(Comitato No Inceneritori) Il tavolo regionale e il programma ambientale ad oggi sembrano ricalcare il solito modello in cui ad essere penalizzate saranno solo le fonti inquinanti di uso domestico, e non indicando materialmente, ad esempio, come riuscire a far si che i 20mila abitanti della zona nord della città riescano ad arrivare in centro evitando l’uso dell’auto, obiettivo ad oggi davvero difficile da raggiungere. Magari una metro di superficie poteva far comodo.
Ripetere all’infinito l’ovvietà per cui traffico e riscaldamento siano le principali responsabili della produzione di polveri sottili non fa certo onore ai tanti partecipanti ai tavoli, poiché nessuno ancora dalle Istituzioni ha saputo rispondere alla domanda più semplice: in che modo acciaieria, inceneritori e quello che resta del polo chimico incidono sulla situazione attuale e quale sia il lascito in termini di contaminazioni diffuse prodotte negli ultimi decenni. Perché questa è Terni, cioè la sua eccezionalità rispetto ad altri centri urbani privi di impianti industriali inquinanti.
Altra questione. Lo studio epidemiologico di cui tanto parlano Comune e Regione è un mistero. Chi faccia parte dell’equipe di studio, quali i tempi previsti per la sua redazione e presentazione, se si svilupperà in continuità con lo Studio SENTIERI o meno, potrebbero essere utili informazioni da rendere pubbliche per non rimanere nel solito pantano ternano di silenzi o giri di parole che hanno contraddistinto gli ultimi venti anni almeno di politica ambientale ternana.
E veniamo al dunque. A breve la richiesta di Acea di bruciare la parte residua dei rifiuti urbani nel suo inceneritore ternano passerà alla fase di Valutazione di Impatto Ambientale, dopo la quale la Regione potrà o meno dare l’autorizzazione e quindi nel 2018 vedere arrivare i rifiuti, e potenzialmente da qualunque parte d’Italia in quanto, quelli richiesti da Acea, non hanno vincoli di bacino. Ebbene, in fase di VIA di nuovo Asl, Sindaco e Arpa dovranno esprimere il loro parere, scena già vista per l’altro inceneritore in funzione, Terni Biomassa.
Dovremo assistere al balletto dei finti pareri contrari e delle relazioni sanitarie che non incidono su nulla? La Presidente Marini e il vice Paparelli daranno seguito alle loro dichiarazioni molto agguerrite contro il possibile arrivo dei rifiuti a Terni? Perché certo non basteranno le dichiarazioni di Acea recentemente fatte in audizione in Regione, che poco dicono e soprattutto non tolgono alcuna ambiguità al fatto che la municipalizzata rimane una delle quattro grandi multi utility a livello nazionale e, che che se ne dica, continua a controllare settori chiave dei servizi essenziali in tutto il centro italia.
Ci sembra poco plausibile che un inceneritore, qualora fosse autorizzato nel 2018 a bruciare i rifiuti urbani e quindi ad assumere un ruolo centrale nel ciclo dei rifiuti regionale, nel 2024 chiuda perché ormai obsoleto. A quel punto i soldi si troveranno.
Foto: (archivio) TerniLife ©