“A circa un anno dall’insediamento del governo e a pochi mesi dalla storica visita ufficiale della ministra della Difesa, Elisabetta Trenta, presso il Polo di Mantenimento delle Armi Leggere di Terni, non una delle criticità evidenziate dalle scriventi Rsu e organizzazioni sindacali è stata ancora risolta, tantomeno quella che più di altre continua ad essere giustamente vissuta dalle lavoratrici e dai lavoratori civili della Difesa come una vera e propria discriminazione salariale, in ragione del noto gap economico esistente tra la loro retribuzione accessoria e quella percepita dai colleghi di pari ruolo e qualifica degli altri ministeri e amministrazioni, o anche quella attribuita alla nutrita componente militare che opera ormai regolarmente nell’area amministrativa con i dipendenti civili. Avevamo chiesto di affrontare e risolvere alcune delle priorità individuate che continuano a mortificare il lavoro, svilire la professionalità e determinare l’esiguo trattamento economico e previdenziale riservato ai dipendenti civili della Difesa” scrivono Cgil, Cisl, Uil e rsu.
“Ovvero: Il superamento dei vincoli imposti dalla legge 244/2012 e un urgente piano straordinario di almeno 5.000 assunzioni nel triennio 2019/2021, da destinare soprattutto all’area tecnico-industriale (di cui l’ente ternano fa parte) alla quale vanno destinati investimenti seri. In particolare per il P.M.A.L. di Terni l’accento va posto sulla carenza dei dipendenti civili rispetto alla pianta organica, che a fronte dei 384 previsti, oggi vede la presenza di circa 280 persone, le quali si ridurranno nel prossimo triennio, a causa dei pensionamenti, a soli 182, causando l’irrimediabile dispersione del prezioso Know-how acquisito, soprattutto nel settore tecnico, e il conseguente drastico calo delle prestazioni e della possibilità di raggiungimento degli obiettivi istituzionali”.
“L’allargamento dei pochi posti messi già a concorso, prevedendo un prolungamento della validità delle graduatorie – aggiungono i sindacati – Il contestuale avvio del progetto di riapertura delle ex scuole operai, sul quale abbiamo da anni ormai avanzato proposte di rilancio. La possibilità di inserire il P.M.A.L. di Terni in un ambito organizzativo-funzionale Interforze, al fine di offrire le proprie alte potenzialità ad una più vasta platea di utenti sia militari che del mercato privato. Il recupero del divario economico esistente (certificato attorno al 30% in meno) tra la retribuzione accessoria attribuita ai lavoratori civili della difesa e quella percepita dai colleghi impiegati in altri Ministeri e amministrazioni; Lo sblocco delle progressioni tra le aree funzionali del personale civile, a partire dal personale della 1^ area, sul quale esiste già bozza di norma concordata che ne prevede il finanziamento con i fondi non spesi per il blocco decennale imposto alle assunzioni del personale; La definizione del C.C.N.I. parte normativa; La risoluzione della problematica afferente il legittimo riconoscimento dei benefici previsti per i lavori insalubri e polverifici espletati nel corso degli anni”.
“È giunto il momento di dire basta alle promesse non mantenute e alle solite vuote dichiarazioni di disponibilità della ministra Trenta, a cui mai fanno seguito soluzioni concrete. É tempo che il ministro della Difesa assuma per intero le responsabilità che derivano dal suo ruolo istituzionale di fronte ai propri 27.000 dipendenti e alle loro famiglie e realizzi senza ulteriore ritardo gli impegni che ha assunto nei loro confronti. Per quanto ci riguarda, in seguito all’avvio dello stato di agitazione nazionale dei dipendenti civili della Difesa e nelle more della grande manifestazione nazionale che le categorie del lavoro pubblico hanno programmato per il prossimo 8 giugno a Roma – nella quale la vertenza Difesa troverà adeguato spazio e partecipazione – abbiamo ritenuto di organizzare per il 30 maggio una assemblea unitaria sotto la prefettura di Terni, in concomitanza con le altre manifestazioni indette dagli enti del Ministero della Difesa su tutto il territorio nazionale, per testimoniare pubblicamente il nostro fermo dissenso nei confronti dell’inerzia istituzionale fin qui palesata dalla ministra Trenta nei confronti del personale civile della Difesa” concludono i sindacati.
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