Andrea Liberati capogruppo M5S in Regione e Stefano Lucidi, senatore M5S hanno fatto il punto su Terni.
“La maggior parte degli italiani non conoscono la città di Terni, e a dir la verità neanche la maggior parte degli umbri e i ternani stessi, avvolta com’è in una cappa di falsi miti e dati anacronistici che soffocano il territorio a ghetto industriale e discarica sopravvivente. Non la conosco nemmeno i politici locali, l’assessore Paparelli ad esempio, secondo il quale lo sviluppo della città di Terni sarebbe avvenuto solo grazie alle acciaierie. Parole semplici. Parole pronunciate da un politico che non è in grado di vedere oltre il proprio orizzonte temporale. Residuo di una politica vecchia e sconnessa dalla realtà. Ecco perché. Terni come Taranto ha una sua storia millenaria, fatta anche di cittadini illustri, di cui ricordiamo i nomi passeggiando lungo alcune vie principali della città. Una città cresciuta numericamente è vero, ma in maniera scomposta, assolutamente non urbanizzata. Non è raro camminare per vie sprovviste di marciapiedi o di alberi, senza piste ciclabili, tanto a dimostrare che in una città operaia passeggiare non serve, perché si è stanchi dopo il lavoro. Un tessuto senza spazi aggregativi; piazze e luoghi di socializzazione. Una città nata nei pressi di uno dei siti storici più importanti, Carsulae, ma
che oggi è sprovvista addirittura di un teatro cittadino. L’acciaieria oggi segna il passo, in uno scenario mondiale che vede la Cina produrre in un solo turno di lavoro tutto l’acciaio ternano, e lascia una impronta ecologica negativa sulla città e sulla conca”.
E ancora: “La storia del scorso secolo, anche a causa del sito siderurgico ci ricorda una città distrutta dai bombardamenti, mutilata nella sua essenza storica e nella connotazione storica caratteristica di altre città umbra Perugia, Spoleto, Assisi, Spello, Todi, incapace oggi di giustificare e valorizzare il suo vero tesoro, la città di uno dei santi più famosi e celebrati al mondo. Pensate come sarebbe facile in una delle nostre romantiche città umbre sfruttare il patrono degli innamorati, cosa pressoché impossibile nella città-industria. Qui tutto è ferro, spesso arrugginito. Si lotta per una anonima passerella teleferica, ma non ci si indigna per la meraviglia dei mosaici della fontana di Piazza tacito andati più volte perduti. La politica cittadina, miope a dir poco, da sempre supina al capoluogo di Regione, in 130 anni di storia siderurgica non è stata in grado di creare qui una università autoctona, con punte di eccellenza in ingegneria meccanica oppure in chimica, perché disattenti alle dinamiche cittadine e senza idea di futuro”.
“Che fare allora oggi? È evidente – dicono i pentastellati – che alla città serve un piano B che preveda una Terni post-industriale e bonificata. Una exit strategy dai dati scientifici che declassano la città a vecchio polmone ammalato, alla faccia dell’appartenenza al cuore verde d’Italia. L’annuncio di nuovi tagli alle acciaierie dovrebbero suonare come un campanello di allarme e iniziare a progettare prima che sia troppo tardi una Terni senza acciaieria. Un luogo completamente bonificato, nel quale il prato verde torna a prendere il posto che gli spetta di diritto. Bisogna farlo presto, bisogna farlo proprio oggi che, dopo vari studi scientifici, il Sentieri ad esempio, arrivano altri dati che confermano Terni fra i 58 siti da bonificare, siti in cui l’inquinamento è stato considerato talmente grave da comportare un elevato rischio sanitario, e per questo definiti di interesse nazionale”.
Foto: TerniLife ©