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SANTA MARIA, TRATTAMENTO MININVASIVO CONSERVATIVO PER IL FIBROMA UTERINO

In un anno più di 60 donne con fibroma uterino sono state trattate all’ospedale di Terni con una tecnica mininvasiva che consente di salvare l’utero e la fertilità. Dal 2015, infatti, la struttura di Radiologia interventistica del Santa Maria di Terni è divenuta centro di riferimento per il centro-sud Italia per il trattamento del fibroma uterino tramite embolizzazione, una tecnica mininvasiva per via endovascolare che rappresenta un’efficace e consolidata alternativa terapeutica alla chirurgia tradizionale.

Il fibroma uterino è il più frequente tumore benigno dell’apparato genitale femminile, si presenta soprattutto in donne tra i 35 e i 50 anni, e dunque ancora in età fertile, ed è associato a dolore, emorragie e nel tempo anche infertilità, determinando in alcuni casi un’importante riduzione della qualità della vita. “Per questo precisa il dottor Massimiliano Allegritti della Radiologia Interventistica di Terni vale la pena di prendere in considerazione questa tecnica mininvasiva che si può definire di tipo conservativo ogni volta che una donna è motivata a preservare il suo utero, in quanto la metodica permette di curare la patologia, a prescindere dal numero fibromi presenti e dalla loro grandezza, eliminando la sintomatologia correlata e salvando totalmente l’utero”.

A Terni in un anno sono state trattate con questa procedura più di 60 donne e tutte hanno potuto evitare l’isterectomia, in quanto, si è avuto un completo riassorbimento dei fibromi, con notevole incremento della qualità della vita. Un risultato che è frutto della collaborazione tra la struttura di Radiologia Interventistica (composta da Massimiliano Allegritti, Benedetta Enrico, Jacopo Tesei e Giovanni Passalacqua), la struttura complessa di ginecologia (diretta da Giampaolo Passalacqua) e l’equipe cardioanestesiologica (diretta da Fabrizio Ferilli) con la supervisione della dottoressa Lorenzina Bolli.

I vantaggi di questo trattamento sono numerosi. Innanzitutto la mini-invasività, in quanto il radiologo interventista, per occludere l’arteria che alimenta il fibroma, introduce un sottilissimo catetere vascolare (con diametro di circa 1 mm) a livello inguinale senza utilizzo dei bisturi. Inoltre, cosa non trascurabile, la possibilità di eseguire il trattamento in anestesia locale (con aggiunta di sedazione nel momento dell’embolizzazione) con paziente sveglia e cosciente. Ciò comporta il ridotto tempo di degenza, che è di circa 48 ore, e il rapido ritorno alle normali attività quotidiane in circa 4-7 giorni.

Foto: Aosp Terni ©

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