Continua la rubrica settimanale di TerniLife. Si chiama “Paese che vai”. È a cura di Ilaria Alleva e punta a far conoscere, ai ternani e non, i nostri comuni. Bellezze tutte da scoprire, tra architettura, storia, gusto, appuntamenti. “Paese che vai” punta a creare un almanacco, un’agenda, che permetta a tutti di saperne di più dei nostri paesi, di scoprirli prima leggendo e poi visitandoli, in un weekend, in un giorno, per una vacanza lunga o corta, per un pranzo o una cena. Vi consiglieremo cosa visitare e gli eventi irrinunciabili cui è impossibile non partecipare. TerniLife è disponibile a integrazioni e segnalazioni, pronta ad ascoltare tutte le realtà del territorio. Scriveteci! [email protected].
(di Ilaria Alleva) Parliamo di Parrano e tutte le sue bellezze e peculiarità.
DOVE SI TROVA – Parrano si erge a 411 m s.l.m. su un’altura appartenente alla Comunità Montana Monte Peglia e Selva di Meana, a nord ovest di Terni. È noto anche come “Terra dell’upupa”. Il sindaco Valentino Filippetti ne evidenzia i pregi: “Abbiamo la fortuna di vivere in un territorio ancora incontaminato. Questa è la nostra risorsa primaria e quindi abbiamo pensato di creare un progetto denominato Parrano Biodiversa. Parrano Biodiversa è infatti declinabile in una serie di accezioni: aria, acqua, terra di qualità. Questa nostra scelta ha avuto un’ulteriore spinta con la scelta dell’UNESCO di scegliere il Boschi del Monte Peglia come Riserva Mondiale della Biosfera. Il nostro progetto punta a ripopolare Parrano dando nuove opportunità agli abitanti e attirando giovani dalle grandi città europee. Tanti sono gli appuntamenti: la Festa della Terra il 3 Maggio, la Festa dell’Acqua il 24 giugno e la Festa dell’Aria il 4 novembre. Tutto inizierà il 29 febbraio ospitando il raduno del Moto Club dell’Umbria”.
QUANDO NASCE – Il primo documento che attesta l’esistenza di Parrano (dal latino Parra, upupa, e suffisso –anus, che indica appartenenza), è della fine del XIII secolo. Tuttavia, i numerosi reperti rinvenuti dimostrerebbero che l’area era abitata fin dal Paleolitico superiore (circa 20.000 anni a.C.) e la qualità di tali reperti fa presumere che il luogo fosse adibito a pratiche religiose. Le tombe di origine etrusca e romana ritrovate nei pressi del borgo testimoniano che la zona è stata sfruttata anche da queste popolazioni. Inoltre, la pianta del borgo è quella tipica degli insediamenti romani, con cardo e decumano. Il castello viene nominato per la prima volta in un documento del 1118. In tale documento Bernardo di Bulgarello veniva investito del titolo di conte con i privilegi feudali su Parrano dal vescovo di Orvieto. I Bulgarelli infatti, noti per la loro ambizione, iniziarono proprio da Parrano l’espansione delle proprie terre, da Monteleone d’Orvieto a Montegiove. Il borgo era situato in una posizione strategica che lo rendeva una roccaforte inespugnabile. La conquista di Marsciano da parte dei Bulgarelli fu così importante che la casata prese il nome “di Marsciano”. Durante il Medioevo, il comune rimase sempre autonomo da Orvieto e fu conteso da varie famiglie nobili e dallo stesso Stato Pontificio. Nel XVI secolo anche la famiglia dei Baglioni da Perugia entrò a far parte della storia del borgo: Galeazzo Baglioni sposò Lavinia di Marsciano, che aveva portato il castello in dote. Il figlio nato da questo matrimonio, Ranuccio Baglioni, sposò Ortensia Farnese (per la quale questo era il terzo matrimonio), contessa di Vignanello. I suoi mariti precedenti erano morti uno in un’aggressione da parte dei vignanellesi, l’altro avvelenato. A Ranuccio toccò la stessa sorte del primo, dopo soli quattro anni di matrimonio, e Ortensia uscì innocente dall’inchiesta sul suo omicidio e da quelle che seguirono gli avvelenamenti di ben quattro dei suoi figli. Tuttavia venne rinominata dal popolo “Lucrezia Borgia di Parrano”. Fu il figlio avuto dal primo matrimonio di Ortensia ad ereditare il castello e il titolo di conte di Parrano, Alfonso Marescotti. Nel 1773 Clemente XII elevò la contea di Parrano a principato, ma nel 1818 Pio VII soppresse i feudi ecclesiastici. I Marescotti rimasero dunque solo i proprietari del castello, fino al 1873, quando lo vendettero. La rocca passò di padrone in padrone, mentre il borgo si spopolava. Oggi, infatti, se il comune ha mantenuto le sue caratteristiche strutturali di un tempo, la popolazione è molto ridotta e tutti i 520 abitanti cercano di mettere il massimo impegno nel mantenere vivo il borgo e le sue tradizioni.
COSA VEDERE – Il paese è circondato da una struttura difensiva muraria sorta nel XIV secolo. Le case dell’abitato parranese sono semplici e lineari, con rarissime costruzioni dalla struttura di palazzo. Ancora oggi ha l’aspetto dell’inespugnabile roccaforte che fu: l’accesso è possibile solo da due porte, Porta Piazza ad est e Porta Ripa ad ovest. A fianco della prima, si erge in tutta la sua maestosità il Castello: costruito in posizione strategica su rovine romane, presenta due alte torri merlate a pianta quadrata, situate agli estremi della costruzione, e un giardino pensile. Ci sono ben cinque piani collegati da una scalinata a chiocciola, pieni di antiche armature e sale sfarzose, di opere d’arte e trofei di caccia. Chi ama il Medioevo non può esimersi dal trascorrere qui almeno una notte, ed è possibile: infatti dal 2006 i nuovi proprietari hanno ricavato un albergo all’interno della fortezza e si può godere anche dello sfruttamento delle acque termali. Parrano è famosa anche per il suo Parco Termale, il “Bagno del Diavolo”, che si trova nel mezzo delle “Tane del Diavolo”, un labirinto di cavità carsiche in cui sono stati ritrovati anche molti reperti dell’Età del Bronzo. Il Parco offre delle meravigliose opportunità di relax e di benessere. Di fronte al Castello, c’è il Palazzo Comunale. Proseguendo da qui per Via XX Settembre si può ammirare la Torre dell’Orologio e poi arrivare alla Chiesa di Santa Maria Assunta, unico edificio di culto del centro storico, di stile barocco, collegato direttamente al Castello. Nella via adiacente si può visitare Palazzo De Sanctis: dimora di Sante de Sanctis, psicologo e neuropsichiatra parranese vissuto a cavallo tra ‘800 e ‘900, oggi l’edificio ospita, in una delle 27 stanze, un piccolo museo dedicato alla Venere Verde, piccola statuetta votiva di steatite risalente a 20.000 anni a.C. rinvenuta in una grotta nei boschi circostanti il comune. Vicino a Porta Piazza è possibile anche visitare il Museo del Territorio, nella scuola elementare Sante De Sanctis. Dal Belvedere in prossimità di Porta Ripa si può ammirare la Val di Chiana. Da qui si può notare che Parrano è anche una deliziosa meta naturalistica: immerso in un verde rigoglioso, offre anche la possibilità di avvistare una ricca fauna tipicamente boschiva e una grande varietà di uccelli, tra cui l’upupa, animale simbolo del comune. Trekking e fotografia sono dunque attività privilegiate dalla bellezza del territorio. A nord si possono visitare le “Tane del Diavolo” già citate, meta ambita da speleologi e archeologi.
I PROSSIMI APPUNTAMENTI – Come annunciato dal sindaco, il 29 febbraio Parrano ospiterà il raduno del Moto Club dell’Umbria. Il 3 maggio c’è la “Festa della Terra”. A giugno si inizia con l’evento in memoria per la liberazione del borgo ad opera degli Alleati il 16 giugno, attraverso la manifestazione “Diari di Guerra”, tra Parrano e Montegabbione. Qui vari figuranti vestiti con divise militari e a bordo di veicoli d’epoca, riportano il borgo a quegli eventi drammatici. Il 24 giugno, tra la frazione di Cantone, il Bagno del Diavolo e la Pieve di Montelungo, si tiene la “Festa dell’Acqua”. Tuttavia in questo scrigno medievale non può mancare la rievocazione degli antichi fasti: “Parrano Medievale” si tiene nella prima metà di luglio, per tre giorni, e offre banchetti, mercatini e spettacoli dell’Età di Mezzo. A settembre, per chiudere l’estate, c’è la festa in onore della Madonna di Gabriello, tre giorni di occasioni mangerecce e musica dal vivo. Il 4 novembre invece c’è la “Festa dell’Aria”, durante la quale è possibile assistere a incontri e dibattiti tra esperti del settore.
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