Le aree interne rappresentano un grande potenziale motore di sviluppo per l’Umbria, non solo per le ricchezze che ospitano, ma anche per il metodo di lavoro che da alcuni anni, grazie alla Strategia nazionale aree interne, le caratterizza. Un metodo di “co-progettazione”, basato sul coinvolgimento delle comunità territoriali, che potrebbe essere esteso all’intero ambito regionale. Di questo e dello stato di avanzamento dei progetti per le tre aree interne umbre, in particolare quella del sud-est Orvietano – che è quella partita prima e oggi più avanzata (le altre sono quella dell’Eugubino e la Valnerina) – si è parlato nell’iniziativa promossa da Cgil, Cisl e Uil dell’Umbria ad Orvieto, presso Palazzo dei Sette, in un confronto che i tre sindacati hanno voluto inserire nel percorso verso la costruzione di una proposta per un “nuovo modello di sviluppo dell’Umbria”.
Non a caso, Cgil, Cisl e Uil hanno voluto caratterizzare l’iniziativa come un confronto aperto tra istituzioni, tecnici, mondo universitario e mondo del lavoro, mettendo proprio quest’ultimo elemento, ossia il lavoro, al centro del dibattito. È infatti evidente, come hanno rimarcato nei loro interventi i segretari di Cgil, Cisl e Uil, che lo spopolamento delle aree interne (quella dell’Orvietano, composta da 20 comuni, è passata da 73.770 abitanti nel 1961 a 61.601 nel 2014) è stato causato dalla progressiva mancanza di lavoro, tendenza che purtroppo si è andata aggravando nell’ultimo periodo.
Molti gli spunti emersi dai vari interventi che si sono susseguiti – Attilio Romanelli, segretario generale della Cgil di Terni, Giuseppe Germani, sindaco di Orvieto, Francesco Musotti, Università degli Studi di Perugia, Fabio Paparelli, assessore al Turismo della Regione Umbria, Paolo Prosperini, Comitato interministeriale “Strategia Aree Interne”, Antonio Luna, presidente umbri “Borghi più belli d’Italia”, Claudio Bendini, segretario generale Uil Umbria, Fernanda Cecchini, assessore all’Agricoltura della Regione Umbria, e Ulderico Sbarra, segretario generale Cisl Umbria, coordinati da Vincenzo Sgalla, segretario generale della Cgil dell’Umbria – tra questi, in particolare, la proposta condivisa di radicare il metodo di aree interne nella cultura dei territori e di estenderlo anche agli altri livelli decisionali, come quello regionale. Da qui la richiesta di Cgil, Cisl e Uil – rivolta alla Regione e accolta positivamente dall’assessora Cecchini – di portare la discussione sul nuovo modello di sviluppo dell’Umbria nel massimo organo democratico regionale, il Consiglio, con una seduta aperta da tenersi il prima possibile, per poi arrivare ad un protocollo tra Regione e parti sociali che indichi “il modello economico” che l’Umbria vuole perseguire, e i “motori autonomi dello sviluppo”, tra i quali certamente anche le aree interne, in grado di sostenerlo.
Da parte loro, Cgil, Cisl e Uil, mettono a disposizione le proposte già elaborate e presentate nel documento “Al lavoro per l’Umbria”, ribandendo i tre valori fondamentali che devono ispirare qualsiasi politica di sviluppo: sostenibilità, equità e solidarietà. “Valori che – hanno concluso i rappresentanti del sindacato – sono oggi sotto attacco, ma rappresentano una precondizione fondamentale per immaginare qualsiasi avanzamento sociale ed economico di un territorio”.
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