Nella celebrazione della notte di Natale nella Cattedrale di Terni, il vescovo Giuseppe Piemontese ha sottolineato la speranza che viene dal Natale in un momento particolarmente difficile per l’incertezza, precarietà, insicurezza e paura che circondano e attanagliano le esistenze quotidiane in ambito civile, sociale, politico, economico, familiare, personale. Le espressioni sono visibili in guerre, terrorismo, violenze, carestie, povertà, emigrazione forzata, disoccupazione, disuguaglianze.
L’omelia della notte di Natale:
“L’umanità festeggia il Natale. Una festa sguaiata, un po’ disordinata, espressione esteriore e superficiale della gioia derivante dall’evento che ha segnato e cambiato la storia. Noi cristiani continuiamo ad annunciarlo al mondo intero: Gesù, il Figlio di Dio si è fatto uomo, è nato da Maria di Nazaret, è entrato nella nostra storia. Siamo radunati nel cuore e nel buio della notte a significare che Dio porta la luce nel buio della storia, al popolo che cammina nelle tenebre appare una grande luce. Gesù.
Quella luce che si perde tra le luminarie dei natali delle nostre città e che intende illuminare e riscaldare il cuore degli uomini. Il racconto del Vangelo, semplice e solenne allo stesso tempo, rinnova i brividi di un evento inedito ed unico, che è spartiacque della storia e consolazione per l’umanità. Il tempo del censimento, evento civile storico, ordinato dall’imperatore Cesare Augusto, annovera Gesù nel catalogo-inventario dell’umanità.
Gesù è avvolto in fasce e deposto in una mangiatoia: il re dei re nasce come un uomo qualunque, di condizione modesta, fuori della propria casa, addirittura in una grotta-stalla, in condizione di estrema povertà.
Il Vangelo, a sostegno della nostra fede, ci invita a contemplare e ad accogliere il mistero di Dio che si fa uno di noi, sceglie la condizione di povertà della natura umana e all’interno di questa la forma di estrema povertà. E’ la via che Dio ci indica quale condizione propizia per arrivare a Lui, incontrarlo: povertà e condivisione con i poveri. Francesco d’Assisi, Cristo redivivo, ha imparato dalla grotta di Betlemme, il presepio. ad essere come Gesù, seguire la stessa strada.
Nella liturgia dell’Anno Liturgico si rinnova il mistero di Cristo, e sacramentalmente viene attualizzato per noi. Nell’attesa dell’Avvento-Natale, gustiamo il mistero dell’Incarnazione nell’oggi di questo anno di grazia 2016. La nascita del Messia viene a portare salvezza e vita in questo nostro tempo.
Tempo attanagliato dalla crisi economica e dalla precarietà e povertà di miliardi di persone, incupito da focolai di guerra in tantissime parti del mondo, definita la terza guerra mondiale a pezzettini, e dalla invadenza dell’azione terroristica a livello mondiale, ampliata dalla comunicazione globalizzata. Ci troviamo inseriti in una società avvolta nell’individualismo e nella indifferenza religiosa. Anche nel nostro territorio lamentiamo e soffriamo precarietà, disoccupazione, sofferenze e disagi vari.
In questa notte anche a noi viene dato il lieto annuncio rivolto ai pastori: E’ consolante sapere che questa nostra storia non è abbandonata al caso, ma c’è un Salvatore, un inviato da Dio, che è il vero Signore e che prende nella sue mani la storia dell’umanità. C’è una luce, offerta a tutti, che rischiara un futuro di pace, gioia e benessere. Siamo disposti anche noi come i pastori ad accogliere questo mistero di grazia che si compie nella semplicità dei mezzi, con la nostra adesione al progetto di Cristo?
Il Mistero del Natale si compie Oggi per noi: lo accogliamo con la fede di Maria, di Giuseppe, dei santi, Francesco d’Assisi, della Chiesa? Il Natale di Gesù è per la pace degli uomini non perché hanno buona volontà, ma in quanto sono amati da Dio. Siamo amati da Dio anche se peccatori, superficiali e distratti.
Auguro a ciascuno di essere illuminato dalla luce di Dio, e di percepire questo amore di Dio soprattutto nell’incontro eucaristico col Signore e nell’incontro fraterno con chi, povero o bisognoso, rappresenta Gesù”.
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