“Carlo Quaglia. Dall’India alla Scuola Romana. Opere 1943-1970” è il titolo della mostra che, in programma dal 29 settembre al 14 ottobre, si terrà a Palazzo Vecchio di San Gemini e a Terni, nel Palazzo Montani Leoni della Fondazione Carit. Realizzata nell’ambito della XLV Giostra dell’Arme di San Gemini, l’esposizione è curata da Massimo Duranti e Andrea Baffoni, con la collaborazione di Valeria e Maria Adele Quaglia. La mostra – è stato sottolineato nel corso della presentazione che si è tenuta oggi a Palazzo Donini – nasce dall’esigenza di ricordare la figura umana e artistica di Carlo Quaglia, artista importante per l’Umbria, nato a Terni ma vissuto e divenuto famoso a Roma, erede di quella tradizione pittorica che tra le due guerre fu della Scuola Romana. In effetti, fu forte il suo legame con tale corrente artistica, nei riguardi dell’espressionismo di un Mafai o più attentamente delle cromie di Scipione.
Un’eredità ben presto riconosciuta, visto che nel 1948 è già presente alla Biennale di Venezia, non una qualsiasi, ma la storica edizione di ripresa dopo la guerra e nello stesso anno lo troviamo pure alla Quadriennale romana. Quindi un veloce ingresso nel mondo artistico, supportato da inviti importanti e non sporadici, confermati nel corso degli anni Cinquanta da altre due partecipazioni alla Biennale (1950 e 1954) e nuovamente in Quadriennale nel 1955. Amico di letterati e poeti, tra cui Ungaretti che nel 1970 curò una monografia fondamentale per la sua attività, Quaglia seppe ben distinguersi in anni in cui imperavano le avanguardie che guardavano Oltreoceano. Questo evidenzia bene la rassegna di San Gemini, allestita nelle storiche sale di Palazzo Vecchio e parallelamente negli spazi espositivi della Fondazione Carit di Terni, Palazzo Montani Leoni. Artista noto soprattutto per gli scorci della Città eterna e per le facciate dei palazzi storici, gli “intonaci”, trovò confacente alla sua “maniera” l’utilizzo del rosso, codificato in questa occasione come “Rosso Quaglia”, proprio per la sua specificità, come evidenzia evidenziato nel testo di Massimo Duranti, nell’elegante catalogo che come ogni anno correda le importanti mostre realizzate durante la Giostra dell’Arme, grazie al supporto dell’Ente Giostra, Regione Umbria, Comune di San Gemini, Fondazione Carit, Rotary e come sempre con l’aiuto della famiglia Violati che mette a disposizione gli spazi espositivi di Palazzo Vecchio, il tutto con il coordinamento di Piero Zannori e anche in questa edizione con il patrocinio del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo.
L’esposizione esplora dettagliatamente l’itinerario pittorico di Carlo Qauglia, dagli esordi durante la guerra, nel campo prigionia di Yol, in India, ai piedi dell’Himalaya, e prima ancora a Derna, in Libia, nel 1939 (ben descritto dalla ricca cronologia riportata in catalogo), e successivamente a Roma quando, col consenso dalla moglie Costanza decise di dimettersi dall’Esercito e di intraprendere professionalmente l’attività di pittore.
Circa 70 le opere in mostra fra dipinti e disegni, che si pongono come primo obiettivo quello di inquadrare definitivamente l’artista, dopo l’importante rassegna organizzata a Terni nell’ormai lontano 1992 con testo di Vittorio Rubiu.
Sette le sezioni tematiche: gli esordi in India, i ritratti, la natura morta, gli intonaci, il paesaggio romano, il paesaggio umbro, i disegni, che permettono al visitatore di attraversare l’intensa, sebbene non lunga, carriera dell’artista. Affascinante la sequenza di facciate dei palazzi romani, dove il “Rosso Quaglia” emerge in tutta la sua poesia, mentre il tutto si arricchisce dei tanti ritratti di amici e compagni di strada, tra cui alcuni toccanti ritratti realizzati nel 1943 nei difficili anni della prigionia ed altri in cui ritrae se stesso e artisti come Sante Monachesi o Stradone, compagni di vita e di arte. Importanti anche le testimonianze riportate in catalogo tra cui quella della figlia Valeria Quaglia, cui si deve il supporto dell’intera esposizione e che ben ricorda le vicende, anche intime, del padre cui è stata sempre accanto nell’entusiasmante vicenda artistica e umana.
Foto: AUN ©