Anche gli asili privati ternani aderiscono al neonato comitato nazionale EduChiAmo, per tutelare i diritti educativi dei bambini e la sopravvivenza di scuole e nidi privati, centri per infanzia e servizi educativi, uniti per fronteggiare l’emergenza Coronavirus. E così, 65 istituti umbri hanno preso carta e penna e hanno scritto alla governatrice dell’Umbria Donatella Tesei. Secondo i gestori privati dei servizi educativi, le misure adottate dal governo nel decreto ‘Cura Italia’ tagliano fuori questa categoria di lavoratori la cui entrata principale è data dalla rette delle famiglie. Molte famiglie, per evidenti problematiche legate alle restrizioni per il contrasto del Covid, hanno smesso si pagare le rette. E così il comitato nazionale Educhiamo hanno coinvolto anche i referenti umbri: Arianna Guzzoni e Eleonora Trippanera. “Per i bambini in età prescolare e per i loro genitori – spiegano i gestori ternani degli asili nido privati – non andrà tutto bene. Alla fine dell’emergenza sanitaria, la gran parte delle famiglie che affidano i loro bambini ad asili nido e scuole materne private troverà i cancelli chiusi: in mancanza di aiuti pubblici, le rette non pagate stanno già minando la sopravvivenza di queste strutture educative
che oggi, seppure obbligate a restare chiuse, sono attive con originali e variegate modalità a distanza per stare vicine ai bambini e alle famiglie. Il comitato Educhiamo si fa portavoce di gestori, lavoratori e genitori, perché nell’interesse di tutti i soggetti ci siano interventi urgenti a tutela del bene comune: il patrimonio di servizi educativi presenti in tutta Italia grazie alle micro e piccole imprese private attive da decenni sul territorio.
Purtroppo, il decreto Salva Italia, non contiene interventi a misura di queste realtà che, costrette alla chiusura per prime hanno mantenuto praticamente tutti i costi fissi a loro carico, senza poter più contare sul contributo dei genitori che, in molte situazioni è venuto a mancare, per ovvi motivi
di disagio delle famiglie stesse, colpite dalla crisi generale del mondo del lavoro, prima feroce conseguenza di questa emergenza sanitaria.
Quello che si sta configurando è uno scenario di “guerra” tra genitori ed educatrici, spesso direttamente titolari di strutture, che brucia anni di lavoro attento per costruire relazioni e alleanze tra i servizi e le famiglie. Non è immaginabile che, nel prossimo futuro, i bambini si
ritrovino a giocare tra le macerie di quei luoghi che hanno garantito il loro benessere e la crescita educativa e che un domani, al momento della ripresa lavorativa, i genitori non abbiano una rete di servizi essenziali sui quali contare. Quello dei servizi privati per i bambini non è un settore “di nicchia”: nella fascia d’età che precede la scuola dell’obbligo, la metà della popolazione scolastica del Paese frequenta strutture private, a
integrazione di strutture pubbliche insufficienti per soddisfare la domanda di servizi per la fascia 0 -6. Secondo l’Istat nell’anno scolastico 2017 – 2018 i posti per i bambini erano 354.641, 51% dei quali pubblici. I nidi privati rappresentano il 70% delle strutture a livello nazionale. Parliamo
dunque di un polmone di cui l’Italia non può fare a meno e di una conquista sociale per i diritti delle madri lavoratrici. Educhiamo sta promuovendo uno sguardo lungimirante, convogliando le forze di scuole, famiglie,
personale educativo. Chiede alle rappresentanze Ccnl (FISM e ANINSEI), alle rappresentanze sindacali, all’Anci per i singoli Comuni e al Codacons di superare una visione autoriferita e di unire le forze per agire in modo unitario avviando un dialogo costruttivo con le Istituzioni, chiamate a
intervenire responsabilmente affinché i costi dell’emergenza non ricadano solo sulle famiglie, creando squilibri e inevitabili tensioni sociali”.