“Alla vigilia della fase 3 dell’emergenza Covid, l’Azienda ospedaliera di Terni nell’ultimo mese ha erogato quasi 33mila prestazioni Cup, ne ha riprogrammate quasi 35mila e rispetto allo stesso periodo del 2019 ha assegnato l’80% delle sedute operatorie ed ha già registrato un aumento del 10% degli interventi chirurgici in regime ordinario. Stiamo azzerando le liste operatorie oncologiche e garantiamo tutte le prestazioni di secondo livello. Ma non si può cancellare l’emergenza Covid con un colpo di spugna e far finta che non ci sia stato uno stop parziale di oltre due mesi”. Lo dichiara il commissario straordinario Andrea Casciari per fare chiarezza circa le notizie che stanno circolando in questi giorni e lo fa con dati alla mano, facilmente verificabili, che riguardano i primi cinque mesi dell’anno e la ripresa dell’ultimo mese.
I primi cinque mesi del 2020. E’ noto che per far fronte all’emergenza epidemica e garantire la massima sicurezza dei pazienti e degli operatori, in questi ultimi mesi l’ospedale di Terni ha adottato una serie di misure finalizzate all’accoglienza e alla cura dei pazienti sospetti e positivi al Covid-19 che ha rallentato in modo drastico le normali attività assistenziali, pur continuando a garantire tutte le urgenze-emergenze e la chirurgia oncologica maggiore e/o indifferibile. Ma, nonostante il Covid, l’Azienda ospedaliera di Terni oggi ha ripreso ogni attività. Nonostante il Covid, nel periodo 1 gennaio- 12 giugno 2020 ha effettuato un totale di 5.531 procedure chirurgiche (rispetto alle 8.585 effettuate nello stesso periodo del 2019), pari al 65% circa dell’attività dello scorso anno. Se guardiamo l’attività in regime ordinario, si arriva al 74% escludendo le patologie minori trattate in regime di day surgery e ambulatoriale e all’83% se escludiamo i codici di priorità meno urgenti (oltre i 30 giorni).
La specialistica ambulatoriale dell’ultimo mese. Anche rispetto alla specialistica ambulatoriale l’Azienda sta recuperando tutte le visite e gli esami sospesi durante l’emergenza e garantendo le prestazioni di secondo livello, che è la sua mission principale, e naturalmente partecipa all’abbattimento delle liste di attesa territoriali, erogando le prestazioni dalle 8 alle 20 dal lunedì al venerdì e il sabato dalle 8 alle 14, fermo restando la necessità di allungare l’intervallo di tempo e di introdurre interventi di sanificazione dei locali tra una prestazione e l’altra, che riduce oggettivamente il numero di prestazioni erogate nell’arco della giornata.
Per dare la misura dell’attività svolta in questo ultimo mese, dal 18 maggio al 14 giugno sono state erogate complessivamente 32.615 prestazioni CUP di primo e secondo livello di cui 9.260 tramite il CUP centrale (compreso cardiologia e nefrologia) e 23.355 prestazioni tramite i CUP specialistici (333 polo urologico, 99 centro salute donna, 115 radioterapia, 12.553 oncoematologia, 5974 oncologia, 4069 nefrologia, 212 oculistica). Inoltre, sono già stati riprogrammati circa 34.900 appuntamenti per il recupero delle prestazioni di controllo sospese durante l’emergenza a pazienti presi in carico dai servizi.
L’attività chirurgica dall’ultimo mese. Con specifico riferimento alle patologie oncologiche, dopo una temporanea interruzione della chirurgia per interventi programmati differibili (e quindi mantenendo evidentemente attiva la chirurgia in emergenza-urgenza), nel periodo dal 4 al 29 maggio 2020 risultano effettuati 101 interventi chirurgici su pazienti con diagnosi principale di “tumore maligno”, addirittura con un aumento del 7,4% rispetto all’analogo periodo del 2019 (6-31 maggio), che ne registrava 94. Alla luce delle mutate esigenze epidemiologiche e in un’ottica di efficientamento nell’utilizzo delle risorse in termini di posti letto e personale sanitario, attraverso una progressiva e modulata riduzione dei posti letto dedicati all’assistenza dei pazienti Covid, per il mese di giugno 2020 la Direzione aziendale ha assegnato un numero di sedute operatorie pari a circa l’80 % dello stesso mese dello scorso anno: sempre riservando la programmazione al trattamento delle patologie cosiddetti “maggiori”, nel periodo dall’1 al 12 giugno 2020 sono stati effettuati 343 interventi chirurgici in regime ordinario rispetto ai 313 effettuati nell’anno 2019, pari ad un incremento del 9,6%.
Priorità e liste di attesa operatorie. Che l’ospedale di Terni stia funzionando al 40% è quindi una notizia non vera. E’ vero invece, e non va dimenticato – sottolinea Casciari – che il Santa Maria di Terni è un’azienda ospedaliera DEA di secondo livello la cui mission è prioritariamente quella di rispondere a bisogni di salute che non possono essere trattati negli ospedali di comunità delle USL e che necessitano di alta specialità, in termini di competenza dei professionisti e di tecnologia avanzata (sistema robotico Da Vinci XI, sala ibrida, angiografo biplano, neuronavigatore, colonne di videolaparoscopia full-hd e 4k, ecc). Così come è vero che ad alimentare le liste di attesa è anche l’elevata professionalità degli operatori che influisce sulla domanda di prestazioni anche da fuori regione”.
Per quanto riguarda le liste di attesa operatorie, la direzione aziendale precisa che i tempi risultano minori e talvolta quasi dimezzati rispetto a quanto riportato dagli organi di stampa (per esempio per una ernioplastica al momento si attende 250 giorni e non 500, per una colecistectomia 215 giorni e non 400, per tumore benigno alla prostata 190 giorni e non 300), ma è evidente che l’azienda ospedaliera di Terni, per la sua mission specifica e in base alle risorse impegnate (personale, posti letto, sale operatorie), deve decidere le priorità da trattare.
“Ad ogni modo ora, – precisa il commissario Casciari – con la conferma dell’attuale trend epidemiologico, avendo provveduto a riorganizzare i percorsi ospedalieri e a ripristinare alcune aree di degenza, e riservando tra l’altro la gestione dei pazienti Covid confermati o sospetti in un’area al di fuori del corpo centrale dell’ospedale, è previsto un ulteriore incremento dell’attività programmata anche per i pazienti affetti da patologie con minore priorità d’accesso alle cure, rafforzando l’integrazione con l’Azienda territoriale USL 2, così come già avviato per esempio per gli interventi di cataratta presso l’ospedale di Amelia”.
L’Azienda ospedaliera di Terni non soltanto è stata in grado di affrontare nel migliore dei modi l’emergenza Covid, ma è ripartita nel modo giusto e sta dimostrando di essere un ospedale di qualità. “Una qualità che non è frutto di autocelebrazione o autovalutazione – chiarisce il commissario Casciari – ma che viene attestata dal MES della Scuola Sant’Anna di Pisa che la colloca al quarto posto in Italia per attrazione di pazienti fuori regione per l’alta specialità (anno 2018); dal Ministero che la colloca al terzo posto in Italia in termini di efficienza (anno 2017); e dal Programma Nazionale Esiti (PNE) che in termini di efficacia la colloca tra le prime 10 aziende ospedaliere italiane, su 108, con un solo bollino rosso su 21 indicatori (anno 2019)”.
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