine di giugno e la contestuale assunzione di dirigenti, oltre ad un’organizzazione del lavoro che continua ad essere confusionaria, non valorizza le professionalità e rischia di abbassare gli standard di sicurezza. Verificheremo se c’è un collegamento tra i due incidenti molto gravi che sono accaduti nell’ultima settimana e le modalità gestionali che l’azienda sta portando avanti in maniera unilaterale.
Abbiamo interagito con tutte le istituzioni, spiegando la situazione, registrando la disponibilità dei parlamentari umbri e del sindaco di Terni, che da tempo ha condiviso con le organizzazioni sindacali i quattro punti posti in ordine alla vendita. Grande assente è la Regione dell’Umbria a cui abbiamo chiesto un incontro da oltre 10 giorni e non abbiamo ricevuto risposta. Alla riunione con il MISE del 28 maggio 2020 il governo regionale ha riconfermato gli impegni presi dalla precedente amministrazione nell’accordo del 3 dicembre 2014: sicuramente poco sul piano generale, ma che può diventare tanto per questa fase, a partire dalla messa in campo di “iniziative finalizzate al rafforzamento delle competenze ed alla riqualificazione del personale del sistema delle imprese appaltatrici”.
La Fiom-Cgil di Terni auspica dunque che, come sempre accaduto, nelle vertenze importanti si possa trovare un percorso unitario, affinché le produzioni di eccellenza di questo territorio possano essere comprese e valorizzate in un piano nazionale della siderurgia, con un tavolo da aprire direttamente alla Presidenza del Consiglio dei Ministri.
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