“Ecco, questo è il momento in cui finisce la notte e comincia il giorno. Pillole di resilienza” è il progetto Erasmus Plus che l’Associazione Artemide di Orvieto ha finanziato per il 2016-2017. E’ rivolto a operatori del sociale coinvolti nelle relazioni di aiuto che operano nelle zone di confine dei Balcani interessate dagli attuali fenomeni migratori e per gli operatori che lavorano in paesi europei riceventi i flussi migratori.
Il corso prende il via domani e andrà avanti fino al 29 novembre, ospitato nella Casa Laboratorio Il Cerquosino, sede di Artemide.
L’obiettivo della formazione, indirizzata a Italia, Ungheria, Serbia, Spagna, Romania, Turchia, Germania, Grecia e Montenegro è fornire ai giovani lavoratori e volontari del sociale, che si trovano ad accogliere e operare con chi ha lasciato i propri paesi per il ragionevole timore di essere perseguitati per motivi di religione, nazionalità, appartenenza politica, guerre, povertà e fame, nuovi strumenti per affrontare efficacemente la relazione di aiuto.
“Nella fase di preparazione dell’intero progetto – spiegano all’associazione Artemide – con i partner abbiamo evidenziato la necessità di far incontrare i giovani per invitarli a un’esperienza diretta sul campo che preveda l’attraversamento di un confine simbolico e cioè mettersi in gioco nella complessità delle relazioni, delle regole, delle idee proprie e altrui, nella gestione del quotidiano attraverso una simulata attiva di villaggio creativo e autogestito.
La metafora sulla quale si basa la simulata è quella della costruzione di un nuovo villaggio comune e condiviso nato in un luogo neutro, i partecipanti si troveranno quindi a dover condividere spazio e tempo per 7 giorni, con tutto quello che comporta e consegue: riusciranno a cooperare? Come risolveranno gli immancabili conflitti? S’innescherà rivalità e-o competizioni? Lo spirito di solidarietà e di aiuto reciproco?
Quali strategie metteranno in campo? Le differenze culturali saranno solchi o ponti? L’obiettivo che ci prefiggiamo è quello di far si che il solco della differenza nei confronti del nuovo e del diverso sia meno profondo, per arrivare ad attivare nuovi modelli d’inclusione, andando contro logiche razziste, sessiste e xenofobe”.
Foto: (archivio) TerniLife ©