“Comprendo bene il motivo per cui la Regione ha impiegato quasi tre mesi per rispondere alla richiesta del Comune di Terni, sui dati della contaminazione nella filiera alimentare: un monitoraggio effettuato su meno di due campioni di uova per anno non ha alcun tipo di valore scientifico”.
Queste le parole di Thomas De Luca capogruppo del Movimento 5 Stelle in consiglio comunale. “Siamo passati da venti campioni di uova esaminati nel 2013 – continua De Luca – nel solo territorio del Comune di Terni, ad un solo uovo all’anno esaminato nel 2016 e nel 2017 per i comuni dell’intera conca ternana, mentre per il latte passiamo da circa 15 campioni all’anno (2012-2014) a 5 campioni l’anno (2015-2018). Solo sette uova in quattro anni (2015-2018) che, oltretutto, non ci è dato conoscere dove siano state prelevate, quale sia l’area di ubicazione dell’allevamento. Non ci è dato conoscere se gli animali siano stati alimentati con mangimi locali, non ci è dato conoscere se siano stati allevati al chiuso “ermeticamente” oppure siano stati allevati all’aperto, esposti quindi all’inquinamento atmosferico. Qualora le uova analizzate provenissero solo ed esclusivamente da allevamenti al chiuso, differenti da quelli dei monitoraggi precedenti, è chiaro che il confronto sarebbe totalmente inattendibile. Anche se però, in linea teorica, dovessimo considerare valido scientificamente comparare un campione di sette uova, analizzate in quattro anni, con un campione di venti uova, analizzate in un solo anno, il 40% dei campioni riscontrerebbe valori prossimi o superiori al limite di azione per PCB. Nelle colture in alcun modo viene considerata la stagionalità del prodotto in virtù dell’esposizione ambientale connessa a fenomeni di inversione termica che dati alla mano, rendono i mesi invernali più inquinati. Tutti i campioni riguardano infatti colture estive. Nel frattempo restiamo ancora in attesa di ricevere l’altra parte dei dati, quella di ARPA dopo 116 giorni dalla richiesta di incontro da parte del comune. Ad oggi l’unico dato scientificamente rilevante è che dopo sette anni nessuno ha messo in campo le procedure previste dalla legge per accertare la sorgente della contaminazione. Altri quattro anni persi a confrontare le mele con le pere, a fare il monitoraggio del monitoraggio, senza rispondere all’unica domanda plausibile: chi o cosa ha causato la contaminazione?”.
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